Tutti i numeri dell’oppio in Afghanistan: un business da 120 mila posti di lavoro

Il principale indotto economico arriva attraverso le tasse sul raccolto. Secondo diversi report le droghe illecite rappresentavano circa il 60% delle entrate dei talebani

La scorsa settimana Roberto Saviano in un editoriale sul Corriere della Sera aveva definito i talebani i «più forti narcotrafficanti al mondo», menzionando lo storico business dell’oppio che li identifica come grandi produttori di eroina. Un tema tornato alla ribalta dopo la caduta di Kabul e la presa di potere da parte dell’Emirato islamico. In effetti, secondo l’indagine sull’oppio della United Nations Office on Drugs and Crime (Unodc) in Afghanistan, la coltivazione dell’oppio è una delle principali fonti di occupazione del Paese e nel 2019 la raccolta ha creato circa 120 mila posti di lavoro. I talebani hanno invece spiegato che la coltivazione del papavero da oppio è stata interrotta, così come il flusso di droghe illegali ormai da anni.


Dal papavero ai soldi. Come funziona l’economia dell’oppio

Il principale indotto economico arriva dalle tasse sul raccolto e dal traffico. Una tassa sulla coltivazione del 10% viene riscossa dai coltivatori di oppio. I talebani affermano che la coltivazione del papavero da oppio e il flusso di droghe illegali è stato interrotto alla fine del loro ultimo governo. Ma anche se c’è stato un forte calo nel 2001, la coltivazione del papavero da oppio nelle aree controllate dai talebani è aumentata negli anni successivi. Le tasse vengono riscosse sia dai laboratori che trasformano l’oppio in eroina, ma anche dai trafficanti che contrabbandano le droghe illecite. Secondo una stima pubblica dalla Bbc, i ricavi annuali dei talebani si aggirano tra i 100 e i 400 milioni di dollari. Le droghe illecite rappresentano fino al 60% delle entrate annuali, secondo un report stilato dall’organismo di vigilanza statunitense per la ricostruzione afgana (Sigar).


Il commercio in Afghanistan

EPA/GHULAMULLAH HABIBI

L’Afghanistan è il più grande produttore mondiale di oppio, con raccolta che rappresenta oltre l’80% della fornitura mondiale. Nel 2018 lo United Nation Office of Drugs and Crime ha stimato che la produzione di oppio ha contribuito fino all’11% dell’economia del Paese. Dopo che i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan, il portavoce Zabihullah Mujahid ha detto: «Quando eravamo al potere prima non c’era produzione di droga». Ha detto che «riporteremo a zero la coltivazione dell’oppio» e che non ci sarebbe stato contrabbando.

Il successo dell’oppio

Nel 1998 la coltivazione del papavero da oppio si estendeva su circa 41 mila ettari di terreno. Nel 2000 si è arrivati a 64 mila ettari, secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Tra il 2001 e il 2002, quando i talebani vietarono il commercio e lo smercio di oppio, si è registrato un notevole calo dei sequestri a livello globale. Tuttavia, da allora le cose sono cambiate: se nella maggior parte delle aree afgane questa attività ha subito un calo. Tuttavia la coltivazione del papavero si è concentrata proprio nelle aree che erano sotto il controllo dei talebani.

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