M5s, gli insulti social del candidato a Napoli Gaetano Amato: «Zelensky un cogl*one, Di Maio un pezzo di mer*a»

Se l’è presa con Biden, Draghi, Scholz, Johnson e Macron definendoli «mer*acce guerrafondaie». Critiche anche a Conte

Un altro profilo social di un candidato alle elezioni di settembre finisce nella bufera. Stavolta è il turno di Gaetano Amato, presentato dal Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale Campania 1-07 per la Camera. Sul suo profilo Facebook ha insultato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky definendolo «un cogl*one» e il presidente Usa Joe Biden per la sua gestione della guerra in Ucraina («fatti i caz*i tuoi e vattene affan*ulo tu e le tue armi»). Classe 1957, Amato è un attore noto soprattutto per la sua partecipazione a serie tv come «La squadra» e «Il grande Torino». Ha speso parole anche contro Mario Draghi, Olaf Scholz, Boris Johnson e Emmanuel Macron, definendoli «mer*acce guerrafondaie».


Ma non finisce qui. Rispondendo a un commento sotto a un post di un utente che manifestava l’intenzione di voler votare Giuseppe Conte, Amato ha scritto: «Tu non voti Conte, voti uno sconosciuto che potrebbe essere un pezzo di me*da come Di Maio». Amato è poi tornato recentemente ad attaccare il fondatore di Impegno Civico, dandogli indirettamente del maiale, e, ad agosto di quest’anno, ha scritto a proposito di Enrico Letta: «Talmente sfigato che quando passa le scale di spostano e i gatti neri si grattano le pal*e».


La replica

Raggiunto dall’Adnkronos per un commento sui suoi post, Amato ha risposto: «Il mio linguaggio colorito? Purtroppo aveva ragione Umberto Eco. Non tutti sui social sono in grado di seguire una linea intellettiva normale, purtroppo regna la superficialità totale. Bisogna far passare dei concetti seri con un linguaggio popolare, terra-terra».

I precedenti

Risalgono al 2014 le critiche a Rocco Casalino, allora responsabile della comunicazione del Movimento («Come si fa a scegliere uno così come portavoce al Senato?»). I suoi toni «coloriti» contro i politici avevano fatto notizia anche nel 2013, quando aveva attaccato Ivan Scalfarotto, allora esponente del Pd (oggi Italia Viva): «Sentire Scalfarotto dire che non vota Rodotà solo perché è stato proposto dal popolo e non scelto da lui mi fa venire voglia di andare a ricordagli a furia di schiaffoni che se prende quei soldi ogni mese è perché rappresenta il popolo e non perché è geneticamente meglio di me. Stu piezzo e m….!».

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