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Luc Montagnier e la bufala dei vaccini a mRNA che provocano malattie neurodegenerative

25 Novembre 2021 - 15:55 David Puente e Juanne Pili
Perché l'epigenetica non c'entra niente con la vaccinazione anti-Covid

Un’intervista a Luc Montagnier, pubblicata da France Soir il 27 maggio 2021, viene proposta negli ambienti No Vax per sostenere la pericolosità dei vaccini a mRNA contro il nuovo Coronavirus. Secondo il Premio Nobel, questi sarebbero in grado di avere effetti epigenetici e di conseguenza potrebbero avere effetti nocivi nelle future generazioni. Ci troviamo di fronte alla variante di una vecchia teoria che vede i vaccini a mRNA capaci di alterare il genoma umano, più volte smentita soprattutto a fronte di una totale mancanza di prove in ambito scientifico utili a sostenerla.

Per chi ha fretta

  • Non risultano basi biologiche per sostenere che i vaccini a mRNA possano causare mutazioni genetiche, men che meno ereditarie.
  • Vaers, che raccoglie le segnalazioni di eventi avversi post vaccino senza verificarle, non riporta le malattie neurodegenerative come potenziali eventi avversi.
  • Le tesi di Luc Montagnier in merito si basano sullo studio teorico di un noto No Vax per una casa editrice potenzialmente predatoria.

Analisi

Ecco la traduzione proposta nel video diffuso online:

Luc Montagnier: «Sono scandalizzato per il fatto che si vogliano vaccinare anche i bambini, perché stiamo davvero intaccando le generazioni future. Bisogna sapere che – per esempio – con il glifosato, studi recenti mostrano che ci sono effetti epigenetici. Le persone che assumono il glifosato nella dieta, trasmettono qualcosa che si manifesterà nelle generazioni successive. I figli, i nipoti, i pronipoti soffriranno, infatti questo è dimostrato nei topi per il momento, ma può essere esteso anche agli esseri umani. Quindi, ci sono effetti epigenetici, – dobbiamo pensare a questo – e dobbiamo pensare non solo a questa generazione, ma anche a quella futura. E così, l’RNA messaggero che ricevete dal vostro vaccino, può benissimo avere effetti sulle generazioni future, che non rileviamo se non li andiamo a cercare».

Xavier Azalbert: «Quindi si tratta della persistenza – potremmo dire – di queste sostanze che iniettiamo senza conoscere realmente le conseguenze a medio e a lungo termine?»

Luc Montagnier: «Assolutamente… L’RNA è una totale incognita, e proclamare la vaccinazione obbligatoria per tutti è una follia. È una follia vaccinale a cui sono contrario, assolutamente. Non sto dicendo che tutti dovrebbero morire per il vaccino, ma un certo numero di persone soffrirà per il vaccino, e questo non è accettabile».

Xavier Azalbert: «Dunque soffriranno per gli effetti collaterali, che non abbiamo ancora visto, che non abbiamo ancora misurato negli studi, perché non abbiamo abbastanza esperienza?»

Luc Montagnier: «Esattamente, ci sono effetti su diverse generazioni, forse, ma ci sono effetti sulla stessa generazione dopo 5 anni, dopo 10 anni. È abbastanza probabile, soprattutto per quelle che chiamiamo malattie neurodegenerative. Ci sono sequenze che sembrano sequenze di prioni, nell’RNA del coronavirus. E questi prioni possono ordinare, piuttosto che disordinare le proteine naturali del cervello, per modificare fino a trasformarle in prioni».

La condivisione del video dalla pagina Facebook di Heather Parisi Fan Page. Oltre 63 mila condivisioni del post ottenute dal 6 novembre 2021.

Che cos’è l’epigenetica

I vaccini a mRNA possono alterare il nostro DNA? Questo è stato uno dei cavalli di battaglia sostenuti dalle aree No Vax per convincere la popolazione a non vaccinarsi contro la Covid-19, una teoria priva di fondamento come abbiamo spiegato più volte a Open Fact-checking (qui, qui e qui).

Luc Montagnier parla di epigenetica, termine usato per «descrivere tutte quelle modificazioni ereditabili che variano l’espressione genica pur non alterando la sequenza del DNA». Non si sostiene più un intervento diretto, ma addirittura indiretto e che secondo la narrativa proposta andrebbe a colpire negativamente i futuri figli dei vaccinati con Pfizer e Moderna.

Tra i nucleotidi che costituiscono l’mRNA dovrebbero esserci le uridine (U), che in questo caso vengono sostituite con delle pseudouridine (Ψ), le quali permettono di rallentare il processo di degradazione del frammento genetico, in modo che possa assolvere il suo compito. Questo processo, dovuto ad sistema di attività enzimatiche avviene comunque.

