Giustizia, via libera alla fiducia per la riforma Cartabia. La decisione unanime del Consiglio dei ministri

Per arrivare a questo risultato sarebbe stata decisiva una conversazione tra Mario Draghi e il leader in pectore del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte

Il Consiglio dei ministri del 22 luglio – nel quale è stato dato il via libera al decreto Covid – è servito anche per fare un passaggio sulla riforma della Giustizia, argomento che ha creato tensioni all’interno della maggioranza nelle ultime settimane. Un passaggio «rapido», ha sottolineato Mario Draghi in conferenza stampa, ma che è servito a incassare da tutti i ministri – compresi i Cinque stelli, strenui difensori della riforma dell’ex guardasigilli, Alfonso Bonafede – l’autorizzazione a procedere con la fiducia per la riforma firmata Marta Cartabia. Decisiva, nella trattativa, la conversazione che Draghi ha avuto nelle scorse ore con il leader in pectore del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. Sulla riforma della giustizia «ho chiesto l’autorizzazione a porre la fiducia. C’è stato un testo approvato all’unanimità in Cdm e questo è un punto di partenza, siamo aperti a miglioramenti di carattere tecnico, si tratterà di tornare in Consiglio dei ministri», ha chiarito Draghi. Il presidente del Consiglio ha giustificato così il ricorso alla fiducia: «La richiesta di autorizzazione di fiducia è dovuta al fatto di voler porre un punto fermo. C’è tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e non stravolgano l’impianto della riforma e siano condivisi. Non mi riferisco solo agli emendamenti di una parte, perché ci sono anche altre parti».


Cartabia, intervenuta in conferenza stampa dopo Draghi, ha spiegato che, sulla riforma della giustizia, la ricerca di «un punto di mediazione non è una novità di oggi, non inizia dopo il Consiglio dei ministri di oggi ma è il tratto metodologico con cui abbiamo affrontato un tema che sapevamo essere difficile, per trovare una composizione di punti di vista molto diversi». La titolare del ministero della Giustizia ha eluso ogni polemica sulle resistenze dei 5 stelle alla sua riforma: «Non mi pare che siano provocazioni, mi pare siano preoccupazioni da analizzare e prendere in considerazione seriamente sulle quali si può lavorare. Questa riforma non è la riforma della prescrizione ma è una riforma complessiva della giustizia che ha uno scopo: quello di abbreviare i processi anche per evitare le zone di impunità tenendo conto delle percentuali molto alte di prescrizioni oggi già nelle fase iniziali».


Per rispondere alle critiche sulla questione di fiducia, posta pressoché all’inizio del semestre bianco, Draghi ha ripreso parola sostenendo che «chiedere la fiducia può avere delle conseguenze diverse prima del semestre bianco o durante il semestre bianco, ma la diversità è molto sopravvalutata. Chiederla cinque o sei giorni prima è come chiederla durante, perché i tempi per organizzare una consultazione elettorale non ci sarebbero comunque. Una riforma come quella della giustizia deve essere condivisa ma non è giusto minacciare un evento, la consultazione elettorale, se non la sia approva».

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