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Bossi e Maroni scaricano Salvini, si scatenano i bookmakers: chi sarà il prossimo leader della Lega

27 Settembre 2022 - 16:20 Maria Pia Mazza
Gli esponenti del Carroccio delle regioni del Nord in pressing sul segretario leghista per il congresso. E dopo la débâcle elettorale parte il toto-nomi per il successore del "Capitano"

I segnali di frattura nella Lega sono evidenti da mesi, malgrado siano stati dissimulati tra «no comment», sporadiche dichiarazioni sibilline, abbracci e foto di circostanza, e il continuo rinvio del congresso. E solo ora, a débâcle elettorale avvenuta e certificata sotto il 9%, per il Carroccio inizia la resa dei conti. E inizia a stringersi la morsa intorno alla leadership di Matteo Salvini, che però nel frattempo in Parlamento ha imbarcato la schiera di alcuni suoi “fedelissimi”, in modo da sminare il campo da possibili scontri che rischierebbero di minare il suo Carroccio. Ma lontano da Roma, si sa da tempo, la verità è ben altra. Il mancato riconoscimento del flop elettorale da parte di Salvini, che di fatto era atteso all’interno del partito, ma non con percentuali così pesanti, continua a infastidire i vertici leghisti delle regioni del Nord, in particolare in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. E dopo aver dato forfait a Pontida, e dopo la sua mancata rielezione dopo 35 anni in Parlamento, il fondatore della Lega, il senatur Umberto Bossi, ha deciso di parlare chiaramente: «Il popolo del Nord esprime un messaggio chiaro ed inequivocabile che non può non essere ascoltato». Certo, il padre della Lega si dice «contento» di non essere stato eletto perché aveva deciso di non candidarsi: «Mi hanno pregato e solo per il rispetto verso la militanza ho accettato». E ora Salvini e diversi esponenti leghisti, per compensare il danno anche d’immagine verso l’esterno, hanno rilanciato la proposta di far eleggere Bossi senatore a vita. Accadrà? Al Nord ci credono in pochi, non si fidano. Anche perché lo stesso Salvini, in un’intervento al Senato nel settembre 2019, richiedeva a gran voce l’abolizione dei senatori a vita: «Il senatore a vita è una figura assolutamente superata nella storia della nostra Repubblica. Lasciare a dei senatori a vita pro tempore, che vengono qua quando hanno tempo, il governo che nasce e che muore proprio no. Con tutto il rispetto. È la casta della casta».

La bordata di Maroni

Ma prima del messaggio di Bossi, si è fatto avanti un’altro storico esponente leghista, l’ex ministro Roberto Maroni che, senza mezzi termini, ha detto a chiare lettere: «È ora di un nuovo leader per la Lega. Ora si parla di un congresso straordinario della Lega. Ci vuole. Io saprei chi eleggere come nuovo segretario, ma per adesso non faccio nomi». Ma quali sono i nomi in pole per succedere alla guida del Carroccio dopo Salvini? La frattura tra la cosiddetta “Lega di governo” e “Lega d’opposizione” emersa durante il governo Draghi sembra ormai insanabile. Secondo Oddsdealer.net, fornitore di quote per i bookmaker internazionali, tra i possibili successori di Salvini in pole ci sarebbe il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che teme che la Lega possa sprofondare anche a livello locale nelle prossime tornate elettorali ed è dato a 2,41. C’è poi il presidente del Veneto, Luca Zaia, che al momento pare avere meno intenzione di farsi avanti come guida, e più propenso all’endorsement verso il “duca” Fedriga. Ma non è detto che la situazione possa capovolgersi; difatti secondo i bookmakers è dato a quota 2,88 come possibile successore di Salvini. Più remota l’ipotesi del ministro per il Turismo del governo Draghi, Massimo Garavaglia, dato a 4,16 e, infine, il titolare del Mise dell’esecutivo draghiano, Giancarlo Giorgetti, dato a 5 volte la posta. Ma la resa dei conti deve ancora avvenire e le carte in tavola potrebbero essere ribaltate, non senza eventuali sorprese. Intanto, si attende il congresso. E questa volta, i leghisti del Nord, intendono fare davvero sul serio.

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