Taglio del cuneo e più soldi in busta paga da settembre: cosa c’è nel decreto di luglio di Draghi

Il nuovo provvedimento avrà una durata di quattro mesi. L’ipotesi di intervenire su chi guadagna 20 o 35 mila euro l’anno

Un taglio di quattro punti percentuali del cuneo fiscale nelle buste paga con meno di 35 mila euro di reddito. Per quattro mesi, ovvero da settembre a dicembre 2022. In attesa di renderlo strutturale con la legge di bilancio 2023. Questo è il piano del governo Draghi per il decreto di luglio. Che conterrà anche gli aiuti alle famiglie sulle bollette e sulla benzina. E che potrebbe quindi arrivare a pesare per più di dieci miliardi di euro. Con l’incognita delle coperture: un ulteriore aumento della tassazione sui profitti delle aziende energetiche dal 25 al 30% porterebbe due miliardi nelle casse dello Stato. Ovvero proprio quello che basterebbe per il cuneo. Ma con l’incognita di dover trovare le risorse per il resto delle coperture. Basterà l’incremento del gettito Iva?


Sconti su benzina e bollette

Con ordine. Il nuovo decreto di Draghi conterrà la conferma dello sconto sulla benzina e sul diesel. Ovvero i 30 centesimi in meno che hanno consentito finora agli automobilisti di respirare dopo il conto del benzinaio. Il costo di questa misura è stato calcolato in un miliardo al mese. Visto che lo sconto sulle accise scade l’8 luglio, per coprire fino alla fine dell’anno ci vorranno quindi sei miliardi. Un piano meno ambizioso, che prevede la copertura degli ultimi tre mesi, lo porta a 3. Poi ci sono le bollette. Con il taglio agli oneri di sistema e lo sconto del 5% sull’Iva per il metano domestico. Anche qui il governo vuole confermare le misure. Per un costo totale di 6,5 miliardi.


Infine, il taglio del cuneo. Il Messaggero oggi spiega che si interverrà sui dipendenti che guadagnano meno di 35 mila euro l’anno. Che beneficiano già oggi di un taglio dello 0,8% che potrebbe raddoppiare arrivando all’1,6%. L’intenzione del governo è di renderlo operativo per i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre. La misura avrebbe un costo di 2,5 miliardi e porterebbe altri 70-80 euro nelle tasche dei lavoratori, per un totale di quasi 200. E l’intenzione è di renderlo strutturale con la prossima finanziaria.

Il cuneo da tagliare

Il taglio del cuneo però potrebbe anche finire per concentrarsi soltanto sui redditi bassi. Abbassando l’asticella dei beneficiari a 15-20 mila euro. Per ora il governo esclude di attivare altro deficit per finanziare le misure. Ma altre ipotesi sono sul tavolo. Come quella di recuperare altre risorse dalla prossima riforma dell’Irpef. Intanto però sorge un problema sul bonus 200 euro. Il governo aveva detto che sarebbe stato erogato in automatico. Ma secondo i Consulenti del Lavoro non è così. L’articolo 31 del decreto 50 del 2022, ossia il decreto-aiuti che ha introdotto la una tantum da 200 euro, spiega che «tale indennità è riconosciuta in via automatica» dal datore di lavoro nella busta paga di luglio. Ma aggiunge: «previa dichiarazione del lavoratore di non essere titolare delle prestazioni di cui all’articolo 32, commi 1 e 18».

Per ottenerlo il lavoratore dovrà quindi presentare un’autocertificazione che attesti che lui non abbia ricevuto il bonus perché in famiglia ha un percettore del reddito di cittadinanza o perché titolare anche di una pensione. A riceverlo in automatico quindi al momento saranno i pensionati, i percettori del Reddito di cittadinanza, e i disoccupati che percepiscono la Naspi o la DisColl, visto che ci penserà l’Inps ad accreditare le somme a queste categorie. Tutti gli altri dovranno compilare un’autocertificazione.

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