Covid, Ricciardi: «Numeri alti? La colpa è anche dell’Ema: tre mesi di ritardo sulla quarta dose»

Il consulente del ministero della Salute sull’aumento dei contagi: «Da valutare per settembre anche l’uso delle mascherine a scuola»

Da un paio di giorni, ormai, i contagi da Coronavirus fanno registrare meno di 100 mila nuovi positivi ogni 24 ore. Un rallentamento dell’ondata estiva che fa ben sperare per l’autunno, nonostante il numero dei morti sia ancora superiore ai 100 per bollettino giornaliero. «Si tratta comunque di una discesa lenta», ci tiene a precisare l’igienista Walter Ricciardi: «Ema ci ha fatto perdere tre mesi». Intervistato da la Repubblica, il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza include il ritardo nell’approvazione della quarta dose per le categorie più fragili tra i fattori che hanno riportato il Covid-19 a far paura. Ricciardi usa come esempio la strategia adottata negli Usa: «A fine marzo hanno avviato la campagna per gli over 50. Noi invece siamo prima partiti, ad aprile, con la campagna per gli over 80, su indicazione Ema, e solo ora allarghiamo agli over 60».


La notizia che da settembre saranno disponibili nuovi medicinali bivalenti, quindi contro il Covid-19 e la sua variante Omicron, sta facendo desistere alcuni dal sottoporsi alla nuova vaccinazione già durante questa estate. Come ricorda Ricciardi, però, «il problema adesso non è l’infezione, ma la malattia». Per questo motivo non ci sarebbe tempo da perdere: «I vaccini attualmente a disposizione sono salvavita per gli anziani. Non salvano le persone dai contagi, ma evitano la malattia grave e la morte». Se entro l’autunno si concluderà la campagna vaccinale per le categorie più vulnerabili, in autunno si proseguirà con tutte le persone per le quali «sono passati 120 giorni dall’ultima dose».


Mascherine e scuola

In vista dell’autunno, a preoccupare non è solo la questione vaccini ma anche la riapertura delle scuole. Già per gli esami di maturità e di terza media, a tenere banco è stata la questione delle mascherine. Alla fine, agli alunni venne consigliato di indossarle nei luoghi al chiuso, come nelle aule in cui sostenevano le prove, ma un vero obbligo non c’era. Per settembre, invece, quello che serve ancora è l’attuazione del protocollo sui nuovi sistemi di ricambio d’aria. «Hanno ormai due anni», afferma Ricciardi, «è incredibile che non siano ancora applicati». Per il consulente del ministro, solo con i giusti impianti di ventilazione forzata all’interno degli istituti si potrà pensare a un serio allenamento dell’utilizzo dei dispositivi di protezione.

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