«Preferivo due costole rotte che farmi visitare da un ne**o». Andi Nganso, il medico di Lignano aggredito da un paziente: «È parte della quotidianità»

Andi Nganso ha deciso di denunciare la violenta aggressione razzista che ha subito da un paziente. «Mi dispiace per questo Paese»

Erano da poco passate le 4 della notte del 17 agosto. Al punto di primo soccorso di Lignano, in Friuli-Venezia Giulia, arriva un’ambulanza. Dentro trasportava un uomo di circa 60 anni che aveva lesioni multiple su tutto il corpo, bottino di una rissa. A soccorrerlo arriva il dottor Andi Nganso. «Non toccarmi che mi attacchi le malattie», gli dice il sessantenne che tra insulti e bestemmie varie afferma a gran voce: «Preferivo due costole rotte che farmi visitare da un dottore ne**o». Nganso ha 34 anni. Nato in Camerun, è arrivato in Italia a 19 anni. Ha studiato, si è laureato in Medicina e chirurgia, ha lavorato con la Croce Rossa per anni e infine ha deciso di dedicarsi alla medicina d’urgenza. Tutto questo, però, non basta a evitargli ogni giorno scene di questo tipo, più o meno violente. «Fanno parte della quotidianità. Non solo la mia, ma di chi vive come persona nera». Intervistato da Repubblica, Nganso racconta come 4 anni fa un subì una cosa del genere da un paziente di Cantù, mentre 3 anni fa, a Roma, gli scrissero insulti razzisti sulla macchina. Non c’è solo rabbia e frustrazione, c’è anche «dispiacere per un Paese che ha deciso di non evolversi, che gioca con questi argomenti ma non va oltre». Il dottore del primo soccorso di Lignano ha radici Bamileke, e si dice «profondamente orgoglioso» di questo: «È tutto limpido e splendido nella mia nerezza».


Dopo questo ennesimo episodio di razzismo, ha deciso di denunciare. «Non lo faccio per desiderio di una giustizia unicamente personale, ma per manifestare un atto di resistenza all’odio e al razzismo». Il timore del dottor Nganso è quello che questo tipo di atteggiamenti rimangano «incensurati e diventino qualcosa di socialmente accettato», facendo riferimento anche alla campagna elettorale in cui secondo lui gli animi possono infuocarsi. Ma non dà colpa solo alla destra, perché anche la sinistra ha le sue responsabilità: «Ha fatto poco». Nganso punta il dito contro l’atteggiamento «timido» di chi avrebbe dovuto battersi con più incisività su «un tema enorme come quello della cittadinanza» ricordando anche i fatti di cronaca più recenti legati al razzismo. «Nessuno dei leader della politica nazionale era a Civitanova Marche per chiedere giustizia per Alika», dice Nganso, «nessuno domani sarà a Lignano».


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