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Perché l’interrogazione di Sara Cunial sulle misteriose sostanze nocive nel vaccino Pfizer è un falso allarme

24 Settembre 2021 - 10:12 Juanne Pili e David Puente
L'onorevole ex M5s ha presentato un'interrogazione al ministro Speranza corredata da una presunta analisi. Che però non dimostra nulla

Il 14 settembre 2021 Sara Cunial presenta una interrogazione alla Camera nei confronti del ministro della Salute Roberto Speranza. La deputata fa riferimento a una «analisi autorevole», che avrebbe trovato tracce di ossido di grafene nel «lotto PAA165994.LOT» del vaccino Comirnaty di Pfizer. Il sito R2020.info, fondato dalla stessa Sara Cunial insieme al consigliere regionale ex M5s Davide Barillari, riporta che il «documento scientifico» sarebbe stato realizzato da un «prestigioso laboratorio italiano», senza citarlo, come non viene citato in alcun modo l’autore. Abbiamo chiesto una copia delle analisi alla deputata, ai responsabili di R2020 e al Ministro Speranza, in quanto destinatario dell’interrogazione presentata dalla parlamentare. C’è un problema: la deputata non intende renderlo pubblico sostenendo di voler «tutelarne l’autore». Nell’interrogazione parlamentare vengono riportate le modalità delle presunte analisi. Riscontriamo che i valori riportati sono compatibili con la presenza di mRNA presente nel vaccino Pfizer.

Per chi ha fretta:

  • Sara Cunial fornisce nell’interrogazione parlamentare gli elementi utili per rintracciare la presunta analisi, che non vuole pubblicare per tutelarne l’autore.
  • L’analisi che coincide con i riferimenti dell’interrogazione è stata disconosciuta dall’ente al quale viene associata.
  • L’analisi è una traduzione di un’altra svolta in Spagna che non dimostra alcunché.
  • Le analisi citate riguardano la spettro-fotometria, basata sulla capacità delle sostanze di assorbire determinate lunghezze d’onda nello spettro luminoso.
  • I valori di assorbimento pari a 270 nm, attribuiti all’ossido di grafene rientrano nel range di 260-280 nm tipico degli acidi nucleici, come l’mRNA contenuto nel vaccino Pfizer.

Analisi

La deputata ha espresso la sua volontà di proteggere la sua fonte «per tutelarne l’autore». Il problema è che non stiamo parlando di mafia, bensì di scienza, dove gli studi devono essere messi a disposizione della comunità di esperti per venire valutati. Tuttavia, l’interrogazione parlamentare presenta alcuni riferimenti che ci riconducono a una presunta analisi scientifica associata a un centro italiano, il quale ha preso debitamente le distanze tramite un esposto.

Il «lotto PAA165994.LOT» che non è un lotto

Nell’interrogazione parlamentare Sara Cunial afferma che sia stata analizzata una fiala del «lotto PAA165994.LOT», ma quello non è assolutamente il numero di un lotto Pfizer. La troviamo in questa foto scattata in Indonesia, così come in tantissime parti del mondo:

ANSA | Una fiala del vaccino Pfizer, foto scattata in Indonesia.

Tale dicitura è presente nelle fiale di tutto il mondo, mentre il lotto viene indicato nella striscia nera con la scritta in bianco.

Foto Ansa.

Informazioni che riscontriamo in un PDF del governo della Nuova Zelanda sul vaccino Pfizer. Ecco la pagina dedicata all’etichetta dove in rosso evidenziamo la zona dove viene stampato il numero del lotto.

Come possiamo notare, il codice è ancora presente e riguarda la fiala da 6 dosi. Nello stesso documento del sito istituzionale della Nuova Zelanda tale codice cambia per le fiale da 5 dosi (PAA163398).

La falsa analisi attribuita al Cardarelli di Napoli

Riportiamo nuovamente ciò che scrive Sara Cunial nell’interrogazione parlamentare: «l’autore ha denunciato il ritrovamento di graphene in un campione di sospensione in acqua del vaccino Comirnaty contro il virus COVID-19 del lotto PAA165994.LOT». Il codice così riportato, con il punto e le lettere LOT in maiuscolo, sono gli stessi presenti in un documento attribuito all’ospedale Cardarelli di Napoli, datato 5 luglio 2021 e firmato dall’ingegnere Vincenzo Marcello Bellini, a cui viene attribuita una laurea in bioingegneria genetica e molecolare. Lo riportiamo di seguito, evidenziando in rosso il codice riportato nell’interrogazione (relativo a una fiala da 6 dosi) e in viola il numero del presunto lotto al quale apparterrebbe: EY3014.