Per quanto esistano studi preliminari i quali suggeriscono la remota possibilità che avvenga la trascrittasi inversa (conversione del RNA in DNA) nelle infezioni dovute a SARS-CoV-2, è escluso che tale fenomeno possa riguardare i vaccini. Perché questo avvenga dovrebbero essere prodotti apposta assieme a particolari enzimi, che le nostre cellule non hanno. Ancor meno probabili sarebbero delle mutazioni nella linea germinale, ovvero ereditabili.

L’esempio errato del glifosato: non siamo topi

Luc Montagnier basa la sua teoria sugli effetti che il pesticida noto come glifosato potrebbe avere nell’Uomo, ma lui stesso poi “corregge il tiro” ricordando che non ci sono prove a sostegno della tesi, essendoci solo uno studio sui topi pubblicato nel 2019 da Scientific Reports (una rivista satellite di Nature che si è rivelata avere una peer-review non proprio all’altezza di quest’ultima, come mostriamo qui e qui). Gli autori risultano essere gli stessi di un ulteriore studio pubblicato nel 2020 su Epigenetics, ancora una volta condotto sui topi.

Secondo quanto riportato in entrambi gli studi, vennero analizzati due gruppi di topi ai quali venivano somministrate, nel corso di 8-14 giorni durante il periodo di gestazione, due diverse sostanze: il primo riceveva delle dosi di glifosato e il secondo (ritenuto come gruppo di controllo) una soluzione salina. Una situazione non paragonabile a quella dei vaccini anti Covid-19 per i seguenti motivi: si tratta di due prodotti diversi che agiscono e vengono somministrati in maniera diversa, ma soprattutto non siamo topi. Bisogna ricordare che molteplici studi condotti sugli animali non trovano riscontri in una successiva sperimentazione umana.

Le “prove” di Montagnier

Luc Montagnier, dopo aver posto un esempio non attinente ai vaccini anti-Covid a mRNA, mescola opinioni e certezze. Così il Nobel inculca timori su presunte «malattie neurodegenerative», senza riportare alcuna prova scientifica: «Un certo numero di persone soffrirà per il vaccino […] ci sono effetti su diverse generazioni, forse, ma ci sono effetti sulla stessa generazione dopo 5 anni, dopo 10 anni […] Ci sono sequenze che sembrano prioni nell’RNA del Coronavirus.»

Si tratta di una vecchia bufala che vede i vaccini collegati ai «prion diseases» e altre malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e la SLA. Se ne occuparono già i colleghi di Politifact nel febbraio scorso. Tutto è partito da uno studio apparso su Microbiology & Infectious Diseases, la rivista appartiene alla casa editrice SciVision, elencata tra quelle potenzialmente predatorie nella blacklist di Jeffrey Beall. Ricordiamo che l’editoria predatoria si basa sulla pubblicazione di qualsiasi cosa, purché gli autori paghino una quota, senza eseguire alcuna peer-review.

L’autore è il noto immunologo e attivista No vax John Barthelow Classen. In precedenti pubblicazioni aveva associato i vaccini al diabete di tipo 1, mediante il rilascio di interferoni. In questa narrazione invece, Classen collega i vaccini ai prioni, degli agenti patogeni che possono modificare la conformazione delle proteine presenti nel cervello. Similmente, secondo l’autore, l’mRNA dei vaccini si comporterebbe come un prione. Tutto questo Classen lo sostiene mediante un articolo teorico, senza presentare alcuna prova.

È emblematico il fatto che l’autore non possa appoggiarsi nemmeno al Vaers, il database americano di segnalazioni spontanee degli eventi avversi. Solitamente i No vax ci vanno a nozze, perché elencano tutto ciò che avviene di sospetto a seguito della vaccinazione, senza verificare un collegamento causale. Ebbe, al momento non risultano segnalazioni di Alzheimer, SLA o malattia da prioni associate alla vaccinazione anti-Covid.

La tecnologia a mRNA viene studiata da anni

Durante l’intervista, Luc Montagnier sostiene che «L’RNA è una totale incognita». Non risulta corretto, in quanto la tecnologia utilizzata non è affatto nuova e trova riscontro in numerosi studi avviati molto prima della pandemia Covid-19.

Come riportato dal Prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e Presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca, gli scienziati che hanno messo a punto i vaccini Moderna e Pfizer «lavoravano da 20 anni sulla terapia genica e sui vaccini a RNA messaggero (mRNA) ma con altri obiettivi: trovare una cura per i tumori».

Non solo, il merito della scoperta di tale tecnologia va attribuito alla biochimica ungherese Katalin Kariko (ne parliamo qui) che dal 2014 ricopre la carica di vicepresidente della BioNTech RNA Pharmaceuticals. Fino a oggi, nessuno degli studi condotti sulla tecnologia a mRNA ha rivelato problemi come quelli paventati da Luc Montagnier.

Conclusioni

I vaccini a mRNA contro il nuovo Coronavirus non provoca malattie neurodegenerative. Quanto affermato da Luc Montagnier non trova riscontro negli studi che rispettano il rigoroso metodo scientifico.

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