Filippo Tortu, campione olimpico per caso: «Ho nascosto la medaglia e alle ragazze dico che studio economia»

La medaglia d’oro nella 4×100: «Ancora oggi mi fa strano dire che sono campione olimpico»

Filippo Tortu è l’ultimo staffettista della medaglia d’oro nella 4×100 conquistata dall’Italia alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ma ancora oggi il campione olimpico ha qualche difficoltà: «Sono campione olimpico. Ancora oggi, mi fa strano dirlo». Intervistato dal Corriere della Sera Tortu oggi racconta l’impresa con Marcell Jacobs, Fausto Eseosa Desalu e Lorenzo Patta e la vita «che cambia». Il suo è stato un oro che «volevo e me lo sono preso. Non mi aspettavo di correre così veloce, non ero mai sceso sotto i 9″ nella mia frazione. A Tokyo ho fatto una cosa non banale, insomma». Ma adesso l’impresa la guarda da lontano: «Se conosco una ragazza e mi chiede cosa faccio, io rispondo: studio economia alla Luiss. Se lei si spinge oltre, se viene fuori il discorso dell’atletica e lei mi chiede qual è il mio sogno, io dico: partecipare a un’Olimpiade».


E la medaglia? L’ha nascosta: «Dove non posso dirlo. Per i ladri che leggono il Corriere e per scaramanzia. Ho disegnato una specie di mappa del tesoro, tipo: 40 passi a Est, venti a Ovest, gira intorno alla credenza, vai dritto fino al bagno… Mamma, papà e mio fratello Giacomo conoscono il nascondiglio, naturalmente, ma hanno l’obbligo di non rivelarlo nemmeno sotto tortura». E rivela un retroscena sull’ultima gara: «Prima della finale della staffetta, al campo del riscaldamento con il prof Di Mulo, me ne sono uscito con una frase così: se mi arriva il testimone giusto, vinciamo noi. Lungo i 300 metri tra la call room e lo stadio avevo un unico pensiero in testa: Filippo è l’ultima volta che fai questa strada in questa Olimpiade, non puoi non lasciare un segno, guai a te se riparti con qualche rimpianto».


Infine un pensiero ai suoi compagni: «Con ciascuno ho un rapporto diverso, e come i campioni del Mundial ’82 condividiamo una chat. Al villaggio olimpico di Tokyo ho diviso la camera 1104 con Fausto Desalu, il compagno che mi ha passato il testimone. È una delle poche persone con cui sto bene sia parlando molto che non rivolgendoci la parola: significa che il livello di confidenza è alto, cosa che non mi capita spesso. Entrambi eravamo delusi dopo le gare individuali. Ci siamo riscattati insieme. Jacobs? È un discorso venuto fuori da certe sue interviste, con Marcell ne abbiamo parlato a settembre, al Gran premio di Monza. Entrambi vogliamo vincere tanto con la staffetta, ci schiereremo nel modo migliore per riuscirci. Al prof Di Mulo ho sempre dato la mia totale disponibilità: dove mi vuole, mi mette. Ma io so che la frazione dove rendo di più, per come sono fatto, è l’ultima».

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