Piace a tutti, da Di Maio a Meloni: Elisabetta Belloni, carta coperta per Quirinale e Palazzo Chigi

di OPEN

Il suo nome viene considerato da Movimento 5 Stelle, Pd e molte aree del centrodestra. Sullo sfondo restano forti le candidature di Casini, Draghi e Casellati

La situazione a 30 ore dall’inizio della prima votazione per il Quirinale è ancora molto incerta, anche se ieri sera sono arrivati i primi elementi certi, con il ritiro della candidatura di Silvio Berlusconi e lo stop contestuale da parte del leader di Forza Italia dell’ipotesi Mario Draghi. Questo secondo elemento, meno atteso del primo, ha fatto fregare le mani a molti protagonisti della partita: Berlusconi ha detto quello che altri speravano, frenando la candidatura dell’attuale premier. La cosa non dispiace certo a Giuseppe Conte (in un M5s diviso), ma neanche al Pd e a Matteo Renzi. Inoltre la rinuncia del Cavaliere dà ora mani libere ai due più giovani (e più forti) leader del centrodestra. Matteo Salvini e Giorgia Meloni possono trattare in campo aperto. Già, ma cosa può succedere a questo punto? È inutile continuare a ricamare sulle divisioni all’interno dei 5 Stelle, o sulle incertezze e l’ordine sparso nel Pd. Anche perché questa, mutatis mutandis, è la stessa situazione che c’è nel centrodestra. Dove sulla carta rimangono le candidature di Elisabetta Casellati presidente del Senato e di Letizia Moratti vice presidente della Lombardia, che però paiono per motivi diversi piuttosto deboli.


Le chance di Casellati

Beninteso le due, e soprattutto la Casellati, restano carte spendibili: oltretutto la presidente del Senato rischia di diventare capo dello Stato reggente se il 3 di febbraio, giorno in cui spira il settennato di Sergio Mattarella, non sarà stato ancora eletto il successore. Ma in realtà nel frastagliato mondo dei grandi elettori e di coloro che ne tengono le fila non c’è nessuno che pensa che ci si spingerà così lontano, perché il rischio sarebbe di far crollare tutto, compresa la legislatura. Come tutti sanno questo è il vero asse della sfida del Quirinale, vincere o perdere, ma questo parlamento deve restare in piedi fino al 2023, quando la maggior parte dei deputati e senatori dirà addio al seggio.


L’ipotesi Draghi

Per questo ci vuole una soluzione solida per la successione a Mattarella (che non resterà neanche sotto tortura, nonostante le residue speranze di molti) E allora chi c’è in campo? Quali sono i nomi papabili? C’è Casellati: si è detto, può essere il candidato di bandiera e istituzionale del centrodestra, che metterebbe in difficoltà il resto dei grandi elettori, proprio perché non è una protagonista dello scontro politico, che la renderebbe divisiva, ed è comunque la seconda carica dello Stato. E c’è ancora comunque il nome di Draghi, perché pur se indebolito dai no e dai forse delle varie forze politiche rispetto all’ipotesi della sua candidatura, il premier arresta sempre la figura e di riferimento e di garanzia a livello internazionale di questo momento dell’Italia, e comunque sicuramente di alto profilo: ma la sua forza paradossalmente è il suo elemento di debolezza per i partiti che tra un anno si giocano la sopravvivenza e la vittoria alle elezioni, dopo questa lunga fase anestetizzata della lotta.

I pro e contro di Casini

Restano per questo sia per il Quirinale sia per il Palazzo Chigi due nomi molto diversi tra di loro, e in queste ore prendono sempre più quota: da una parte uno dei parlamentari di più lunga navigazione, pur se ancora 66enne, Pierferdinando Casini. Conosciuto da tutti, simpatico a molti, per lui è certo difficile, quasi impossibile, usare l’aggettivo “divisivo”. Ma questo è anche il suo limite, di essere stato tra i fondatori del centrodestra berlusconiano, poi tra gli artefici del tentativo di nuovo centro con Rutelli e Fini, per poi essere eletto senatore nelle liste del Pd: per chi si intesta le battaglie per il nuovo (a cominciare dal Movimento 5 Stelle, che pur divisissimo è il gruppone di maggioranza relativa tra i mille grandi elettori) è difficile digerire una soluzione di questo tipo.

L’apprezzamento trasversale per Belloni

E allora rimane l’altro nome che in queste settimane è timidamente apparso come riserva sia per Palazzo Chigi sia per il Quirinale: una donna stimata da tutti, tecnica ma molto a conoscenza dei meccanismi della politica, che ha servito il paese soprattutto dai ruoli diplomatici del Ministero degli Esteri. Si chiama Elisabetta Belloni, ed è il caso più unico che raro di una figura di cui nessuno parla male e, ancor più difficile, di cui praticamente tutti i protagonisti della politica esprimono forte apprezzamento. L’unico vero ostacolo a una sua candidatura alla sostituzione di Draghi o a quella di Mattarella deriva dalla posizione che recentemente le è stata assegnata, cruciale ma anche molto delicata, e che – per usare un eufemismo – non fa certo curriculum nell’ascesa in un paese democratico ai ruoli istituzionali più importanti, visto che da pochi mesi è alla guida dei servizi segreti. Ma in queste ore il suo nome viene considerato sia nel Movimento 5 Stelle sia nel Pd sia in molte aree del centrodestra. Aspettiamo e vedremo: le elezioni presidenziali sono facili da raccontare, ma solo a posteriori.

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