Draghi-G20, è stato un successo? C’è chi dice no: Fratelli d’Italia e Sinistra italiana

Lucio Malan e Nicola Fratoianni, intervistati da Open, criticano molto del vertice di Roma. Le conclusioni del G20? «Qualcosa a metà tra la delusione e l’imbarazzo»

È terminato il G20 di Roma, il vertice che ha avuto come protagonista indiscusso Mario Draghi. Dalla Capitale, la sera del 31 ottobre, vanno via i convogli presidenziali, cominciano ad allentarsi le misure di sicurezza e gli occhi del mondo già si voltano verso Nord, precisamente a Glasgow, dove è appena iniziata la Cop26. Ma cosa resta della due giorni in cui i cosiddetti «grandi del mondo» hanno discusso del futuro del pianeta? «Una scampagnata tra amici», dice Nicola Fratoianni, «una sequela di photo opportunity» secondo Lucio Malan. Il deputato e segretario di Sinistra italiana appare sconcertato dalle conclusioni che il G20 ha raggiunto sulla tutela dell’ambiente: «Siamo di fronte all’aria fritta o, come ha dichiarato Legambiente, alla scoperta dell’acqua calda. Nell’accordo sul clima non c’è alcun impegno vincolante, tantomeno sono indicate azioni concrete. Hanno persino stralciato dal documento finale la data precisa del 2050 per la neutralità carbonica». Il senatore di Fratelli d’Italia, invece, denuncia la sudditanza avuta nei confronti di Pechino: «La Cina – sull’ambiente – continua a fare ciò che vuole, pur essendo il Paese con più emissioni. Ci ha superato anche per i livelli di emissioni pro capite. L’Italia vuole fare la capofila in Europa su questo tema, ma siamo penalizzati persino rispetto alla Germania: loro producono il 25 per cento di emissioni pro capite in più rispetto a noi, nonostante utilizzino le centrali atomiche».


«Insufficienza ambientale»

Malan immagina esiti disastrosi dovuti al «due pesi e due misure» applicato tra Occidente e Oriente. «Verosimilmente, le produzioni industriali lasceranno l’Europa, e in particolare l’Italia, e saranno delocalizzate in Cina: lì non ci sono limiti, e non solo largheggeranno con le emissioni di CO2, tra l’altro elemento meno inquinante di molti altri ma usato ancora come primo parametro, ma perderemo posti di lavoro e gettito fiscale». Fermo restando il piacere di aver avuto l’Italia al centro del mondo e aver potuto mostrare le bellezze del Paese, per il senatore di Fratelli d’Italia le conclusioni del G20 sono scarse. Del vertice, resteranno «le fotografie e le strette di mano date a volte con e a volte senza mascherina, secondo criteri difficili da capire». Fratoianni sostiene che hanno prevalso, in materia di clima, gli interessi dei colossi asiatici, ma anche «di quei Paesi che guidano il nuovo rinascimento», dice punzecchiando Matteo Renzi. «È l’intero impianto della discussione, però, a essere criticabile. Penso ad esempio alla dichiarazione imbarazzante sulle centrali a carbone. L’idea che si decida di impedire le costruzioni di nuove centrali a carbone ma senza impattare sulla produzione attuale dà il senso dell’incapacità nell’affrontare l’urgenza climatica. Di fronte alla dimensione della problematica ambientale, il G20 ha offerto soluzioni largamente insufficienti».


