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No! Non serve giurare sulla Bibbia per dimostrare di essere stati sulla Luna – Intervista a Paolo Attivissimo

13 Agosto 2022 - 07:11 Juanne Pili
Alla base di tutte le teorie del complotto ci sono meri preconcetti, il negazionismo degli allunaggi è un esempio da manuale. Ce lo spiega un esperto

Il 21 luglio 1969 Neil Armstrong è il primo uomo a camminare sulla superficie lunare. Secondo teorici del complotto, come Massimo Mazzucco, tutto questo potrebbe essere stata una finzione. Uno degli indizi che farebbe pensare a una cospirazione sarebbe – secondo la ricostruzione del regista, l’intervista che gli astronauti di Apollo 11 rilasciarono dopo il loro rientro il 12 agosto, davanti ai giornalisti venuti ad ascoltarli da tutto il mondo. Questo dovrebbe “spiegare” anche come mai «gli astronauti si rifiutarono di giurare sulla Bibbia che sono atterrati sulla luna».

Per chi ha fretta:

  • I negazionisti degli allunaggi non sono mai riusciti a presentare delle reali prove che smentissero le missioni Apollo.
  • Cercare di interpretare in senso cospirazionista i comportamenti degli astronauti durante il resto della loro vita non può sostituire la reale ricerca di prove.
  • Se si analizzano le fonti filmate, scopriamo che non vi sono indizi tali da far pensare che gli astronauti avessero partecipato a una messa in scena.
  • Le ragioni per cui in certi casi gli astronauti vedessero o meno le stelle dipendono da circostanze documentate e fisicamente spiegabili.
  • Giurare o meno su un libro sacro non dimostra assolutamente niente.

Analisi

La storia delle missioni Apollo è comprovata da innumerevoli fonti, mentre le presunte prove esibite dai teorici del complotto si sono rivelate tutte inconsistenti, quando non prodotte col mero intento di screditare l’impresa degli astronauti sulla Luna. La bufala più celebre resta quella che vede in Stanley Kubrick il regista degli allunaggi. Forse è per questo che su Facebook riescono ad avere maggior successo singole clip di documentari dove si elencano mere congetture, le quali per definizione non possono dimostrare niente. Paolo Attivissimo, che da anni si è dedicato alla ricostruzione storica degli allunaggi, sventando bufale e falsi miti in merito, spiega a Open le fallacie alla base della narrazione complottista.

Un complotto basato sul montaggio selettivo

I loro volti appaiono tesi. Ci si aspetterebbe invece di vederli radiosi e festanti. «Questa può essere una bella lezione su come creare un complotto dal nulla – continua Attivissimo -, proviamo a vedere le cose prima di tutto dal punto di vista della logica e del buon senso. Sei appena tornato dalla Luna; hai i giornalisti di tutto il mondo che ti guardano; hai l’opinione pubblica dell’intero pianeta che ti guarda; hai la responsabilità del tuo paese, che stai rappresentando». Un po’ di ansia in persone che non erano abituate a comunicare in quei frangenti è comprensibile. «Il loro compito era quello di non dire stupidaggini e non fare gaffe. Inoltre in sala ci sono gli stenografi che stanno prendendo appunti, i quali poi dovranno correre alle cabine telefoniche per riferire alle rispettive redazioni quanto è stato affermato dagli astronauti. Quindi gli astronauti dovevano scandire lentamente le loro parole, usando un tono molto chiaro».

Oggi siamo abituati a vedere, soprattutto online, persone che hanno studiato come comunicare o sono seguite da agenzie che lo fanno per loro. Sembra che non ci voglia niente per diventare influencer di punto in bianco. Ma non è sempre così, specialmente se torniamo indietro nel tempo di 50 anni. «Non erano ancora celebrità. Non erano abituate come le persone di spettacolo a stare davanti alla telecamera. Erano piloti e ingegneri il cui compito era quello di pilotare un veicolo spaziale». Senza contare che stiamo vedendo solo una parte dell’intervista, quella che il regista ha preferito mostrarci. «Arriviamo alla seconda parte del problema, che nel complottismo si vede spesso: il cosiddetto cherry picking». Ovvero, quando si selezionano solo le informazioni che confermano i nostri preconcetti, scartando tutte le altre. «In questo caso lo vediamo nel montaggio selettivo che è stato fatto. Il video della conferenza stampa integrale è piuttosto lungo, chi vuole può trovarla online con l’audio originale. All’interno ci sono momenti nei quali gli astronauti ridono, scherzano e fanno battute. Nella ricostruzione di Mazzucco non c’è nulla di tutto questo».

Perché gli astronauti abbandonarono la Nasa?

