Cop26, primi segnali contro i combustibili fossili: da 100 Paesi -30% di emissioni da metano entro il 2030. «Eviteremo 200 mila morti»

Se questo obiettivo venisse raggiunto, si eviterebbero anche migliaia di visite di emergenza legate all’asma e oltre 20 milioni di tonnellate di perdite di raccolto all’anno. La diretta del secondo giorno dei lavori della Conferenza Onu sul clima

Oggi, 2 novembre, è il secondo giorno dei lavori della Conferenza Onu sul clima, la Cop26. La giornata si è aperta con l’annuncio di un accordo per la deforestazione entro il 2030: ad accettarlo ci sono i governi di 28 Paesi che possiedono complessivamente l’85% delle foreste mondiali. Tra questi Brasile, Cina, Indonesia, Repubblica Democratica del Congo e Russia. Una parte dei 19,2 miliardi di dollari sarà destinati agli Stati in via di sviluppo ripristinare i terreni danneggiati, affrontare la piaga degli incendi boschivi e sostenere le comunità indigene. «Dobbiamo fermare la devastazione delle foreste» del globo, ha detto il premier britannico Boris Johnson formalizzando l’annuncio dell’impegno internazionale a interrompere il processo di deforestazione sul pianeta entro il 2030.


L’impegno di 80 Paesi sul metano

Dalla Cop26 di Glasgow arriva uno degli impegni ufficiali per la lotta al cambiamento climatico: sono 100 i Paesi che hanno aderito all’iniziativa globale mirata a ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030. A farlo sapere è stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: «Ridurre il potente gas serra di un terzo rispetto ai livelli del 2020 rallenterà immediatamente il cambiamento climatico», ha detto la presidente durante la conferenza. Se questo obiettivo venisse davvero raggiunto, si eviterebbero oltre 200mila morti premature, centinaia di migliaia di visite di emergenza legate all’asma, e oltre 20 milioni di tonnellate di perdite di raccolto all’anno. Sono le stime della Coalizione per il clima e l’aria pulita e del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, secondo quanto diffuso in una nota dall’Unione europea.


Biden: «9 miliardi contro la deforestazione»

«Il governo Usa si è impegnato a lavorare con il Congresso per stanziare fino a 9 miliardi di dollari sino al 2030 per conservare e ripristinare le foreste nell’ambito del piano contro la deforestazione annunciato alla Cop26». Il presidente americano Joe Biden ha pronunciato queste parole parlando a Glasgow, dove i potenti della terra stanno discutendo sugli sforzi da attuare per la salvaguardia del pianeta.

Von der Leyen: «Un miliardo di euro per le foreste»

La presidente della Commissione europea annuncia «un miliardo di euro per l’impegno globale sulle foreste». Durante la Cop26 l’intervento di Ursula von der Leyen ha anche parlato di 250 milioni per il bacino del Congo. «I consumatori europei ci stanno dicendo sempre più chiaramente che non vogliono consumare prodotti che sono causa di deforestazione o degradazione delle foreste», ha continuato la presidente, «per questo presenteremo presto un regolamento per affrontare la deforestazione che ha come fine le produzioni dell’Ue». Von der Leyen ha parlato anche di una partnership con i Paesi produttori e dell’impegno della Commissione «nel finanziamento di un miliardo di euro per il Global forest pledge».

L’annuncio del fondatore di Amazon

Il fondatore di Amazon Jeff Bezos ha annunciato che donerà due miliardi di dollari all’Africa per i terreni danneggiati dai cambiamenti climatici. L’annuncio è stato dato durante un evento a cui il milionario ha partecipato con il principe Carlo: «Noi dobbiamo conservare quello che abbiamo – ha affermato Bezos -, dobbiamo ripristinare ciò che abbiamo perduto e far crescere ciò di cui abbiamo bisogno senza degradare il pianeta a danneggiare le generazioni che verranno». Se è vero che «un totale di due terzi delle terre africane è degradato», per il milionario, è possibile ancora intervenire: «Ripristinare le terre – ha detto – può migliorare la fertilità del suolo, far aumentare i raccolti, incrementare la sicurezza alimentare, rendere l’acqua più disponibile, creare lavoro e dare spinta alla crescita economica».

Il caso della ministra disabile israeliana

La ministra dell’energia israeliana Karine Elharrar non ha potuto partecipare ai lavori del primo giorno di Cop26 perché la sede dell’evento era inaccessibile alle persone in sedia a rotelle. Per due ore – secondo quanto ha spiegato l’ufficio della ministra ai media del suo paese – gli organizzatori della Cop26 hanno impedito ad Elharrar, che soffre di distrofia muscolare, di entrare nel compound con l’auto con cui era arrivata. Le è stato quindi offerto di usufruire di una navetta ma successivamente si è scoperto che questa era non idonea al trasporto delle persone in sedia a rotelle. A questo punto ad Elharrar non è rimasto che tornare nel suo albergo ad Edimburgo. «È stata una condotta scandalosa e non sarebbe dovuta avvenire», ha denunciato la ministra. L’ambasciatore della Gran Bretagna in Israele Neil Wigan si è scusato in un tweet con Elharrar.

Foto copertina da: Twitter

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