Riprendiamo un ulteriore passo dell’interrogazione parlamentare di Sara Cunial: «Lo spettro ha rivelato la presenza di un’elevata quantità di sostanze o sostanze diverse dall’Rna con il massimo assorbimento nella stessa regione, con un totale stimato di 747 ng/ul. L’ossido di graphene ridotto (RGO) ha massimi di assorbimento a 270 nm, compatibili con lo spettro ottenuto da Thema et al, 2013. Journal of Chemistry ID 150536».

Quello della Cunial è un testo estremamente simile a quello presente nel documento attribuito all’ospedale napoletano: «Lo spettro rivela la presenza di un’elevata quantità di sostanze o sostanze diverse dall’Rna con il massimo assorbimento nella stessa regione, con un totale stimato di 747 ng/ul (stima non calibrata) – L’ossido di grafene ridotto (RGO) ha massimi di assorbimento a 270 nm, compatibili con lo spettro ottenuto (Thema et al, 2013. Journal of Chemistry ID 150536)».

Perché parliamo di un’analisi attribuita all’Azienda ospedaliera Antonio Cardarelli? Perché, in data 18 agosto 2021, la stessa Azienda aveva smentito la titolarità del documento e «presentato alle autorità un esposto contro ignoti affinché si faccia luce su una falsa documentazione che circola sui social su carta intestata apparentemente riconducibile all’Azienda ospedaliera».

La presunta analisi non è italiana, è spagnola

Le diciture «PAA165994.LOT / EXP: EY3014 08/2021» presenti nella falsa analisi italiana sono le stesse di una pubblicazione spagnola, trattata da Open Fact-checking lo scorso 4 agosto 2021 e da altri nostri colleghi (Facta e Newtral). Ricordiamo che l’elaborato spagnolo, datato 28 giugno 2021, era stato associato all’Università di Almeria in Spagna, poi disconosciuto dallo stesso ateneo.

Si tratta del documento che, a seguito della sua diffusione, è stato ampiamente disconosciuto dallo stesso ateneo spagnolo. Nell’immagine sotto riportata leggiamo le stesse diciture riportate nel testo in italiano, con due differenze: in quello italiano vengono tradotte dall’inglese all’italiano e viene riportata una data diversa relativa alla ricezione della presunta fiala.

Cunial descrive il modo in cui sarebbe stato elaborato il campione: «diluizione in soluzione fisiologica sterile 0,9 per cento (0,45 ml + 1,2 ml); frazionamento per polarità: 1,2 ml di esano + 120 ul di campione RDI; estrazione della fase idrofila; estrazione e quantificazione dell’RNA nel campione; microscopia elettronica e ottica della fase acquosa».

Nel testo spagnolo leggiamo il medesimo procedimento: «1. Dilución en suero fisiológico estéril al 0,9% (0,45 ml + 1,2 ml); Fraccionamiento por polaridad: 1,2 ml hexano+120 ul de muestra RD1 3. Extracción de fase hidrofílica; Extracción y cuantificación de RNA en la muestra; Microscopía electrónica y ópticas de fase acuosa».

Cunial prosegue sostenendo che, «lo spettro ha rivelato la presenza di un’elevata quantità di sostanze o sostanze diverse dall’Rna con il massimo assorbimento nella stessa regione, con un totale stimato di 747 ng/ul. L’ossido di graphene ridotto (RGO) ha massimi di assorbimento a 270 nm».

Nel testo spagnolo leggiamo la stessa cosa, anche se i massimi di assorbimento sono inferiori di 10 punti: «RNA. Presenta máximos habituales a 260 nm. Concentración total estimada por fluorometria QUBIT2.0: 6 ng/ul. El espectro revela presencia de elevada cantidad de sustancias o sustancia diferentes al Rna con máximo de absorción en la misma región, con un total estimado en 747 ng/ul».

Cunial cita il microscopio elettronico JEM-2100 Plus, lo stesso usato nella presentazione in lingua spagnola. Non solo, elenca i seguenti strumenti utilizzati dal laboratorio italiano: QUBIT2.0, kit Invitrogen, PureLink, RNAMini Kit e lo spettrografo NanoDrop. I medesimi – a eccezione di Invitrogen – sono citati nella presentazione in spagnolo. Anche la citazione allo studio «Thema et al, 2013. Journal of Chemistry ID 150536» è riscontrabile nel testo spagnolo.

Le immagini utilizzate sono le stesse

Le immagini presenti nella falsa analisi attribuita al Cardarelli di Napoli coincidono con quelle del documento spagnolo. Facciamo un esempio confrontando la pagina 4 del documento in lingua italiana con la pagina 13 di quello spagnolo.

A sinistra il documento spagnolo, a destra quello italiano.

