Cosa succede adesso al Ddl Zan: ma davvero la legge viola il concordato tra Stato e Chiesa?

Il premier Draghi oggi parla alle Camere. Mentre Lega e Pd cercano un dialogo. Ma i Dem tengono il punto sulle modifiche. E i giuristi dicono che non c’è nessuna violazione

Cosa succederà al Ddl Zan dopo che il Vaticano ha inviato una nota di contestazione affermando che la legge viola il Concordato tra Stato e Chiesa del 1984? Il presidente del Consiglio Mario Draghi ne parlerà oggi alle Camere mentre cominciano ad emergere divisioni Oltretevere tra l’ala conservatrice della Curia e i vescovi più vicini a Papa Francesco. Le regole prevedono che di fronte a una presunta violazione del Concordato e a un problema che riguarda la sua corretta applicazione vengano informati governo e Parlamento e si attivi la cosiddetta “commissione paritetica” – disciplinata dall’articolo 14 del Concordato – che è deputata a ricercare un’ “amichevole soluzione” tra Stato e Chiesa. Nella nota verbale consegnata dal cardinale Paul Richard Gallagher il 17 giugno scorso si auspica «che la parte italiana possa tenere in debita con- siderazione le argomentazioni e trovare così una diversa modulazione del testo continuando a garantire il rispetto dei Patti lateranensi».


La nota è stata subito trasmessa dall’ambasciatore italiano presso la Santa Sede Pietro Sebastiani al ministero degli Esteri, a Palazzo Chigi e al Quirinale. Il Corriere della Sera, che pubblica oggi ampi stralci della nota del Vaticano, dice che secondo la Santa Sede «alcuni contenuti della proposta legislativa avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa e ai suoi fedeli». La norma contestata riguarda la mancata esenzione delle scuole cattoliche dalle attività previste nella Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia». Nella nota si critica «il riferimento alla criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi fondati sul sesso». E, sempre secondo la Santa sede, «ci sono espressioni della sacra scrittura e della tradizione ecclesiale del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa rivelazione divina».


Ma il Ddl Zan vìola davvero il Concordato? Francesco Margiotta Broglio, uno dei più importanti giuristi italiani e a capo della commissione paritetica sul Concordato dal 1984 al 2014, è convinto di no: «Nel Ddl Zan non c’è alcuna ingerenza negli affari della Chiesa – dice a la Repubblica -. Uno dei punti del contendere, da parte dei vescovi, è l’articolo 7 in cui si prevede l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia da celebrare anche nelle scuole. Se è evidente che non si possono obbligare le scuole private “confessionali” a festeggiare questa giornata, è altrettanto evidente che la Chiesa non può chiedere allo Stato di non fare leggi che essa, la Chiesa, ritiene contrarie alla propria dottrina cattolica. I referendum su divorzio e aborto sembra non abbiano insegnato niente al Vaticano».

Invece per Gennaro Acquaviva, consigliere politico di Bettino Craxi all’epoca della revisione del Concordato nel 1984, la «Santa Sede ha le sue ragioni». Secondo Acquaviva «dal loro punto di vista la libertà e l’autonomia della scuola cattolica viene messa a rischio». E il consigliere di Craxi aggiunge: «Bisogna evitare lo scontro. Anzi di più: andava evitato il ricorso ai canali diplomatici e alla richiesta formale». Intanto però la palla passa alla politica. Enrico Letta ha confermato la linea del Partito Democratico ieri durante l’assemblea dei senatori Dem. Sulla stessa lunghezza d’onda il MoVimento 5 Stelle. Matteo Salvini invece offre al Pd un confronto sul testo ma prende come una vittoria personale la nota del Vaticano. Giorgia Meloni è più netta: «Il ddl Zan è una proposta liberticida… che solo un Pd fuori dal mondo può considerare una priorità».

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