Il Copasir e il viaggio di Salvini a Mosca: il piano di Capuano e l’incontro con l’ambasciatore russo

Sotto la lente il ruolo del consulente Antonio Capuano. Il silenzio di Draghi e i malumori nella Lega

Il Copasir valuta l’apertura di un dossier sul viaggio per la pace di Matteo Salvini in Russia. E mette sotto la lente il ruolo di Antonio Capuano, ex deputato di Forza Italia e nuovo consulente di politica estera del Capitano. Il Corriere della Sera fa sapere oggi che le mosse di Capuano con l’ambasciata russa per l’organizzazione della missione del leader della Lega a Mosca potrebbero presto finire sul tavolo del presidente del comitato di controllo dei servizi segreti italiano Franco Gabrielli. Intanto il componente del Copasir Elio Vito (Forza Italia) dice di aver presentato un’interrogazione a Draghi e Di Maio. Chiede di sapere se il premier e il ministro degli Esteri fossero informati del viaggio di Salvini a Mosca e se queste iniziative non rischino di «compromettere la nostra sicurezza». E il quotidiano Domani scrive che Salvini avrebbe incontrato l’ambasciatore russo all’insaputa di Draghi.


Bagagli e biglietti già pronti

Nel retroscena firmato da Monica Guerzoni si spiega che il governo Draghi ha deciso di non reagire all’iniziativa del leader della Lega nonostante bagagli e biglietti fossero già pronti. E questo perché a parte l’atlantismo di Enrico Letta e del Partito Democratico, il premier nota che i principali leader che sostengono il suo esecutivo, da Salvini a Berlusconi passando per Conte, non hanno grande simpatia per Kiev. Draghi però non ha convocato Salvini per un chiarimento. E non ha intenzione di entrare nella querelle mentre si avvicina il 21 giugno. Ovvero il giorno in cui si discuterà la risoluzione parlamentare sulle armi in Ucraina. La missione per la pace di Salvini a Mosca, secondo la ricostruzione di Capuano, doveva prevedere una serie di mosse per portare Putin e Zelensky al tavolo dei negoziati.


Ovvero, come ha raccontato lui stesso ai quotidiani: individuazione di una località per intavolare le trattative di pace; ruolo di garanzia dell’Italia, della Francia e della Germania; cessate il fuoco; viaggio di una altissima personalità nelle zone interessate. Un quadro «profondamente inquietante» per il Partito Democratico: «Antonio Capuano non lavora a nessun titolo formale nello staff di Salvini, né ha incarichi di natura pubblica, ma ha una consulenza con l’ambasciata russa», hanno dichiarato in una nota Enrico Borghi e Lia Quartapelle, rispettivamente responsabile Sicurezza ed Esteri della segreteria nazionale del Partito Democratico. «In tutti i casi, il buon nome dell’Italia e del suo governo non possono essere offuscati. Salvini chiarisca al Presidente del Consiglio, al Parlamento e agli italiani la natura della propria iniziativa».

L’incontro con l’ambasciatore russo

Il quotidiano Domani intanto scrive che dopo cinque giorni dall’inizio dell’invasione il leghista e il suo consulente hanno cenato con Sergey Razov all’ambasciata di Roma. Capuano ha smentito, mentre l’ambasciata ha confermato: ol rendez vous è avvenuto di sera, presso l’ambasciata a Roma, dove Razov ha organizzato una cena per il capo della Lega. Il quotidiano riportala reazione di Palazzo Chigi: «Non sappiamo nulla dell’incontro, sarebbe grave anche perché sarebbe avvenuto dopo l’invasione dell’Ucraina». E anche quella di Mosca: «Non possiamo dire nulla sul contenuto del colloquio tra Salvini e Razov».

Antonio Capuano e la Lega

Intanto emergono altri dettagli sulla figura del consulente Capuano. Repubblica racconta oggi che la sua candidatura con Forza Italia arrivò perché in quel collegio arrestarono per camorra il direttore di una Asl pochi giorni prima delle liste nella circoscrizione Napoli 4. All’epoca era soltanto un diplomato come perito elettronico, solo dopo si è laureato nelle università digitali. Oggi è titolare di un incarico di diritto internazionale pagato mille euro l’anno presso l’università di Tor Vergata. Oltre ad “assistere ambasciate” in qualità di avvocato.

E di certo oggi il suo nome è diventato un problema anche all’interno della Lega. Dove l’ala governista vede con sempre maggiore perplessità un leader che non è più al primo posto dei sondaggi e nel frattempo appare sempre più confuso. Dallo stato maggiore, assieme alla difesa di prammatica del leader, viene sottolineato che qualsiasi iniziativa va presa di concerto con il governo. Il ministro Giancarlo Giorgetti parla di «proposte suggestive», sottolineando che in ogni caso c’è bisogno di «muoversi di concerto con il governo». Gli altri mordono il freno.

Foto copertina da: Virgilio

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