Così la Sicilia manda a casa i malati Covid per svuotare gli ospedali ed evitare la zona gialla

La regione ha sfondato il tetto dei ricoveri nei reparti ordinari e nelle terapie intensive. E l’assessorato corre ai ripari dimettendo i positivi per liberare posti

La Sicilia è a rischio zona gialla dal 23 agosto. Ieri la regione ha superato il tetto massimo per i malati Covid secondo i dati di Agenas mentre il governatore Musumeci se l’è presa con i suoi cittadini, “rei” di festeggiare con 300 invitati e senza mascherine. E allora la Regione corre ai ripari. In primo luogo aumentando il numero di posti letto nei reparti ordinari e nelle terapie intensive: i primi ammontavano a 3.167 l’11 agosto e sono arrivati a 3.483 il giorno dopo. Le seconde potrebbero incrementare di 194 unità secondo le comunicazioni dell’ente al ministero. Ma c’è un altro metodo che i governanti dell’isola vogliono far scendere in campo per evitare di finire nell’area a maggiori restrizioni: mandare a casa con una delibera i positivi al Coronavirus per liberare i posti negli ospedali. A raccontare della delibera, datata 14 agosto, è il sito internet LiveSicilia. Secondo il documento firmato da Mario La Rocca, direttore de dipartimento regionale per la pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute, un malato positivo al Coronavirus potrà essere dimesso anche in presenza di una saturazione maggiore o uguale al 90% se sono presenti altri requisiti. Con lo scopo di liberare i posti letto attualmente occupati negli ospedali. E forse dimenticando anche i rischi civili e penali connessi alle dimissioni.


«L’attuale quadro epidemiologico – scrive La Rocca – mostra un rapido incremento dei casi di infezione da Sars cov2, nonostante l’enorme impegno profuso nella campagna vaccinale e nell’attività di contact tracing da parte degli operatori del sistema sanitario regionale». Per questo c’è la «necessità di garantire la massima appropriatezza nella scelta del setting assistenziale, assicurare un corretto turnover dei soggetti ricoverati per non sovraccaricare le strutture di degenza e garantendo nel contempo la massima sicurezza per i pazienti». Come? Utilizzando i criteri dell’Agenas sulle dimissioni di pazienti positivi ma in condizioni sufficientemente stabili per essere mandati al domicilio. Per poter essere dimessi i pazienti devono: non avere la febbre per 48 ore; avere una saturazione uguale o superiore a 92% o 90% per i cronici da almeno 48 ore, o in alternativa una insufficienza respiratoria moderata (pari a 300); non essere in ossigenoterapia ad alti flussi o con intensità pari a quella pre-covid se già in O2 cronica; essere emodinamicamente stabili; essere autosufficienti nella gestione delle attività quotidiane. Secondo la delibera le Usca dovranno poi assicurare l’assistenza domiciliare ai positivi in collaborazione con i medici di famiglia.


I numeri del Coronavirus in Sicilia

Intanto però ieri i positivi al Coronavirus in Sicilia in un solo giorno sono stati 1.229. Gli attuali positivi sono 19.949, +1.216; i guariti 231.484, +13. La provincia di Palermo è arrivata a 324 nuovi casi; a seguire Messina, Agrigento e Catania con, rispettivamente, 225, 150 e 129 casi. Sono 607 i ricoverati con sintomi 77 in terapia intensiva – anche qui triste primato nel Paese – 9 del giorno; con 26.865 tamponi effettuati. In più, secondo i dati Agenas, l’Isola ha sfondato i parametri di occupazione che portano al cambio di colore sia nei reparti di area medica sia in terapia intensiva: i primi sono saturi al 17 per cento a fronte del tetto del 15, i secondi sono qualche decimale sopra il limite del 10 per cento. Ultima per vaccinazioni in tutte le fasce di età, in particolare per gli over 50, dopo quasi due mesi da lunedì sarà probabilmente la prima (e unica) regione a tornare in zona gialla a fronte del resto d’Italia tutto in bianco. E questo vuol dire ritorno delle mascherine obbligatorie all’aperto e limite di 4 persone al tavolo in bar, ristoranti e cerimonie sia all’interno che all’esterno dei locali. Proprio durante l’ultima parte della stagione estiva, con quasi un milione di turisti che ancora la affollano. E con il rischio che a settembre la situazione peggiori ulteriormente.

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