Il documentario prosegue facendo notare che gli astronauti di Apollo 11 non continuarono a lavorare per l’Agenzia spaziale, licenziandosi e isolandosi dall’opinione pubblica. «Vorrei ricordare che stiamo parlando di piloti – continua Attivissimo -, gente che viveva per volare. Cosa dovevano fare, promuoverli a direttore e metterli dietro a una scrivania? Se fossero stati davvero degli attori allora avrebbero fatto risultare un curriculum più “coerente”. Invece ognuno andò avanti per la propria strada, in alcuni casi anche in maniera controversa». Erano esseri umani. «Dopo che hai fatto la cosa più grande che potevi realizzare nella tua vita, per altro prima dei 40 anni, cos’altro puoi fare? Niente, cambierai settore. Collins finì per diventare il direttore di uno dei più prestigiosi musei americani; Armstrong tornò a fare l’ingegnere e a insegnare l’aeronautica. Immagina quelli che se lo sono trovati come insegnante. Non è vero che rifiutava tutte le interviste, se non gli facevano domande banali (“cosa hai provato? avevi paura? eccetera”) era ben felice di rispondere, specialmente se riguardavano il suo lavoro».

Il documentario sostiene che si sarebbe rifiutato di partecipare ai festeggiamenti del quarantennale del primo allunaggio. «Questa parte dimostra che l’autore non ha fatto nemmeno le minime verifiche di base. È vero che non ha partecipato ai festeggiamenti tenutisi al quartier generale della Nasa, semplicemente perché si trovava alla Casa Bianca, ospite per l’occasione del Presidente degli Stati Uniti». Aldrin è stato quello che ha avuto la vita più difficile. «Dopo aver vissuto all’interno di un sistema molto strutturato e organizzato, improvvisamente finito con Apollo 11, tornato alla vita civile è rimasto spiazzato. Come correttamente riportato nel documentario, Aldrin si ritroverà così ad avere problemi con alcol e droghe. A un certo punto è finito a vendere automobili».

I cospiratori dimenticano le stelle

A un certo punto durante la conferenza stampa interviene l’astronomo Sir Patrick Moore, il quale chiede loro se riuscivano a vedere le stelle. Secondo la ricostruzione di Mazzucco gli astronauti «sorprendentemente» negarono di aver mai visto anche solo una stella a occhio nudo. «Moore chiese se avessero visto le stelle con occhio umano dalla superficie della Luna, che ricordiamo: era illuminata a giorno». Infatti anche noi sulla Terra di giorno non vediamo le stelle. «Inoltre non c’è atmosfera, quindi sulla Luna il cielo è nero anche di giorno. Gli occhi si adattano alla luminosità intensa del Sole. Anche Collins, che si trovava in orbita lunare, non ricorda di aver visto delle stelle. Tuttavia noi sappiamo che gli astronauti dovevano usare le stelle per navigare, mediante un sestante collegato al computer di bordo. Quindi quello che stanno dicendo è che non le hanno viste a occhio nudo, ma solo attraverso il sestante».

Allora perché gli astronauti delle precedenti missioni Gemini hanno affermato di aver visto le stelle? «Sì, quando si trovavano all’altezza della parte non illuminata della Terra (lo dicono proprio nel filmato), attraverso un finestrino che non era illuminato dal Sole, riuscivano a osservare alcune stelle. Può succedere anche oggi con gli astronauti a bordo della Stazione spaziale». Anche credendo al complotto, perché avrebbero dovuto censurare le stelle o negare di averle viste? «È ridicolo: così sembra che alla Nasa lavorassero dei cretini, i quali si dimenticavano di mettere le stelle nei fondali».

Il negazionismo degli allunaggi

Abbiamo visto come i teorici del complotto, prima di elencare le loro presunte prove, effettuano ampie digressioni ricche di congetture, appoggiandosi ai pregiudizi del pubblico di riferimento. Un esempio emblematico è sicuramente il negazionismo degli allunaggi. Una disamina efficace di come si svolsero le missioni Apollo e delle fonti a supporto è sicuramente Luna? Sì, ci siamo andati, di Paolo Attivissimo, disponibile gratuitamente in formato digitale. Trovate inoltre diversi video di Massimo Polidoro, segretario del Cicap, dove si dà contesto anche alle diverse circostanze in cui gli astronauti avrebbero avuto dei comportamenti “sospetti”, secondo la mentalità complottista.

Conclusioni

Il video che circola via Facebook, con il quale i cospirazionisti vorrebbero negare le missioni Apollo e gli allunaggi, non riporta alcuna prova concreta a sostegno della teoria del complotto.

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