Non solo l’immagine è la stessa! Lo è anche il testo, tradotto e con le stesse maiuscole: «PRESENTAN UNA ELEVADA SEMEJANZA» e «MOSTRANO UN’ELEVATA SOMIGLIANZA». La frase finale del paragrafo spagnolo risulta staccata nel testo italiano, utilizzato come titolo delle tre immagini riportate come esempio.

Il testo italiano è la traduzione di quello spagnolo.

Le conclusioni dell’elaborato? Identiche, anche nelle parole scritte tutte in maiuscolo.

La diffusione del documento in italiano

Il documento in italiano è consultabile nel sito Fuoricensura.net, condiviso l’11 agosto 2021 nell’articolo dal titolo «Ricercatori italiani mostrano cosa c’è dentro i preparati ad mRNA: ricerca scientifica su Pfizer». Tra i protagonisti troviamo anche Domenico Biscardi, protagonista della bufala complottista dei vaccini anti Covid e il Bluetooth. Durante una diretta streaming della pagina Facebook Zainz, Biscardi presenta il documento italiano citando l’autore: l’ingegnere Vincenzo Marcello Bellini. La foto utilizzata per la presentazione è la stessa presente nel profilo Linkedin di un informatico, non di un laureato in bioingegneria genetica e molecolare.

Domenico Biscardi, durante la diretta (min. 00:40 circa), collega Vincenzo Marcello Bellini con un’altra struttura: «In primis saluto il mio grande maestro, il Prof. Marcello Bellini che ha permesso tutto questo presso la Federico II di Napoli». Successivamente, il proprietario della pagina ricorda a Biscardi di avere a disposizione delle slide da mostrare, ossia il PDF del documento attribuito al Cardarelli di Napoli.

Intorno al minuto 00:43, Biscardi racconta di un contatto con l’Università di Madrid con un professore spagnolo che avrebbe trovato l’ossido di grafene nel vaccino. Come sappiamo, in Spagna è circolato soltanto un documento, verificato dai colleghi di Newtral, attribuito all’Università di Almeira.

Lo stesso giorno, 11 agosto 2021, il documento viene diffuso con un nome file differente (4_5807903228624374776.pdf) nel canale Telegram Eventi Avversi Vaccino Covid.

I valori che individuano l’mRNA

Immaginate di sentire dalla finestra del rumore di zoccoli. Pensereste che si tratti di un cavallo o di una zebra? Molto probabilmente, se non vivete in una riserva naturale africana, vi verrà in mente il primo animale e affacciandovi sul davanzale ne avreste conferma.

I valori che dovrebbero indicare la presenza di sostanze estranee nel lotto di vaccino sono espresse da Cunial nel seguente passaggio: «Lo spettro ha rivelato la presenza di un’elevata quantità di sostanze o sostanze diverse dall’Rna con il massimo assorbimento nella stessa regione – continua Cunial – con un totale stimato di 747 ng/ul. L’ossido di graphene ridotto (RGO) ha massimi di assorbimento a 270 nm, compatibili con lo spettro ottenuto da Thema et al, 2013. Journal of Chemistry ID 150536».

Il problema è che – per come vengono presentate – con quel genere di analisi non sarebbe possibile distinguere l’RNA dall’ossido di grafene, perché entro quelle medesime lunghezze d’onda vengono sicuramente assorbiti gli acidi nucleici (quelli che formano le catene di DNA e RNA). Parliamo infatti di «picchi di assorbimento», che in questo caso funzionano analogamente al rumore di zoccoli.

Come ci ha spiegato il biologo molecolare Francesco Cacciante, a cui abbiamo chiesto un parere riguardo ai valori indicati nell’interrogazione parlamentare, le tecniche di spettro-fotometria si basano sul principio in base al quale ogni sostanza assorbe determinate lunghezze d’onda (parliamo di radiazione luminosa). Tra i valori di 260 e 280 nm abbiamo le radiazioni assorbite dagli acidi nucleici. Pertanto è normale osservare i picchi indicati da Cunial. Si tratta infatti di analisi grossolane, che non possono certo discernere l’ossido di grafene dall’mRNA. Chi ha svolto l’analisi ha sentito degli zoccoli, ma erano quelli di un cavallo o di una zebra?

Lo studio del 2018 e le contestazioni dell’autore

Torniamo all’interrogazione parlamentare, dove Cunial elenca altri studi. Abbiamo già visto in altre situazioni, come citare i lavori di altri non significa necessariamente che questi confermino la propria narrazione.

