Quirinale, l’accordo per salvare l’alleanza di governo passa da una donna. Belloni in pole position ma fioccano i no

Giuseppe Conte e Matteo Salvini hanno dichiarato di essere al lavoro su una presidente. Letta frena l’entusiasmo: «Accordo non semplice»

Il governo lavora per una presidente della Repubblica donna. E il nome “non divisivo” per salvare la maggioranza potrebbe essere quello di Elisabetta Belloni. La notizia di un possibile accordo su una candidata arriva dopo il vertice del tardo pomeriggio tra Matteo Salvini, Enrico Letta e Giuseppe Conte. Durante il punto con i giornalisti, il segretario della Lega ha annunciato di star lavorando per avere «una donna al Quirinale» e, poco dopo, il presidente del Movimento 5 stelle ha confermato le intenzioni del gruppo. «Ho l’impressione – ha detto Conte – che ci sia la possibilità che questo accada». Il centrosinistra, il M5s e la Lega si erano seduti al tavolo con l’intento di ragionare su una rosa di nomi che potesse portare a una chiusura a stretto giro della partita del Colle. L’incontro arriva dopo il cambio di rotta del centrodestra, inizialmente intenzionato a scegliere un candidato di coalizione, provocato dal fallimentare tentativo su Elisabetta Casellati. La presidente del Senato non ha raggiunto il quorum durante la quinta votazione, tenutasi nella mattinata di oggi.


L’ipotesi Belloni si fa più concreta

«Il centrosinistra ha perso l’occasione di eleggere il primo presidente della Repubblica donna della storia dell’Italia», ha detto Salvini nel punto stampa. «Ma sto lavorando ancora perché ci sia comunque una donna: non faccio nomi o cognomi. Ma mi auguro che domani il Parlamento dia dimostrazione di rapidità e concretezza». Al momento, l’ipotesi più probabile è appunto Belloni, prima donna a capo degli 007 italiani e diplomatica stimata da tutte le parti politiche. Il suo nome è salito alla ribalta ancora prima dell’inizio delle votazioni, quando ancora si parlava della candidatura di Silvio Berlusconi – poi ritirata dallo stesso ex premier a due giorni dal primo scrutinio. Pur godendo del rispetto bipartisan, il ruolo di Belloni a capo dei Servizi segreti (assegnatole da Draghi a maggio del 2021) ha fatto inizialmente storcere il naso a quasi tutti i partiti, Pd compreso.


Ma fioccano i no

Stasera Matteo Renzi ha subito ribadito il suo «deciso no», commentando che «in una democrazia compiuta, il capo dei servizi segreti in carica non diventa presidente della Repubblica, se non lasciando tuti gli incarichi e candidandosi davanti a tutti i cittadini».

Anche in alcune aree del Movimento c’era stata un po’ di insoddisfazione iniziale, considerando la sua vicinanza a Luigi di Maio, con il quale ha lavorato insieme durante il suo ruolo da segretaria generale del Ministero degli affari esteri. Nella serata di oggi, è arrivata però la benedizione di Beppe Grillo, che salda l’asse Conte-Salvini. Benvenuta «Signora Italia, ti aspettavamo da tempo. #ElisabettaBelloni», ha twittato.

Dopo la notizia della sua possibile nomina, hanno fatto muro anche Forza Italia (impegnata nel vertice con Salvini) e Leu, che vedono come «inopportuna» la candidatura del capo dei servizi segreti. Allo stesso modo, per Leu« non è accettabile che la presidenza della Repubblica e la guida del governo siano affidate entrambe a personalità tecniche e non politiche». Per Giorgia Meloni, che non ha mai disdegnato l’ipotesi Belloni, si tratta però di attacchi personali e non politici: «Ecco a voi la latente misoginia italiana», ha scritto in una nota la presidente di Fratelli d’Italia. «Quando esce il nome di una donna per un’alta carica si assiste a un fuoco di sbarramento di una violenza inaudita».

Letta: «Accordo non semplice»

E infatti, tra tre partecipanti al vertice, è Letta quello che frena gli entusiasmi. Pur dicendosi ottimista sul risultato finale, ha detto di non vederla una faccenda «semplice». Da quanto ha voluto far intendere, i dubbi non si risolveranno nelle prossime ore. Lo stesso Conte, consapevole dei problemi ancora in piedi, ha fatto sapere che il Movimento ha posto sul tavolo «anche altre eccellenze femminili, solide e super partes». Uno dei nomi alternativi più forti è sicuramente Marta Cartabia, attuale ministra della Giustizia, seguita da Paola Severino, ex ministra della Giustizia del governo Monti Il segretario dem sta tentando anche di non darla vinta così facilmente al centrodestra, che per settimane si è arroccato nella coalizione sottraendosi al dialogo su un nome condiviso dalla maggioranza. «I primi 5 giorni abbiamo girato a vuoto e, a causa del centrodestra, abbiamo iniziato a parlare tardi», ha detto Letta. «Non sarà semplice perché gli accordi si muovono su due perimetri: quelli della maggioranza di governo e quello delle coalizioni. La soluzione passa per un’intesa in cui siamo tutti vincitori».

Immagine di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI

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