Vaccini, la terza dose riduce il rischio di morte del 90%: gli studi dei ricercatori israeliani

Le persone che si sottopongono al booster hanno un rischio morte più basso rispetto a chi si è fermato solamente al primo richiamo. Cosa dice la nuova ricerca di Tel Aviv

Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e coordinato dai ricercatori del Clalit Health Services di Tel Aviv ha dimostrato che le persone che si sottopongono alla terza dose di vaccino hanno un rischio morte più basso del 90% rispetto a chi si è fermato solamente alla seconda. Lo studio è stato fatto prima dell’arrivo della nuova variante Omicron e ha preso in considerazione oltre 800 mila ultra-cinquantenni vaccinati con due o tre dosi del vaccino Pfizer/BioNTech nei mesi di agosto e settembre 2021. Dalle analisi è emerso che il tasso di mortalità era molto basso, ma è stata notata una netta differenza tra chi aveva fatto due o tre dosi. Nel gruppo vaccinato con la dose booster sono stati registrati 1,6 decessi per milione per ogni giorno di durata dello studio, mentre nel gruppo che si è sottoposto solamente alle prime due dosi la media sale a 29,8 decessi per milione.


Il booster

Secondo quanto dichiarato dagli stessi ricercatori, è stata dimostrata una netta differenza nei due gruppi per quanto riguarda il tasso di mortalità, ma è stato anche specificato che risulta necessario fare degli studi a lungo termine per avere risposte ancora più concrete sul tema: «Il nostro studio ha mostrato che i partecipanti che hanno ricevuto un richiamo almeno 5 mesi dopo una seconda dose di BNT162b2 hanno avuto una mortalità del 90% inferiore a causa di Covid-19 a breve termine rispetto ai partecipanti che non hanno ricevuto un richiamo. Tuttavia, sono necessari studi con periodi di follow-up a più lungo termine per valutare l’efficacia e la sicurezza del richiamo». Un ulteriore studio svolto in Israele è stato coordinato dal Weizmann Institute of Science di Rehovot e ha dimostrato che la terza dose alza fino a due volte il livello di protezione contro le forme gravi di Covid-19. In questo caso la ricerca ha analizzato i dati di oltre 4,6 milioni di israeliani con più di 16 anni che hanno ricevuto due o tre dosi di vaccino tra agosto e ottobre, dimostrando che la terza dose riduce di circa dieci volte le probabilità di contrarre il virus rispetto alla seconda dose, ma ci sono delle differenze a seconda delle fasce di età da prendere in considerazione: dai 16-29 anni la riduzione è di 17,2 volte, in quella 30-39 di 9 volte, in quella 40-49 di 9,7 volte, in quella 50-59 di 12,2 volte e negli over 60 di 12,3 volte.


La terza dose riduce il rischio

Inoltre la riduzione del rischio diventa ancora più probabile a seconda della gravità con cui viene contratto il Covid-19, ad esempio si ha una riduzione di 21,7 volte nella fascia di età compresa tra 40 e 59 anni e di 17,9 volte nelle persone con più di 60 anni. Il rischio di morte, invece, si riduce di 14,2 volte. Nonostante anche questo studio dimostri l’efficacia della terza dose dal punto di vista scientifico, i ricercatori hanno specificato che ci sono ulteriori studi da effettuare per quanto riguarda la fascia di età più giovane: «Sebbene studi osservazionali suggeriscano che la dose di richiamo è efficace sia contro l’infezione sia contro la malattia grave nella popolazione anziana, l’entità della protezione di una dose aggiuntiva nei gruppi di età più giovane richiede ulteriori chiarimenti».

Immagine di copertina: Ansa

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