Il Natale in zona gialla per 12 milioni e gli altri 15 a Capodanno: in arrivo test ai vaccinati e mascherine

Oggi l’ordinanza di Speranza porterà quattro regioni in zona gialla. Lombardia ed Emilia-Romagna potrebbero arrivarci a Capodanno. Così come il Lazio. Mentre il ministero potrebbe inasprire le regole. Per fermare la variante Omicron

Oggi il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità e l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza porteranno altre regioni in zona gialla. La Liguria e la provincia autonoma di Trento sono sicure del passaggio, così come il Veneto mentre per le Marche il passaggio potrebbe essere rinviato a lunedì 27 dicembre considerate le modalità di calcolo ministeriali. Con Friuli-Venezia Giulia, Calabria e provincia autonoma di Bolzano saranno quindi dodici milioni gli italiani che passeranno un Natale in lockdown, per quanto soft. Ci sono poi altre regioni in bilico. Come la Lombardia, che grazie all’aumento dei posti letto è riuscita a rimanere in zona bianca questa settimana. E l’Emilia-Romagna, che ieri ha superato il limite delle terapie intensive.


Un italiano su cinque in lockdown soft

Queste due regioni, insieme, assommano altri 15 milioni di cittadini. Ieri il bollettino del ministero della Salute ha contato più di 26 mila contagi, mai così tanti da marzo, e 123 vittime. Mentre la Fondazione Gimbe ha lanciato l’allarme sulla congestione degli ospedali in arrivo. Ma l’Italia, come dimostra la mappa dell’Ecdc, è comunque attualmente uno dei territori europei in cui i contagi corrono di meno. Ma nell’ultimo aggiornamento settimanale, mantengono il colore che indica un rischio intermedio, cioè il giallo, solo Puglia, Molise e Sardegna. Tutte le altre regioni sono in rosso. Con alcune chiazze rosso scuro: quelle di Valle d’Aosta, provincia autonoma di Bolzano, Veneto e Friuli Venezia Giulia, catalogate nella fascia di rischio massimo.


Anche se la variante Omicron finora non sfonda: tre casi accertati ieri nel Lazio e uno in Abruzzo per un totale di trenta a livello nazionale. Questo fornisce un certo vantaggio nel combattere la diffusione dell’epidemia, che il governo Draghi non vuole sprecare. Per questo è arrivata la stretta sui viaggiatori in arrivo. Che però potrebbe costituire soltanto l’inizio. Ieri il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Franco Locatelli ha cominciato a parlare di test del tampone necessario per accedere ai grandi eventi anche per i vaccinati. Il passaggio successivo sarà la mascherina obbligatoria all’aperto per tutti. Ma, spiega oggi il Messaggero, non c’è una vera e propria road map per il ritorno delle restrizioni. Come rivelano al quotidiano fonti del ministero della Salute, «bisogna monitorare e intervenire prontamente quando si alza il numero dei contagi e la pressione sui servizi sanitari».

Gli incontri, i cenoni, gli assembramenti

Ovvero quando gran parte dell’Italia sarà in zona gialla e qualche regione finirà in zona arancione. E sul tavolo c’è anche la riduzione della durata del Green pass. Con la nuova variante «potrebbe servire un adattamento», ha cominciato a dire il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Si parla una riduzione della durata a 6 mesi, come prospettato nelle scorse settimane. Proprio l’Ecdc ha provato ieri a sollecitare nuovi interventi: ridurre i contatti tra i gruppi sociali, usare le mascherine, telelavoro, test estesi e tracciare i contatti dei positivi. Ma anche qualcos’altro, ovvero: «prendere in considerazione la possibilità di consigliare una riduzione degli incontri intra-familiari e quelli generazionali durante le festività». In altri termini, evitare i cenoni a Natale e a Capodanno per salvarsi dal contagio.

Intanto, dopo Milano e Roma, altre città hanno cancellato le feste per evitare gli assembramenti. E al Corriere della Sera il componente del Cts Sergio Abrignani ha detto oggi che lui farà entrare in casa sua soltanto i vaccinati e ai suoi amici non vaccinati farà gli auguri al telefono. L’agenzia di stampa Ansa ha ricordato che qualcuno nel governo aveva già provato con l’ultimo decreto a rendere obbligatorie le mascherine all’aperto, ma la misura non è passata in Cdm. Anche perché si tratterebbe di un provvedimento di facciata: molti sindaci e presidenti di Regione lo hanno già introdotto con proprie ordinanze e, soprattutto, la normativa in vigore già prevede l’obbligo all’aperto in caso di assembramenti o situazioni in cui non è possibile mantenere il distanziamento.

12 milioni di cittadini non protetti

Ma l’incremento dei contagi fino a sfondare il tetto dei 30 mila contagi a Natale o subito dopo è già contato: «Ci aspettiamo un aumento, ce lo dice il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) e ce lo dicono le esperienze che arrivano da altri paesi. – ha detto ieri il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro – Siamo ancora nella battaglia e anche se abbiamo una condizione di crescita più controllata è pur sempre una crescita». Intanto, calcola oggi il Messaggero, sono 12 milioni, tra bambini e non vaccinati, gli italiani non protetti dal virus. Secondo i dati del ministero il 77,6% della popolazione ha completato il ciclo, mentre il 22% ha fatto anche la terza dose. Nella fascia 12-19 anni i non vaccinati sono 993 mila, nella fascia 20-29 sono 574 mila, nella fascia 30-39 sono 973 mila; nella fascia 40-49 sono 1,3 milioni, nella fascia 50-59 sono 1,1 milioni. Poi ci sono gli anziani per un totale di sei milioni. A cui sommare i bambini.

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