Precari, disoccupati, complottisti, ribelli: chi sono i No Green Pass che vogliono fermare l’Italia

La piazza contro il Green pass ha unito sindacati di base, camionisti, mamme spaventate e pensionati indigenti. Ma ci sono anche cinque milioni di poveri: «Un blocco di insicurezza con un colore fosco di fondo»

Chi sono i No Green Pass? Nella variegata amalgama che compone chi protesta contro la Certificazione Verde Covid-19 obbligatoria non comprende solo fascisti e neofascisti. Il Corriere della Sera spiega oggi che il magma ribollente da sabato scorso a sabato prossimo ha unito e unirà in decine di sit-in e marce sindacati di base e antagonisti, disoccupati e camalli. E ancora: camionisti, mamme spaventate e pensionati indigenti, rider e insegnanti, che si riuniscono contro il lavoro povero, l’esclusione dalla ripresa, la precarietà, le scorie di un anno e mezzo di reclusione collettiva. Tutti insieme sono convocati da domani per scioperi e manifestazioni. Come quella convocata a Piazza Santi Apostoli, vicino a Palazzo Chigi, dalla parlamentare Sara Cunial, ex MoVimento 5 Stelle.


Lo sciopero di venerdì 15 ottobre

«Venerdì 15 ottobre, dalle ore 15.00, in piazza Santi Apostoli, a Roma. E anche in ogni altro luogo, si va avanti ad oltranza: in difesa del Diritto allo studio e al Lavoro. In difesa della nostra Costituzione», recita l’invito che gira sui canali Telegram. Il Viminale pensa di vietare la manifestazione. Un’altra è convocata in piazza Antonello a Messina. Intanto su Telegram i legali del Movimento Libera Scelta indottrinano chi, fra i tre milioni e passa di lavoratori sprovvisti di Green pass, voglia tenere duro e chiamano allo sciopero generale per domani: «Non presentatevi al lavoro e impugnate la sanzione, il governo non ha dimostrato la persistenza dell’epidemia, si viola l’articolo 13 della Costituzione». E ancora: c’è l’avvocata Linda Corrias che, citando Gandhi, invita anche «alla preghiera e al digiuno, che necessitano di dedizione e pertanto di astensione dal lavoro per essere in pienezza di grazia: questo l’informazione di regime non ve lo dirà mai».


«Draghi in miniera, Bonomi in fonderia»

I portuali di Trieste sono i più agguerriti. Intonano cori come «Draghi in miniera / Bonomi in fonderia / Questa è la cura per l’economia». E un loro sciopero avrebbe ricadute pesantissime per l’economia. Ma ci sono pure «cinque milioni di poveri assoluti e sette di relativi», come spiega al quotidiano il sociologo Domenico De Masi. «Un blocco di insicurezza di milioni di italiani che tracima, si spalma su chi gli sta accanto. C’è un colore fosco sul fondo. Non come nel Diciannove del secolo scorso quando, tra debiti di guerra ed ex combattenti, il quadro era certo più terribile. Ma ci sentiamo tutti… in soprannumero, tutti un po’ ex combattenti usciti dalla guerra, ciascuno in maniera diversa. Il problema del green pass è più psicologico che reale».

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