Le mascherine sul lavoro restano, «forti raccomandazioni» anche nel privato: cosa può cambiare dal 30 giugno

Dal vertice di giovedì prossimo tra il governo e le parti sociali è previsto un accordo per una «forte raccomandazione» a indossare la mascherina sul luogo di lavoro. Ma dai sindacati cresce la pressione per allentare ulteriormente le restrizioni

Sull’utilizzo delle mascherine nei luoghi di lavoro la «posizione del governo è la solita, ovvero una forte raccomandazione. Saranno le associazione di categoria a rinnovare o meno l’utilizzo della mascherina», ha chiarito il sottosegretario alla Salute Andrea Costa a Radio24. «Ci aspettiamo che in alcune settimane i numeri caleranno. Dalle terapia intensiva abbiamo dati assolutamente sotto controllo», ha aggiunto. Sembra essere questa ormai la linea adottata dal Governo, che dovrebbe trovare conferma nel tavolo di giovedì 30 giugno, attorno al quale ministri, imprese e sindacati si riuniranno per ridefinire le misure di sicurezza sia nel privato che nel pubblico. Cambierà e si spera si omogenizzerà il protocollo attuale (in scadenza proprio il 30 giugno) che, già da maggio, ha sollevato i dipendenti pubblici dall’obbligo di indossare le mascherine, mentre chiede ancora ai privati di mantenere il dispositivo negli spazi condivisi come gli uffici.


La trattativa tra sindacati e imprese

Il punto d’incontro, comunque, non sarà immediato. Per il Governo, che già nei giorni scorsi ha preparato una bozza da presentare alle altre parti sociali, le mascherine dovranno rimanere nelle situazioni considerate a rischio, tenendo conto dell’aumento dei contagi delle ultime settimane. Ma quali siano è ancora tutto da decidere. Probabilmente rimarranno per chi lavora col pubblico, dal negozio al mezzo di trasporto, e per coloro che svolgono mansioni a stretto contatto con i colleghi, impossibilitati a mantenere la distanza di sicurezza di due metri. Inoltre, le mascherine dovranno essere Ffp2, perché la chirurgica non è più considerata un dispositivo di protezione sui luoghi di lavoro. Per il resto, sarà il datore di lavoro a decidere se adottare misure più restrittive. E le parti sociali arrivano con posizioni diverse all’incontro. Una quota importante dei rappresentanti dei datori di lavoro vorrebbe mantenere l’obbligo in più contesti, mentre alcuni sindacati, come la Cisl, vorrebbero che in molti casi venisse eliminato. La Uil si schiera dalla parte opposta, la Cgil sta nel mezzo.


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