Le cose non vanno fin dalla prima citazione, uno studio dell’11 aprile 2018 intitolato «Interfacciamento di materiali a base di graphene con cellule neurali» che secondo la parlamentare «affronta l’utilizzo del graphene per applicazione biomediche e la sua tossicità nonché le applicazioni nelle neuroscienze». Lo studio ha come primo firmatario il docente universitario nel Dipartimento di biologia cellulare dell’Università di Granada, Mattia Bramini. Si occupa di applicazioni biomediche, con particolare riferimento al Sistema nervoso centrale.

Abbiamo contattato Bramini il quale si dissocia totalmente dalle affermazioni di Cunial: «Mi accorgo che un mio lavoro di Aprile 2018 riceve molte attenzioni – continua Bramini – In questo articolo si cerca di fare il punto della situazione riguardo a possibili utilizzi di grafene e derivati (ossido di grafene, ossido di grafene ridotto) nel campo delle neuroscienze. In particolare, essendo ancora il materiale in fase di studio, ci si concentra sugli aspetti legati alla biocompatibilità dello stesso e sulle potenzialità future per la terapia/diagnosi di disturbi del Sistema nervoso centrale. Essendo una review, si discutono le ricerche più significative fino alla data di pubblicazione (2018) in questo ambito, e si tenta di ipotizzare prospettive e sviluppi futuri di questa tecnologia».

Riguardo alla associazione tra lo studio sull’ossido di grafene in un lotto di Pfizer e il lavoro di Bramini e colleghi, lo scienziato ne evidenzia la totale incompatibilità. Analizza anche le altre fonti riportate nell’interrogazione, constatando che anche queste non possono confermare la narrazione della deputata: «Non vi è un nesso logico con ciò che viene descritto nella prima parte dell’interrogazione e il mio lavoro non parla di vaccini. Non sono ne virologo né immunologo e da scienziato parlo solo di ciò che bene conosco – continua Bramini – Quindi la Cunial cita la Graphene Flaghship, progetto Europeo facente parte del programma Horizon 2020 iniziato nel 2013 (non nel 2019) e che terminerà nel 2023 (progetto in cui anche io ho lavorato dal 2014 al 2019)».

Secondo Bramini, la deputata Cunial «cita tre brevetti (in realtá 2 -CN112220919A & KR20210028065A sono richieste di brevetti per ora depositate e ancora in fase di valutazione, di una non c’è traccia invece – DCN112089834A – o almeno io non l’ho trovata)». 

Le paure infondate sulle ricerche riguardanti il grafene

Bramini riflette anche sulle ragioni per cui il grafene viene così tanto citato dai complottisti, evidenziando l’infondatezza delle paure che questo materiale ispira, a fronte delle opportunità per la ricerca in campo biomedico.«E allora cosa c’entrano il mio lavoro e la Graphene Flaghship? La mia ipotesi è che si voglia forzare l’idea che tramite il grafene ci possano controllare mentalmente. Il grafene ha proprietà strabilianti che sono ancora in fase di studio ed evaluazione, soprattutto a livello biomedico, ma il fatto che sia conduttivo e che vengano presentati degli studi/progetti che intendano utilizzare materiali a base di grafene a contatto col sistema nervoso centrale facilita le teorie complottiste».

«A livello neuronale», prosegue Bramini, «ha sicuramente del potenziale come materiale sia per lo sviluppo di nuovi sistemi diagnostici (mi riferisco ad elettrodi e biosensori) che terapeutici (tipo supporti bi-tridimensionali per la rigenerazione neuronale – si pensi a malattie neurodegenerative per esempio o traumi). La strada è comunque ancora molto lunga e il fatto che ci siano studi che descrivano il comportamento delle cellule neuronali a contatto col grafene può solo che essere visto positivamente per ampliare le nostre conoscenze e poter sviluppare nuove tecnologie mediche (ovvio, questo è il mio parere)».

Conclusioni

Sebbene ci sia stata una totale mancanza di trasparenza da parte della deputata Cunial, evitando di rendere noto una presunta analisi che dovrebbe essere sottoposta alla comunità scientifica e alle autorità preposte, ha fornito nell’interrogazione parlamentare diversi elementi utili al suo ritrovamento.

Gli elementi resi disponibili dall’interrogazione parlamentare portano a un nome autorevole, ossia l’azienda ospedaliera napoletana e l’ospedale Cardarelli. Non sappiamo se la deputata Sara Cunial sia a conoscenza del disconoscimento del documento da parte dell’ente pubblico.

L’analisi proposta crea potenziali falsi allarmi sulla questione dei vaccini anti-Covid, in questo caso per quello prodotto da Pfizer, privi di fondamento scientifico. Oltretutto, tali attività rischiano di instillare ulteriori paure infondate su un campo scientifico che potrebbe avere risvolti positivi nella ricerca, anche italiana.

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