Strage del Mottarone, blitz dei carabinieri nella società di manutenzione: dai documenti emergono controlli regolari

Dall’analisi delle carte requisite all’alba dai militari tutto sembra in regola, come riferito anche dall’azienda nel pomeriggio. Ma la domanda sul perché il cavo abbia ceduto resta ancora senza risposte

Requisire tutti i documenti e le comunicazioni scritte tra la ditta di manutenzione e i gestori della funivia del Mottarone. È questo l’obiettivo del blitz eseguito questa mattina all’alba dai carabinieri di Verbania nella sede della Leitner, la società predisposta alle attività di manutenzione dell’impianto al centro dell’inchiesta sulla strage del 23 maggio scorso, in cui persero la vita 14 persone. I militari sono entrati negli uffici dell’azienda a Vipiteno, nel Sud Tirolo, per prendere carte potenzialmente cruciali ai fini delle indagini in corso. La Leitner aveva un contratto con la società Funivie del Mottarone Srl che prevedeva la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto per una somma di 150 mila euro all’anno. Stando alle prime verifiche, gli investigatori hanno rilevato che i controlli previsti dall’accordo tra le parti erano stati fatti come previsto.


E c’è dell’altro: tra la documentazione presa dai militari spiccano le carte riguardanti la ristrutturazione straordinaria eseguita dalla società trentina nel 2014, in occasione del 40esimo anniversario della Funivia. Come reso noto in una nota dalla stessa azienda trentina, «Sin dal primo giorno la nostra società ha dimostrato la più ampia disponibilità a collaborare con la magistratura nelle indagini, con la ferma consapevolezza di aver svolto ogni controllo e aver eseguito tutte le attività di manutenzione, come previsto dalle norme contrattuali e dalla legge». A questo punto il nodo per appurare le responsabilità della tragedia resta sempre lo stesso: il perché della rottura del cavo. Proprio tra i documenti sequestrati dai carabinieri guidati dal capitano Luca Geminale e dal colonnello Alberto Cicognani, gli inquirenti sperano di rilevare collegamenti con i dati raccolti dalla scatola nera della funivia, già al vaglio dei magistrati.


L’inchiesta

A due giorni di distanza dai fatti, la Procura di Verbania aveva disposto il fermo in carcere per tre persone: il caposervizio dell’impianto Gabriele Tadini, il direttore tecnico della Leitner Enrico Perocchio e l’amministratore della concessionaria Funivie del Mottarone Luigi Nerini. La misura dei magistrati piemontesi era arrivata dopo che lo stesso Tadini aveva ammesso di aver disinnescato il freno d’emergenza inserendo i forchettoni blocca freni, tirando in ballo anche i suoi due superiori. Oggi tutti e tre sono stati scarcerati dopo l’esame del Gip Donatella Banci Buonamici e al momento l’inchiesta è coordinata dalla procuratrice Olimpia Bossi e dal pubblico ministero Laura Carrera.

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