Quello studio di Oxford che NON esamina l’associazione tra miocardite e infarto miocardico dopo i vaccini

Nessuna ricerca dimostra che vaccinarsi è un fattore di rischio rilevante di contrarre patologie cardiache. Anche se qualcuno sostiene il contrario

Ci segnalano un post pubblicato nel gruppo Telegram Studi scientifici: VACCINI e SARS-CoV-2 riguardante uno studio apparso sulla rivista Oxford Academic lo scorso 29 settembre presentato come «il primo e il più grande nel suo genere ad esaminare l’associazione temporale tra le vaccinazioni COVID-19 e gli eventi cardiaci avversi». Gli autori dello studio si propongono di «valutare le complicanze cardiache associate alla vaccinazione COVID-19 in un’analisi combinata dello studio di coorte della nostra istituzione e della revisione sistematica», ma non esaminano l’incidenza di tali complicazioni (notoriamente insignificante rispetto ai benefici dei vaccini), bensì che tipo di pazienti ne sono colpiti, senza accertare se tali correlazioni sottendano un effettivo rapporto causale. Parliamo in particolare di miocardite, associata maggiormente ai giovani dai ricercatori, e infarti miocardici, correlata maggiormente ai più anziani.

Per chi ha fretta:

  • Lo studio di Oxford non esamina direttamente l’associazione tra vaccini e eventi avversi quali la miocardite e l’infarto miocardico.
  • I ricercatori dalla loro analisi suggeriscono che i giovani sono maggiormente associati alla miocardite e gli anziani all’infarto miocardico.
  • In generale altri ampi studi hanno accertato che tali eventi avversi, ammesso che siano realmente dovuti ai vaccini, hanno una incidenza talmente bassa, che il rapporto rischi-benefici continua a essere notevolmente a vantaggio dei vaccinati rispetto ai non vaccinati.

Analisi

Facciamo subito notare che gli autori della condivisione nel gruppo Telegram tralasciano diversi dettagli riportati dagli autori dello studio, come il numero effettivo di casi, mentre il contesto più ampio delle vaccinazioni effettuate nei Paesi d’origine non è oggetto della ricerca, essendo focalizzata nel comprendere il tipo di paziente che manifesta i presunti eventi avversi cardiaci.

«I nostri risultati hanno dimostrato che i pazienti che sviluppavano manifestazioni cardiovascolari associate alla vaccinazione COVID-19 erano prevalentemente di sesso maschile – continua il testo riportato nella condivisione – Quelli con miocardite erano più giovani e tendevano a presentarsi 72 ore dopo la vaccinazione, mentre quelli con IMA [infarto miocardico acuto] erano più anziani e in genere si presentavano 24 ore dopo la vaccinazione. La maggior parte dei pazienti che si sono presentati con miocardite ha sviluppato sintomi dopo la seconda dose di vaccinazione, mentre la maggior parte dei pazienti con IMA ha sviluppato sintomi dopo la prima dose».

Il post Telegram che ha diffuso lo studio.

Il contesto mancante

Riportiamo ora le parti salienti dello studio, con tutti i dettagli omessi dalla condivisione del gruppo Telegram:

«Sono stati studiati pazienti consecutivi ricoverati in un ospedale terziario a Singapore tra il 1 gennaio 2021 e il 31 marzo 2021, con l’insorgenza di manifestazioni cardiache entro 14 giorni dalla vaccinazione COVID-19. – continuano i ricercatori – Trenta pazienti sono stati inclusi nella coorte dello studio, di cui 29 con diagnosi di infarto miocardico acuto (IMA) e 1 con miocardite. Cinque pazienti hanno sviluppato insufficienza cardiaca, due hanno avuto uno shock cardiogeno, tre sono stati intubati e uno ha avuto mortalità correlata al sistema cardiovascolare».

«Inoltre, è stata eseguita una revisione sistematica, con i database PubMed, Embase, Research Square, MedRxiv e LitCovid accessibili dall’inizio fino al 29 giugno 2021. […] Nella revisione sistematica, sono stati inclusi 16 studi con 41 miocardite e 6 casi di IMA. […] Nell’analisi aggregata della coorte dello studio e della revisione sistematica, 35 pazienti avevano IMA e 42 miocardite».

«Quelli con miocardite erano più giovani e tendevano a presentare 72 ore dopo la vaccinazione, mentre quelli con IMA erano più anziani e in genere presentavano 24 ore dopo la vaccinazione. La maggior parte dei pazienti che si sono presentati con miocardite ha sviluppato sintomi dopo la seconda dose di vaccinazione, mentre la maggior parte dei pazienti con IMA ha sviluppato sintomi dopo la prima dose».

«Nell’analisi aggregata della coorte di studio e la revisione sistematica dei dati pubblicati di 77 pazienti, 35 avevano IMA e 42 avevano miocardite. La maggioranza erano uomini e i pazienti con miocardite erano più giovani dei pazienti con IMA. […] Questa analisi aggregata dei pazienti che si presentano con manifestazioni cardiache a seguito della vaccinazione COVID-19 evidenzia le differenze tra miocardite e presentazioni di IMA in associazione temporale con la vaccinazione COVID-19».

Riportiamo anche la parte della tabella allegata allo studio relativa al numero di casi esaminati per Paese. Globalmente le miocarditi sono 42; gli infarti miocardici 35:

Oxford Academic | Acute myocardial infarction and myocarditis following COVID-19 vaccination.

Un esempio emblematico: i casi di miocardite in Israele

Nella ricerca israeliana dello scorso agosto da noi trattata in un precedente articolo – che riguardava proprio lo studio dell’incidenza di eventi avversi cardiaci associati ai vaccini a mRNA – è risultato, sulla base di 1,7milioni di persone, che il vaccino era associato alla miocardite in un rapporto di 2,7 ogni 100mila vaccinati; mentre con l’infezione da SARS-CoV-2 tale associazione saliva a 11 su 100mila casi.

La precedente indagine dell’EMA riportava risultati compatibili con quelli dell’ampio studio israeliano, come spiegavamo in un articolo precedente:

«Tra le fonti del Comitato, c’è una recente revisione di 145 segnalazioni di miocardite e altre 138 di pericardite. Precisiamo a questo proposito che il 31 maggio 2021 sono state somministrate 177 milioni di dosi con Pfizer e 20 milioni con Moderna. In tutto si contano cinque morti correlate, tutte persone anziane e con altre patologie. Per tutti gli altri casi, gli esperti hanno notato che il decorso dei due eventi avversi è molto simile a quello tipico e può migliorare col riposo e appositi trattamenti».

Conclusioni

Lo studio di Oxford non aveva lo scopo di accertare un effettivo rapporto causale tra le segnalazioni di miocardite e infarto miocardico con le vaccinazioni. I ricercatori non misurano nemmeno l’effettiva incidenza, legittimamente la omettono, verosimilmente perché questa è stata già esaminata in altri studi, come quelli che abbiamo riportato. Gli autori cercano invece di capire che tipo di persone sembrano più a rischio, trovando che i maschi lo erano più delle femmine e che i giovani si associavano meglio alle miocarditi, rispetto agli anziani con gli infarti miocardici, tra le 24 e 72 ore dalla vaccinazione.

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Foto di copertina: JFCfilms | Immagine di repertorio.

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