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Vaccini, Brexit e Irlanda del Nord: così Johnson chiederà aiuto a Biden. Oggi l’incontro

10 Giugno 2021 - 07:13 Federico Bosco
Il premier britannico aveva fatto affidamento sulla presidenza del G7 per mostrare il valore della «Global Britain» e rilanciare il ruolo del Regno Unito, ma gli strascichi della Brexit continuano a tormentare Londra

Oggi il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il premier britannico Boris Johnson avranno un incontro personale prima dei tre giorni del G7 a Carbis Bay, in Cornovaglia. Biden e Johnson vogliono assumere la leadership della campagna vaccinale globale, forti del successo delle immunizzazioni in corso nei loro paesi e dei vaccini prodotti grazie alle risorse stanziate dai loro programmi governativi. Gli USA annunceranno di diventare un arsenale globale di vaccini acquistando 500 milioni di dosi Pfizer/BioNtech da donare a circa 100 paesi nei prossimi due anni, il Regno Unito si unirà all’impegno di vaccinare il mondo entro la fine del 2022. Tuttavia, gli altri leader potrebbero trovare l’attivismo angloamericano piuttosto irritante. Mentre l’obiettivo di vaccinare i paesi poveri è destinato a ricevere un ovvio consenso, gli alleati europei non hanno dimenticato che USA e Regno Unito hanno passato la prima metà del 2021 a vaccinare quasi esclusivamente la propria popolazione mentre accumulavano dosi senza esportarle.

«Non possiamo tenere per noi tutta la produzione di vaccini, l’Europa ha dimostrato che è possibile vaccinare la popolazione e anche esportare», ha detto ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parlando al Parlamento europeo. «Se tutti gli altri ci avessero seguito, ora il mondo sarebbe diverso». Von der Leyen si riferiva alla proposta di Biden di sospendere i diritti di proprietà sui brevetti, sapendo che presto gli USA si sarebbero posti alla guida della campagna vaccinale globale, cosa difficile da digerire per l’Unione europea.

Le ferite dei primi mesi del 2021 restano aperte

Germania, Francia e Italia – i membri Ue del G7 – hanno affidato l’approvvigionamento di vaccini alla Commissione per garantire un accesso equo a tutte le 27 nazioni, ma per alcuni mesi l’Ue ha avuto pochi vaccini mentre l’azienda anglo-svedese AstraZeneca non rispettava le consegne stabilite nei contratti. Intanto, USA e Regno Unito accumulavano dosi senza condividerle con gli alleati, lasciando Bruxelles nell’impotenza. Dall’Ue sono state inviate oltre 300 milioni di dosi all’estero, principalmente verso paesi dell’Asia e dell’America Latina, e anche al programma Covax per i paesi a basso reddito. Quindi, prima di assumere la leadership della vaccinazione globale, Biden e Johnson dovranno concedere all’Ue almeno una medaglia per l’altruismo vaccinale, vero o presunto che sia.

Il peso della questione irlandese nelle relazioni angloamericane

A gettare un ombra sulla sintonia tra USA e Regno Unito, con il rischio che inasprisca seriamente l’umore dei leader, c’è il disaccordo sull’Irlanda del Nord. Biden sottolinea con orgoglio le sue radici irlandesi, e chiederà a Johnson di non rinnegare l’accordo per la Brexit, ricordando che le prospettive di un accordo commerciale USA-Regno Unito potrebbero essere danneggiate da una mancata soluzione del problema. Una sollecitazione statunitense a entrambi gli alleati è già arrivata, Biden ha fatto sapere attraverso il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan di essere «profondamente preoccupato» sui rischi di tensioni in Irlanda del Nord, e di ritenere nodale che non venga compromesso l’accordo di pace del Venerdì Santo, che ha messo fine a decenni di sanguinoso conflitto.

Ma le cose non stanno andando bene. Ieri i funzionari britannici e delle istituzione europee si sono incontrati per cercare di disinnescare le tensioni sullo stato dei rapporti commerciali con l’Irlanda del Nord, ora sottoposta a un protocollo speciale che la colloca tra il mercato unico dell’Ue e quello dell’isola della Gran Bretagna. Le forniture di cibo e medicinali nella regione continuano a essere un problema, mentre le aziende sono ancora alle prese con le normative Ue in materia di salute e sicurezza. Problemi che sono la conseguenza del fatto che Johnson ha accettato di istituire un confine commerciale nel Mare d’Irlanda per evitare controlli doganali nell’isola di Irlanda, promettendo che grazie all’accordo post-Brexit non ci sarebbe stata una mole così gravosa di documenti e controlli.

Lo spettro della Brexit tormenta Londra

Le parti sono ai ferri corti. Il ministro britannico David Frost – che sarà presente anche al G7 – ha criticato la rigidità europea, dicendo che Bruxelles deve trovare soluzioni pragmatiche invece di «imporre regole attraverso sofismi giuridici». Il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic ha replicato scrivendo che l’Ue ha dimostrato flessibilità, ma non esiterà «ad agire con fermezza e risoluzione» se Londra dovesse continuare a non rispettare il protocollo sull’Irlanda del Nord. Johnson ha fatto affidamento sulla presidenza del G7 per mostrare il valore della «Global Britain» rilanciando il ruolo del Regno Unito nella campagna vaccinale globale e nella lotta al cambiamento climatico, invece si trova nella scomoda posizione di dover parlare delle questioni irrisolte della Brexit e della questione irlandese anche con il presidente degli Stati Uniti.

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