Cosa è successo al deposito di petrolio di Belgorod: le accuse dei russi e la non-smentita di Zelensky

Kiev ha negato la responsabilità dell’attacco ma il presidente dell’Ucraina oggi dice: «Mi dispiace, non parlo dei miei ordini come comandante». Intanto saltano fuori nuove ipotesi, ecco quali

Quello che è accaduto l’1 aprile potrebbe avere pesanti ripercussioni sui negoziati tra Russia e Ucraina per mettere fine alla guerra scatenata da Putin. Ieri, infatti, è stato attaccato – con due elicotteri militari di Kiev dotati di razzi S 8 che hanno volato a bassa quota sfidando i cieli dello zar – un deposito petrolifero nella città russa di Belgorod, vicina al confine ucraino. A dirlo è stato il governatore della regione Vyacheslav Gladkov, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters. Un incendio che ha ferito due lavoratori mentre alcune aree della città al confine con l’Ucraina sono state subito evacuate. Già due giorni fa la struttura era stata colpita con un attacco che, in quel caso, aveva presi di mira un deposito di armi. Secondo l’agenzia di stampa russa Tass, otto sono i serbatoi di petrolio incendiati. Inviati sul posto almeno 170 vigili del fuoco affiancati da 50 mezzi necessari per spegnere il rogo. Sgomberati i residenti nelle case vicine al deposito. Immediato l’attacco di Mosca secondo cui Kiev sarebbe l’unico responsabile dell’attacco al deposito petrolifero in Russia.


Cosa ha detto Zelensky oggi

Il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino, Oleksiy Danilov, alla tv nazionale avrebbe detto: «Per qualche motivo dicono che siamo stati noi, ma secondo le nostre informazioni questo non corrisponde alla realtà». Poi è arrivato il commento della Casa Bianca che ha specificato di non essere in grado di commentare le accuse di Mosca contro Kiev ribadendo, però, che «qui c’è un solo aggressore, e questo è il presidente Putin e l’esercito russo ai suoi ordini». L’Ucraina, dal canto suo, ha negato di essere responsabile dell’accaduto. Oggi 2 aprile, però, Zelensky ha fornito una risposta che sembra essere quasi una rivendicazione: «Mi dispiace, ma non parlo dei miei ordini come comandante, leader di questo Stato. Ci sono cose che condivido solo con le forze armate quando parlano con me».

Le altre ipotesi sull’attacco

Ma sui media italiani circolano anche altre ipotesi. La più accreditata è quella che, se non fossero stati davvero gli ucraini a colpire Belgorod, allora potrebbero essere stati gli stessi russi per alzare il livello di tensione e per far saltare i negoziati in corso proprio in questi giorni. Insomma, si sarebbero auto-sabotati ma con un obiettivo ben preciso: non arrivare a un accordo di cessate il fuoco. Lucio Caracciolo, ospite di Otto e mezzo su La7, intanto, ha formulato tre ipotesi sull’attacco al deposito di petrolio: «Potrebbero essere elicotteri mandati da Zelensky, potrebbero essere russi che si sono autobombardati per propaganda o possono essere ucraini che hanno disobbedito a Zelensky, qualcuno che non è contento che vada a trattare con Putin e vuole ritardare». Caracciolo è il direttore della rivista italiana di geopolitica Limes.

Foto in copertina di repertorio

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