Filippo Bernardini alias “Il collezionista di manoscritti”: chi è l’italiano accusato di rubare i libri prima della pubblicazione

29 anni, lavorava in una sede di Londra della casa editrice Simon&Schuster. Per leggere gli inediti in anteprima aveva creato oltre 160 identità false

Nell’agosto 2021 Reeves Wiedeman e Lila Shapiro del New York Magazine hanno firmato The Spine Collector, un’inchiesta su un collezionista di manoscritti. Una figura che più di una volta era riuscita a procurarsi i libri prima della loro uscita senza poi farci niente. Nessuno spoiler nei siti specializzati, nessun tentativo di rivendita nel dark web, nessuna azione per sabotare il lancio del volume. I giornalisti non avevano trovato il nome del colpevole e nemmeno capito il motivo che lo spingeva a compiere questi furti. Nell’articolo si chiedevano: «Spionaggio? Vendetta? O una completa perdita di tempo?». Oltre a Wiedeman e Shapiro il ladro di manoscritti aveva sulle sue tracce anche gli investigatori dell’Fbi che dopo cinque anni di indagine sono riusciti a smascherare la sua identità e arrestarlo a New York. L’Arsenio Lupin della letteratura si chiama Filippo Bernardini: è italiano, ha 29 anni, una laurea in cinese e lavora nell’ufficio diritti di Londra della Simon&Schuster, casa editrice statunitense.


Il metodo e le false identità

Gli agenti hanno svelato il metodo: Bernardini riusciva a intercettare i manoscritti prima che venissero pubblicati fingendosi un’altra persona. Sono state scoperte almeno 160 identità false riconducibili a Bernardini. Studiava la sua vittima, sceglieva accuratamente il profilo da interpretare, preparava una mail falsa e poi piombava sulla sua preda. La maggior parte dei colpi venivano fatti via mail: questo collezionista di testi inediti creava un indirizzo fasullo, magari modificando di poco una mail ufficiale. Gli bastava cambiare il dominio o sostituire qualche carattere per lanciare il primo approccio verso le sue vittime. Metodo banale, certo. Ma era nell’interpretazione del personaggio che Bernardini svelava il suo talento. Nelle ultime ore stanno arrivando diverse testimonianze di chi è entrato in contatto con lui. Una di queste è Eva Ferri, editrice di Europa Edizioni. Al Corriere della Sera ha spiegato che il ladro sapeva esattamente come parlare: «Usava le nostre stesse abbreviazioni. Con noi ad esempio ha usato “ms” per dire manoscritto. Aveva il tono giusto, sapeva sempre a chi scrivere e in che lingua».


Le vittime e la ricerca di un movente

C’è un passaggio che in tutta questa storia non è ancora chiaro: il movente. Gli agenti dell’Fbi non hanno ancora capito cosa abbia spinto Bernardini a costruire un sistema tanto complesso assumendosi rischi così grandi. Ora infatti è accusato di frode telematica e furto aggravato di identità: rischia fino a 20 anni di carcere. Al momento non sembra che da tutte queste operazioni abbia ricavato qualche vantaggio economico. C’è solo qualche ipotesi: mitomania, ossessione o ricerche di mercato. L’elenco delle sue vittime contiene però alcuni degli scrittori più noti degli ultimi anni, da Dan Brown a Margaret Atwood. Da segnalare anche un tentativo di furto all’italiana Elena Ferrante. Aveva cercato di procurarsi prima della sua uscita La vita bugiarda degli altri, romanzo uscito nel 2019. Quella volta però la sua mail non era andata a segno

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