Coronavirus. Gli studi “a caso” sulla presunta Spike difettosa dei vaccini a mRNA

Continua la moda No vax di citare fonti “a caso”, con fonti distorte per portare avanti tesi errate

Ci avete segnalato l’articolo di un utente celato dietro l’account il Giardiniere. Apparentemente sembra ben argomentato, mediante la presentazione di fonti scientifiche correlate ad ogni affermazione. In sintesi, l’autore sostiene che i vaccini a mRNA contro il nuovo Coronavirus presenterebbero dei possibili errori di lettura e produzione della proteina Spike. Tali errori renderebbero il nostro Sistema immunitario incapace di riconoscere la presenza di SARS-CoV-2. A seguito della verifica, la tesi non trova alcun fondamento.

Per chi ha fretta:

  • I vaccini a mRNA devono stimolare il Sistema immunitario facendo produrre alle nostre cellule le proteine Spike (S).
  • L’mRNA contiene le sole informazioni per produrre la Spike, il mezzo con cui SARS-CoV-2 infetta le cellule, riconosciuto come antigene dalle cellule immunitarie che producono i relativi anticorpi.
  • La tesi dell’autore è che questi presentando dei nucleotidi modificati (Ψ al posto di U) portano alla produzione di Spike errate.
  • La porzione di Spike che si lega ai recettori delle cellule (RBD) presenta anche la subunità S-2P, la quale porterebbe a effetti neurologici nocivi.
  • Come vedremo tutte queste tesi, estrapolate scorrettamente da articoli datati, non trovano alcun fondamento.

Analisi

Le fonti presentate sembrano raccolte alla rinfusa e per lo più a caso. Sono oltre una ventina e presentano i seguenti limiti:

  • Tre articoli sono stati pubblicati senza peer review da parte di autori non competenti in materia. Uno di Bert Hubert (sviluppatore di software) e due di Kira Smith (specialista in sicurezza e warfare non convenzionale).
  • Alcuni articoli sono stati pubblicati in riviste della casa editrice svizzera MDPI, la stessa che ha pubblicato recentemente diversi articoli non proprio conformi col metodo scientifico.
  • Diversi paper hanno avuto una peer review in riviste specializzate, ma sono datati in periodi di tempo precedenti la pandemia, tra agosto 2008 e ottobre 2019.
  • Due studi sono di Nature, uno di Pnas, ma in nessun modo suggeriscono la tesi dell’autore.
  • Si cita il caso EmaLiks, che avevamo già visto non dimostrare l’autenticità dei documenti diffusi ai media.
  • Si citano le affermazioni della genetista Alexandra Henrion-Caude, la quale aveva già fatto affermazioni infondate sui vaccini, intesi da lei come «terapia genica».

“Ricercatori pasticcioni”

La narrazione si concentra soprattutto sul vaccino di Pfizer. In sostanza il modo in cui è stato prodotto il suo mRNA darebbe luogo a errori durante la lettura all’interno delle nostre cellule, portando alla produzione di Spike diverse da quelle del virus, tanto da renderle inutili, perché stimolerebbero una risposta immunitaria inadeguata.

«La proteina creata da Pfizer è diversa dalla proteina Spike di SARS-CoV-2. S-2P è una proteina instabile. I domini di legame del recettore (RDB) di S-2P non allenano correttamente il corpo – riporta l’autore – Poiché la nostra cellula attacca il codice genetico estraneo, il codice mRNA di Pfizer ha sostituito tutte le lettere U (nucleotidi) con Ψ per nascondersi, aumentando la probabilità di interpretare erroneamente il codice e generare una proteina spike diversa da quella prevista».

Seguendo la narrativa, quelli di Pfizer sarebbero dei “ricercatori pasticcioni”, incapaci di accorgersi di tale errore nella progettazione del vaccino. Tuttavia, l’autore non ci spiega come ha fatto questo mRNA a superare tutte le fasi di sperimentazione, né come mai nelle terapie intensive continuano a finirci soprattutto persone non pienamente vaccinate.

Come funziona il vaccino di Pfizer

Abbiamo visto che alcuni dati, per quanto datati, sono estrapolati da studi di qualità. Abbiamo chiesto maggiori chiarimenti all’esperto di genomica comparata dell’Università di Trieste Marco Gerdol.

