Boris Johnson si salva, respinta la sfiducia sul Partygate per un pugno di voti

211 i voti a favore del primo ministro, 148 i contrari

Il primo ministro britannico Boris Johnson rimane a capo del governo. Il parlamento ha respinto la mozione di fiducia nei suoi confronti. BoJo resta a capo del partito conservatore britannico grazie ai 211 voti a favore ricevuti (ma ben 148 contrari, la maggioranza era 180), e almeno per ora, non perderà il posto al 10 di Downing Street, anche se la spaccatura è ampia. La votazione è arrivata in seguito allo scandalo Partygate che ha travolto Johnson. Si è arrivati al voto poiché è stata superata la soglia del 15 per cento dei deputati conservatori che l’hanno richiesto alla Camera dei comuni, ovvero 54. Lo aveva annunciato il deputato Sir Graham Brady, presidente del Comitato dei parlamentari conservatori. Tecnicamente, il voto è stato sul ruolo di Johnson quale leader di partito, ma in caso di sfiducia di oltre la metà dei suoi (180 deputati) si sarebbe dovuto dimettere anche come premier. Un portavoce del primo ministro aveva affermato che il voto sarebbe servito a porre fine alle speculazioni sulla sua leadership: «Stasera c’è l’occasione per concludere questo stillicidio e consentire al governo di tracciare una linea e andare avanti. Il primo ministro accoglie con favore l’opportunità di parlare del suo caso ai membri del parlamento»


Le parole di Johnson ai deputati tory: «Recuperiamo l’unità»

Prima del voto il primo ministro britannico si è rivolto ai deputati che formano la sua maggioranza chiedendo loro di confermarlo leader del partito. Johnson ha scritto una lettera a ciascuno dei parlamentari conservatori per poi parlare loro singolarmente nel discorso tenuto a Westminster. «Oggi abbiamo la chance di mettere fine a settimane di speculazioni mediatiche e di tornare a portare avanti questo Paese, da subito, come un partito unito» ha dichiarato BoJo. Il primo ministro ha continuato, dicendo che questo «è il momento di mettere un punto e poi concentrarsi su ciò che davvero conta». L’inquilino di Downing Street ha ricordato il trionfo tory alle elezioni del 2019, «il più grande degli ultimi 40 anni», e le sfide affrontate dal suo governo, come la «lunga crisi post Brexit» e la pandemia da Covid-19. Johnson ha chiuso guardando alle prove che aspettano il Regno Unito, tra cui il carovita e la guerra tra Russia e Ucraina.


Il Partygate la pietra dello scandalo

Il voto su Johnson arriva dopo mesi di polemiche e malumori in seno al suo partito legati alle conseguenze del Partygate. Lo scandalo ha visto il primo ministro britannico essere coinvolto insieme ai suoi collaboratori più stretti in evidenti violazioni delle regole anti Covid tra il 2020 e il 2021, compreso il lockdown obbligatorio. Mentre il Paese era travolto da contagi e decessi alle stelle, Johnson si intratteneva in eventi e feste tutt’altro che solitarie. Una questione sfociata anche nella multa inflitta dalla polizia direttamente al premier, che è diventato così il primo capo di governo in carica colpito da un provvedimento simile nella storia britannica. Per tutte queste ragioni i Tories continuano a registrare un riscontro più che negativo nei sondaggi attuali e degli ultimi mesi.

Cosa potrebbe succedere

«Il numero delle lettere di sfiducia inviate da deputati ribelli al Comitato 1922 è salito a 54 nel corso del week-end», ha fatto sapere Graham Brady, il presidente di un organismo interno al gruppo Tory incaricato di raccogliere iniziative simili e d’indire nel caso le votazioni sul leader di turno. «Diversi contestatori hanno fatto in modo che la loro adesione fosse formalizzata non prima di domenica pomeriggio, in modo da far scattare l’annuncio dopo la fine dei quattro giorni di celebrazioni pubbliche del Giubileo di Platino senza turbare la grande festa per i 70 anni di regno della regina Elisabetta», ha continuato. Se Johnson supererà indenne il voto di stasera con meno di 180 voti ostili tra i suoi sarà al riparo da un altro voto di sfiducia interno al partito almeno per un anno, «a meno di cambiamenti di regole»., come spiega anche Brady. Sulla carta il primo ministro sembra di poter contare ancora sulla fiducia di più della metà dei deputati Tory. Lo scrutinio però sarà segreto e quindi soggetto a incognite che potrebbero essere fatali per il governo dell’attuale inquilino di Westminster.

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