«Zero aspettative» dalla Cop26

Il deputato di Sinistra italiana si dice «preoccupato per le dichiarazioni di giubilo che arrivano da Draghi e su Draghi, ma che non trovano riscontro nella realtà». Le risposte dei leader dei Paesi più industrializzati «che tra l’altro sono anche i maggiori responsabili dell’inquinamento globale, sono inadeguate». Fratoianni dice di non avere alte aspettative dalla Cop26. «Se queste sono le premesse, la prospettiva non è assolutamente rosea». Malan condivide. Il senatore, tuttavia, a differenza del G20, fa notare che a Glasgow «c’è Greta Thunberg, che completa il quadro delle passerelle fini a se stesse». Grandi eventi che non affrontano, a suo dire, i problemi veri, come la questione delle plastiche che finiscono negli oceani. «Nessuno al G20 si è concentrato su queste immissioni di plastiche nel mare, il 95% delle quali avviene in Asia. Parliamo soltanto delle emissioni di CO2, ci infliggiamo da soli dei parametri più rigidi e ciò si sostanzia nel trasferimento in Cina delle nostre produzioni, Paese che tra l’altro non rispetta i diritti umani, non ha in agenda interventi sulla sicurezza del lavoro e ammette ancora pratiche di lavoro forzato. Hanno un vantaggio competitivo di partenza, visto il costo della manodopera possibile anche per le ragioni di cui sopra, e in più diamo a Pechino mano libera sulle emissioni. Evidentemente, a qualcuno va bene che la Cina diventi sempre più forte».

«Ipocrisia dell’Occidente che va a braccetto con i dittatori»

Il senatore di Fratelli d’Italia rimprovera ai leader il fatto che al G20 non si sia parlato della violazione dei trattati tra Cina e Hong Kong e delle «minacce di invasione che incombono su Taiwan». Fratoianni, seppure con delusione, ammette che questi argomenti sono spesso lasciati fuori dai vertici di questo tipo. «È la dimensione ipocrita della realpolitik. Ho visto un saluto estremamente cordiale tra Draghi ed Erdoğan. Ecco, è in queste scene che si manifesta l’ipocrisia che porta Draghi a definire “dittatore” il presidente turco, ed è una definizione che io condivido, ma poi porta il presidente del Consiglio a dialogarci per tenere lontani dai nostri confini i problemi della migrazione. E pazienza se quel dittatore massacra i curdi, popolazione che ha combattuto sul campo l’Isis, il nemico numero uno dichiarato dallo stesso Occidente». Per il leader di Sinistra italiana, a Roma si è costruito niente più che un gioco di specchi in questa due giorni. «Un gioco che lascia in secondo piano le priorità e la vita dei cittadini del mondo». Ed è un discorso che Fratoianni fa per il clima come per la lotta al Coronavirus. «La dichiarazione di intenti di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro il 2022 è priva di ogni fondamento di realismo. Si annuncia un traguardo impossibile, e non si fanno i conti con la necessità di liberare i vaccini dai brevetti, sia per ragioni di efficacia di una vaccinazione globale sia per una questione di giustizia sociale».

Le conclusioni del G20? «Qualcosa a metà tra la delusione e l’imbarazzo»

Il deputato ne ha anche per la minimum tax approvata, «una rivoluzione apparente», poiché sono cifre irrisorie per quello che producono le grandi multinazionali e per di più è un’aliquota «sottoposta a una tale quantità di condizionalità da rendere in larga parte inapplicabile la tassa». Malan è concorde, e parla di una tassa che porterà all’incirca 250 milioni di euro nelle casse dello Stato italiano. «Ovvero 160 volte di meno rispetto a quello che, proporzionalmente, le persone fisiche pagano ogni anno. Anche qui, solo annunci, ma l’effetto finale è che chi lavora e produce in Italia viene tartassato con aliquote altissime, mentre questi colossi digitali pagano aliquote che non esistono per qualsiasi cittadino italiano». Tante passerelle, il lancio della monetina, «che se l’avesse fatto un esecutivo di centrodestra o l’avesse organizzato Rocco Casalino, intellettuali e pensatori avrebbero parlato di “italietta stereotipata”», e poco più. Per Malan, gli slogan che Draghi ha lanciato durante il G20, possono «dare certamente prestigio, ma la realtà quotidiana è quella che gli italiani continueranno a vedere nelle bollette altissime e nei posti di lavoro che fuggono in quei Paesi che possono emettere qualsiasi cosa nell’atmosfera, non solo CO2, ma sostanze ben più dannose». Fratoianni, dopo aver riascoltato le parole di chiusura del vertice, conclude invece che «la dichiarazione finale del G20 è qualcosa che sta a metà tra la delusione e l’imbarazzo».

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