«La storia delle pseudouridine (Ψ) è abbastanza semplice in realtà – continua Gerdol – la modifica della seguenza di mRNA con queste che sostituiscono le uridine (U) è il risultato di studi che sono iniziati più di dieci anni fa. Questa sostituzione (con un nucleotide modificato naturale, perché Ψ si trova normalmente negli RNA ribosomali e molti tRNA) la si introduce per fare in modo che l’RNA introdotto non venga riconosciuto da tutto quel sistema di attività enzimatiche, che portano alla degradazione di un RNA esogeno, normalmente attivate con un virus a RNA».  

«Il fatto che ci sia Ψ maschera l’RNA e lo rende meno attaccabile. La degradazione avviene più lentamente del normale e dall’altro lato aumenta l’efficacia con cui viene tradotto in proteina. Quindi produci più proteine. Il discorso dell’autore è che in questo modo si otterrebbero Spike piene di errori, che porterebbero a una serie di malattie neurologiche. Ma con quale frequenza vengono generate? Quando c’è la Ψ, questa viene letta come se fosse una uridina, nella maggior parte dei casi in maniera corretta. C’è un certo grado di tolleranza per l’appaiamento di tRNA, quindi può capitare si incorpori un amminoacido errato. La frequenza è stimata come inferiore all’1%. Tale errore non ha alcun effetto rilevante nella Spike. La stragrande maggioranza delle proteine prodotte corrispondono perfettamente».

«Immagino che quando l’autore parla di S-2P, intenda la proteina Spike codificata dall’mRNA dei vaccini, che presenta due modifiche: una lisina ed una valina sostituite con proline, due posizioni mutate, le quali fanno in modo che la proteina venga bloccata nella sua conformazione prefusione. Questo viene fatto per aumentare l’immunogenicità, ovvero la sua capacità di stimolare il Sistema immunitario, rispetto a una conformazione postfusione. Derivano da studi fatti sulla SARS del 2003, in cui si era già visto che modificare la proteina in questa conformazione rende di fatto il vaccino più efficace. È una modifica dei vaccini a mRNA, per esempio AstraZeneca non la usa».

Il vaccino di Pfizer è genotossico?

L’autore prosegue sostenendo che Pfizer abbia omesso di verificare che il suo vaccino non fosse genotossico o cancerogeno, insinuando che abbiano deliberatamente disertato un genere di controllo dovuto, fin dalla sperimentazione sugli animali.

«E anche se Pfizer ammette che l’ottimizzazione del codone ha un impatto sulla sicurezza non ha effettuato i test: “Gli studi di farmacologia di sicurezza, genotossicità e cancerogenicità non sono stati condotti in conformità con le linee guida sui vaccini dell’OMS del 2005”. Il documento dell’OMS del 2005 afferma in realtà che tali test non sono necessari per la formulazione finale e l’approvazione di un NORMALE VACClNO, perché genotossicità e cancerogenicità vengono condotti durante gli STUDI ANIMALI, che per Pfizer sono stati praticamente saltati. Eppure EMA afferma che: “È importante indagare il potenziale di attività farmacologica indesiderabile in modelli animali appropriati e, ove necessario, incorporare un monitoraggio particolare per queste attività negli studi di tossicità e/o negli studi clinici.”».

Tutto questo discorso è fuorviante. Lo possiamo capire meglio leggendo la letteratura più recente in merito:

«Non sono stati condotti studi di genotossicità poiché non si prevede che i componenti della formulazione del vaccino (LNP e mRNA) provochino effetti genotossici. In particolare, l’mRNA consegnato è attivo nel citoplasma di una cellula e non entra nel nucleo né interagisce con il genoma, in modo tale da non replicarsi»

Conclusioni

Come spesso succede, ci troviamo di fronte a un testo che fa uso di fonti distorte per portare avanti una tesi errata. Così, mettendo assieme alla rinfusa articoli più o meno scientifici, a volte redatti da autori competenti in altre materie, l’autore arriva a sostenere che i vaccini a mRNA porterebbero alla produzione di proteine Spike errate e pericolose per la salute. Con una minima analisi del modo in cui sono state raccolte le fonti, e la consultazione di un esperto, abbiamo capito che tali tesi non trovano fondamento.

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