«Non chiediamo al parlamento di risolvere qualcosa che è dentro di noi. Sulla parità di genere abbiamo ancora molto da fare». Giuliano Amato, tra i nomi più “quirinabili” della recente storia d’Italia, ha parlato in una conferenza stampa dopo la sua elezione a presidente della Corte Costituzionale. Amato ha affrontato il tema della disparità di genere, ancora presente in Italia ed emersa in questi giorni nelle difficoltà del Parlamento a eleggere una donna alla presidenza della Repubblica. «Continuiamo a non essere pari», ha detto. «Continuiamo a vedere la donna dalla cintola in giù. Noi maschi abbiamo di che vergognarci». Ma il problema, ricorda, non è solo della politica: è culturale. «Spesso i ragazzi sono privi di una identità cui ancorarsi e le trovano nella cultura del macho, nell’impossessamento nei confronti di ciò che hanno davanti», ha detto il neopresidente della Consulta. «Una questione grossa come una casa: famiglie che non comunicano, una comunità che non funziona, adulti che si assentano e che spesso sanno solo difendere il loro figlio qualsiasi cosa abbia fatto». Amato ha anche risposto a una domanda sulla possibilità di eleggere in maniera diretta il Capo dello Stato. «Certo, presenta diversi benefici, tra i quali quello che si risolverebbe in un giorno e non come sta accadendo ora», ha detto. Ma «a quel punto cosa succederebbe ai poteri del Capo dello Stato? Sarebbero ancora poteri di garanzia?» Un cambio di rotta in questo senso, in ogni caso, per Amato non cambierebbe da solo le cose.
Immagine di copertina: ANSA/ETTORE FERRARI
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