Quirinale, la tela di Draghi: così il premier punta al quinto scrutinio per un’elezione “a sorpresa”

SuperMario non ha abbandonato l’idea di salire al Colle. E attende l’esito della quarta votazione per scoprire le carte

Mario Draghi tesse la tela. Mentre il centrodestra lo allontana dal Quirinale proponendo tre nomi alternativi e puntando sul quarto (ovvero quello di Elisabetta Casellati), il premier rimane in contatto con Enrico Letta ma anche con Matteo Salvini. Lavorando su un orizzonte alternativo a quello del centrodestra, che guarda alla quarta votazione per scoprire le carte. Se il candidato di Salvini, Meloni e Berlusconi non dovesse farcela, è il ragionamento, potrebbe tornare in gioco la sua candidatura al Colle. L’Happy end, dal punto di vista dell’ex presidente della Banca Centrale Europea, prevede uno stallo fino a giovedì e l’annuncio a sorpresa di Letta e Salvini venerdì.


Lo scenario di SuperMario al Colle

Ma lo scenario che porta SuperMario al Colle non è così liscio. Anche se c’è chi, come Gianfranco Micciché, sostiene che il veto nei confronti di Draghi porterà alle elezioni. Ovvero alla prospettiva che tutti ad oggi vogliono rifiutare. Ieri, raccontano i retroscena, ha continuato a sentire i leader dei partiti ma non si è incontrato con nessuno. Nemmeno con Sergio Mattarella che si trova a Roma. A mezzogiorno si è assentato per pranzare a casa. Poi ha lavorato a Palazzo Chigi fino a sera sui dossier internazionali e sull’emergenza Coronavirus. Ha però sentito Salvini, come ha confermato lo stesso leader della Lega specificando che non si è parlato di poltrone e ministeri.


Eppure il problema è sempre quello. Ovvero il governo di dopo se Draghi sale al Colle. È questo che blocca l’ascesa di SuperMario. Perché il centrodestra accetterebbe uno scambio di posti tra Quirinale e Palazzo Chigi soltanto in cambio di un nuovo esecutivo a trazione Lega e magari con Fratelli d’Italia dentro. Un’offerta ancora più difficile da rifiutare se si guarda allo scenario alternativo: un inquilino del Quirinale pronto a sciogliere le camere anche anticipatamente e a portare il paese alle elezioni. Intanto ieri un editoriale su Le Monde intitolato “Mario Draghi al centro del gioco” tornava sulle prospettive del premier. Ricordando che Draghi è stato «designato alla testa del governo per orchestrare l’applicazione del piano di rilancio europeo, che attribuisce all’Italia più di 300 miliardi di euro per combattere lo shock economico della pandemia».

Una prospettiva incompiuta

Il capo del governo italiano, secondo il giornale francese, «si è mostrato all’altezza della situazione, mentre l’Italia ha ritrovato, grazie a lui, un posto di primo piano nell’equilibrio dei poteri a Bruxelles. Meglio ancora, grazie all’arrivo dei fondi europei, sembra in grado di mettere in cammino le famose riforme strutturali che l’Italia fa tanta fatica a portare avanti da un quarto di secolo. Il tutto, mantenendo un livello di popolarità molto elevato (più del 60% delle opinioni favorevoli)». E quindi «il presidente del Consiglio deve ascoltare le preoccupazioni dei suoi sostenitori, e sacrificare le sue ambizioni personali sull’altare dell’interesse superiore dell’Italia? Per ora, Mario Draghi non sembra aver deciso in questo senso».

Il suo “calcolo”, secondo Le Monde, è basato sul fatto che «fra qualche mese il Paese entrerà in campagna elettorale e che normalmente tale periodo è fatale ai governi di unità nazionale» ed è «quasi impossibile fare riforme in tale contesto». Ma d’altra parte, «se Mario Draghi dovesse inciampare nella sua ricerca dell’elezione presidenziale, nessuno gli assicurerebbe di poter continuare ad avere le mani libere per governare. E anche se oggi è nel pieno della sua potenza, fra qualche mese, qualche settimana, qualche giorno, potrebbe essere cacciato da partiti che non avrebbero più bisogno di lui…».

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