Zona arancione: le sei regioni a rischio da lunedì 24 gennaio e la proposta di addio ai cambi di colore

Nove hanno superato o stanno per superare i parametri per il cambio di colore. Ieri un errore nel bollettino: il picco rettificato

La zona arancione è sempre più vicina. Nonostante gli incrementi dei posti letto e le richieste di riforma del bollettino e dei criteri per i cambi di colore, nove regioni hanno già superato o si avviano a superare i parametri. E sei sono a rischio per venerdì, giorno dell’ordinanza del ministero della Salute. Il Friuli-Venezia Giulia, il Piemonte e la Sicilia hanno già parametri da zona arancione mentre Abruzzo, Calabria, Lazio, Liguria, Marche, Toscana e provincia di Trento rischiano di sforarli entro venerdì. Ma la Cabina di Regia dovrebbe fermarsi con i dati a domani. E questo farebbe risparmiare il cambio di colore ad alcuni territori. Intanto la Valle d’Aosta chiede una deroga per non finire in rosso.


L’errore nel bollettino

Ieri il bollettino dell’emergenza Coronavirus ha annunciato il picco dei contagi con oltre 228 mila positivi. In serata è però arrivata una rettifica sui dati della Puglia. In regione erano stati contati oltre 28 mila casi, ma i positivi nelle ultime 24 ore sono stati invece “solo” 12.414. I restanti 16.175, secondo quanto fatto trapelare ieri dal ministero della Salute, arrivano da riconteggi di casi diagnosticati con tampone antigenico rapido dal primo gennaio 2022. La correzione non avrà comunque alcuna conseguenza sul calcolo settimanale dell’incidenza. Anche sui 434 morti la Sicilia ha fatto sapere che 70 dei suoi decessi comunicati risalgono ai giorni precedenti e non erano stati registrati in precedenza. Sono invece calati i ricoveri in terapia intensiva.


In zona arancione per ora si trova solo la Valle d’Aosta che ha però il 57% di occupazione delle aree mediche e il 24,2% delle rianimazioni. È quindi a un passo dalla zona arancione, visto che la soglia per l’area a maggiori restrizioni è il 30%. Repubblica scrive oggi che le due soglie le hanno già scavalcate Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Sicilia. Mentre l’Abruzzo le ha raggiunte ma non ancora superate. Vicine ai numeri dell’arancione ci sono anche le Marche e la provincia di Trento. Queste sono le sei regioni a rischio cambio di colore per lunedì 24 gennaio. Mentre Calabria, Liguria e Toscana si trovano in situazione migliore. Anche i dati Agenas certificano la pressione in aumento nei reparti Covid in 14 regioni.

La situazione del Trentino

A certificare la situazione sempre più difficile del Trentino è stato ieri il presidente della Provincia Maurizio Fugatti: «I ricoveri nelle ultime 24 ore sono elevati rispetto alla media delle scorse settimane, con 151 pazienti nei reparti Covid e 21 in terapia intensiva. Il livello per l’eventuale zona arancione è pari a 156 ricoverati. Se non ci dovesse essere un calo domani o dopodomani il passaggio è molto probabile». Anche in Abruzzo la situazione peggiora: il tasso di occupazione dei posti letto è arrivato ieri al 20% (+1%) per le terapie intensive ed è al 30% per l’area non critica, a fronte di soglie limite pari esattamente al 20 e al 30%. Sul fronte contagi, l’incidenza settimanale per centomila abitanti è stabile a 1.964 (soglia limite 150).

Intanto la Lombardia da domenica ha attivato 280 posti in più in terapia intensiva. Con 267 ricoverati la percentuale di occupazione è scesa al 14,75%, rispetto al 17,1% del 14 gennaio, quando i posti occupati erano 262. Si allontana così il raggiungimento della soglia del 20% per il passaggio alla zona arancione. Quello delle terapie intensive è infatti al momento l’unico parametro che consente alla Lombardia di restare in zona gialla. L’aumento delle terapie intensive segue quello deciso nelle scorse settimane per i posti in area medica, dove la percentuale di occupazione sfiora il 35%. Nel Lazio ieri l’assessore alla Salute Alessio D’Amato ha detto di non aspettarsi cambi di colore per questa settimana: il rischio c’è comunque nelle prossime.

Chi vuole cancellare i colori

Intanto la Conferenza delle Regioni si riunirà oggi per approvare il protocollo sullo sport. Ma sul tavolo degli enti locali c’è la richiesta numero uno al governo. Ovvero la cancellazione del sistema dei colori e/o la revisione del sistema con cui vengono conteggiati i ricoverati in ospedale. E cioè distinguere i ricoverati Covid dai pazienti che entrano nei nosocomi per altri motivi e poi si scoprono positivi. La Lombardia ha già annunciato di voler fornire i dati disaggregati. Sul tavolo anche la richiesta di modifica della quarantena. E quella di far rimanere in servizio gli operatori sanitari positivi per ovviare alla mancanza di personale negli ospedali.

Una richiesta bollata come irresponsabile da Filippo Anelli della Fnomceo: «Se venisse attuata, tanto varrebbe abolire l’obbligo di vaccinazione». Anche il maggior sindacato dei medici, l’Anaao Assomed la definisce “sciagurata”: «Provocherebbe danni alla salute, trasformando i reparti ospedalieri in cluster di contagio, non possiamo proprio consentirlo». Il ministro della Salute Roberto Speranza ha già aperto al confronto sulle modifiche. Ma non vuole cancellare il sistema dei colori.

Il Dpcm sui negozi senza Green pass

Ed è in arrivo anche il Dpcm sui negozi in cui si potrà accedere senza Green pass base. Doveva essere licenziato ieri da Mario Draghi, ma alla fine è arrivato l’ennesimo rinvio. Il decreto ministeriale indicherà quelle attività «necessarie al soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona» alle quali si potrà accedere senza la Certificazione Verde Covid-19: i negozi che vendono generi alimentari, compresi i mercati e gli ambulanti, le farmacie, le parafarmacie, gli studi medici e veterinari. E ancora: laboratori di analisi, negozi di ottica e per acquistare pellet o legna per il riscaldamento.

Escluso dal Green pass sarà anche tutto il settore dei carburanti, le edicole e i negozi di beni essenziali all’interno dei centri commerciali. Resta invece l’obbligo per le librerie e per i tabaccai. Una scelta criticata dalla Federazione italiana tabaccai: «Ogni giorno entrano in tabaccheria 13 milioni di persone – sottolinea il presidente Giovanni Risso – Tutti ricordano che siamo rimasti aperti anche durante il lockdown, perché servizi essenziali per i cittadini, anche per pagamenti. Imporre ora il Green pass sarebbe una complicazione ulteriore per la vita dei cittadini e per gli stessi esercenti».

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