Bologna, trecento studenti tornano in Dad: il focolaio partito da una docente non vaccinata

L’insegnante era in possesso del Green pass, ottenuto con il tampone. Su 22 classi, quattro sono finite in quarantena e in altre otto è stata sospesa l’attività didattica in attesa degli esiti dei tamponi di controllo

Trecento alunni dell’istituto comprensivo Farini di Bologna tornano in didattica a distanza. Il motivo? Nella scuola si è innescata una catena di contagi di Coronavirus, che ha coinvolto – stando alle prime analisi – circa una decina di insegnanti e alunni dell’istituto. Su ventidue classi, quattro sono finite in quarantena obbligatoria e altre otto hanno dovuto sospendere l’attività didattica in attesa dei tamponi per verificare se dovranno entrare, anche loro, in quarantena o potranno tornare in aula. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera che menziona fonti sanitarie, il contagio sarebbe partito da una docente non vaccinata, munita di Green pass ottenuto con tampone. La professoressa non vaccinata, infatti, insegnava in tutte e quattro le classi finite in quarantena ed è per questo motivo che si ipotizza che il contagio sia partito da lei, secondo le fonti sanitarie che stanno ricostruendo la catena dei contagi. Al contempo, la docente non vaccinata avrebbe contagiato altre due colleghe (vaccinate) della scuola, provocando dunque un effetto domino sulla diffusione del virus nelle varie classi dell’istituto.


L’Azienda sanitaria locale definisce la situazione «sotto controllo», sottolineando come grazie alla vaccinazione «nessuno dei ragazzi o degli insegnanti coinvolti ha sofferto sintomi importanti», e la situazione verrà ulteriormente tenuta sotto controllo nei prossimi giorni. La dirigente scolastica dell’Istituto, Filomena Massaro, ha assicurato che dei trecento alunni che sono entrati in contatti con soggetti positivi «cento si trovano in quarantena e i vaccinati potranno rientrare presto in classe se il loro tampone risulterà negativo». E Massaro chiosa: «Se fosse capitato l’anno scorso, quando non c’erano ancora i vaccini, la situazione sarebbe stata di gran lunga peggiore».


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