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La provocazione di Greta, l’accordo sul fossile e l’impegno in extremis dell’Italia: cosa è successo oggi alla Cop26

04 Novembre 2021 - 19:59 Giada Ferraglioni
Nel quinto giorno di lavori, a Glasgow i Paesi discutono di energia rinnovabile: il racconto del summit punto per punto

È difficile dire se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Arrivati alla quinta giornata di lavori alla Cop26 di Glasgow – quella dedicata all’energia rinnovabile – gli scenari che si aprono sono incerti. La scienza disegna una situazione climatica più che compromessa, ma i leader globali si lanciano in proclami incoraggianti. In apertura dei lavori l’Onu ha presentato l’Adaptation Gap Report, che dimostra come gli impegni presi finora non siano nemmeno lontanamente sufficienti a raggiungere l’obiettivo dei +1,5°C. Ma qualora venissero rispettate tutte le promesse fatte al summit, sono gli stessi scienziati a riconoscere la concreta possibilità che l’aumento della temperatura resti sotto i 2 gradi centigradi. L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha dichiarato che le promesse fatte durante la Conferenza, se completamente mantenute, limiterebbero il riscaldamento globale a 1,8°C. Nel frattempo, però, le emissioni globali di anidride carbonica stanno tornando ai livelli pre-pandemici, come spiegato nel rapporto annuale di Global Carbon Project.

Cosa è successo oggi

In cima alla lista degli avvenimenti di oggi, 4 novembre, c’è l’annuncio dell’accordo tra 25 paesi – Italia inclusa – per cessare entro il 2022 i sussidi alle fonti fossili estere. Tra i big ad averla firmata ci sono gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito e la Danimarca. Ne sono rimasti fuori la Cina, l’India, la Russia, la Francia e la Germania. C’è stato anche un altro importante annuncio, quello dell‘accordo tra più di 40 paesi per abbandonare il carbone dalle fonti di energia nei prossimi anni. La buona notizia, però, se ne trascina dietro due cattive. In primis, non c’è ancora un accordo sulla data: non si sa entro quando porteranno a termine la transizione. In secondo luogo, i principali inquinatori del mondo – Stati Uniti, Cina, India e Australia – che non hanno firmato il patto. I passi avanti dei grandi paesi – come quello sui finanziamenti – ne comportano ancora troppi indietro, e persino il presidente della Cop26 Alok Sharma ha ammesso è necessario fare molto di più.

L’immagine del giorno

Fino a poche ore fa, i Paesi che avevano firmato l’accordo sullo stop ai finanziamenti nel fossile al di fuori dei propri confini erano 24. L’aggiunta dell’Italia è arrivata all’ultimo momento, tanto che stamattina, nella presentazione dell’accordo, non era segnata nella mappa.

Il tweet del giorno

Mentre nelle stanze della Cop continuano a svolgersi accordi e annunci, l’attivista per il clima Greta Thunberg continua a lanciare le sue provocazioni. Questa non è più una conferenza per il clima, ha scritto su Twitter. «E’ il festival del greenwashing del Nord del mondo. Una celebrazione lunga due settimane dei soliti affari e di bla bla bla».

Cosa si è deciso finora

  • Accordo sullo stop alla deforestazione: i 114 Paesi nei quali si estende l’85% delle foreste globali hanno promesso di interrompere la pratica entro il 2030;
  • Accordo sul taglio delle emissioni di gas metano, 80 volte più impattante sull’ambiente della Co2: 105 Paesi si accordano per tagliarle del 30% entro il 2030. In Ue non firmano Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Lettonia, Lituania e Romania;
  • Impegno sui finanziamenti al Sudafrica: Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Unione europea stanziano 8,5 miliardi per la transizione ecologica del Paese sudafricano.
  • Accordo contro i finanziamenti all’industria fossile: 25 Paesi, tra cui Italia, Stati Uniti e Canada, si impegnano a interrompere tutti i progetti da loro finanziati all’estero su combustibili fossili entro la fine del 2022;
  • 40 Paesi si impegnano a uscire dal carbone: 23 paesi si impegnano per la prima volta a eliminarlo dalla produzione energetica. Tra questi ci sono Indonesia, Vietnam, Polonia, Corea del Sud, Egitto, Spagna, Nepal, Singapore, Cile e Ucraina. A non firmare l’accordo sono invece Australia, India, Cina e Stati Uniti.

Il video di Open

Immagine di copertina: EPA/ROBERT PERRY

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