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Daniela Poggiali: «Chiedo scusa per le foto con i malati, ma voglio i danni per l’ingiusta detenzione»

27 Ottobre 2021 - 09:07 Redazione
daniela poggiali
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L'infermiera dell'ospedale di Lugo assolta dalla Corte d'Appello per le morti di due suoi pazienti: «Con quegli scatti dipinta come una serial killer»

L’ex infermiera Daniela Poggiali è stata assolta dall’accusa di aver ucciso alcuni suoi pazienti nell’ospedale Umberto I di Lugo dalla Corte d’Assise. Sia per il decesso della 78 enne Rosa Calderoni l’8 aprile del 2014, sia per quello del 94 enne Massimo Montanari per i giudici il fatto non sussiste. Poggiali ha passato in carcere (preventivo) tre anni e mezzo degli ultimi sette. Oggi, in un’intervista rilasciata a La Stampa, la donna si scusa per quelle foto con i malati terminali ma annuncia anche che ha intenzione di fare causa allo Stato per ingiusta detenzione se la Cassazione confermerà il verdetto di assoluzione. «È stato un momento di leggerezza di cui mi sono pentita e per cui ho chiesto scusa, ma sotto stress puoi fare qualcosa di stupido», esordisce. «Me ne sono presa la responsabilità e sono stata licenziata, ma quelle due foto mi hanno dipinta come serial- killer». Poggiali, che era stata condannata in primo grado, ricorda che «fin dalla prima udienza del primo processo, in aula è stata subito mostrata una gigantografia. Di certo, quelle foto hanno pesato molto, altrimenti forse la cosa sarebbe stata gestita diversamente».

E dice che le piacerebbe avere le scuse «di qualcuno, in particolare dei colleghi dell’Ipasvi, il nostro albo professionale, che si è costituito parte civile e non ha più preso posizione. E poi le scuse di una certa procura, quella di Ravenna, così come quelle dell’Asl che hanno cavalcato l’immagine di serial killer, in base a indizi che se fossero stati gestiti in modo diverso forse non avrebbero portato neanche a un processo. Bisogna pensare alle persone che non devono stare in carcere ingiustamente, sennò fai vivere momenti d’inferno». Infine dice che dopo la Cassazione valuterà se chiedere i danni: «È stato un processo kafkiano. Penso che sia difficile ammettere che si è sbagliato e che un serial killer non c’è mai stato. Hanno anche fatto una statistica per capire se durante i miei turni ci fossero più decessi (dato effettivamente rilevato, ndr), ma sono numeri che lasciano il tempo che trovano, se non sostenuti da prove. Le perizie invece danno ragione a me».

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