Era lì quella sera del 6 settembre 2020 a Colleferro Omar Shabani, quando all’arrivo dei fratelli Bianchi assieme a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia partì il massacro che portò alla morte di Willy Monterio Duarte. Un episodio che in un’intervista al Corriere della Sera, l’amico del fratelli Bianchi descrive come «una rissa di paese. Voi non lo sapete come funziona nelle piazze di paese – dice Shabani – Ci si scontra, si fa anche a botte, purtroppo è così». Shabani, 26 anni, si trova ora agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere e spaccio di stupefacenti. Nel processo Shabani ha sempre accusato Pincarelli e Bellegia dell’omicidio di Duarte. In aula ha dichiarato che sarebbero stati loro a dare il colpo che ha ucciso il 21enne. Ma i giudici lo hanno considerato poco attendibile. Era stato lui stesso a essere intercettato mentre diceva a un amico: «I carabinieri sanno che ci siamo messi d’accordo». Ancora oggi conferma di non aver mai capito fino in fondo della gravità della situazione quella sera: «No nn c’eravamo resi conto che il ragazzo fosse morto – dice ancora Shabani – Uno esclude a priori la possibilità della morte e noi non potevamo immaginarla in quel momento».
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