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Cosa si sono detti Giorgia Meloni e Berlusconi sul nuovo governo: il totoministri e lo scontro sui tecnici

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L'incontro ieri per un caffè e per i nomi di Forza Italia nel nuovo esecutivo. La gara con la Lega e i posti in ballo

Prima della partecipazione della nuova premier in pectore all’assemblea di Coldiretti ieri si è svolto un incontro tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. E al di là delle parole di circostanza, l’incontro con il leader azzurro «per un caffè» insieme a Marta Fascina e Licia Ronzulli è servito per mettere a punto nomi e ruoli del nuovo governo. Per il quale c’è un problema. La nuova premier vorrebbe tecnici agli Esteri, agli Interni e all’Economia. Il Cavaliere, insieme a Matteo Salvini, dice di no. E lo scontro infiamma il totoministri. Nel quale ancora manca il ruolo per il Capitano. E così, mentre alcuni in Forza Italia accusano Meloni di voler fare un governo Draghi senza Draghi, l’istruttoria rimane al punto di partenza. Mentre sembra sfumare la possibilità di dare la presidenza di una delle camere all’opposizione.

Interni, Esteri, Economia

La Repubblica spiega oggi in un retroscena che se dipendesse soltanto da lei la partita dei ministeri chiave sarebbe già chiusa. Al Viminale andrebbe un tecnico come Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto di Salvini e promosso a Roma da Lamorgese. Oppure Giuseppe Pecoraro, eletto nelle liste di FdI. Per la Farnesina ci sarebbe un altro eletto, ovvero Giulio Terzi di Sant’Agata. Mentre a via XX Settembre la nuova premier preferisce Fabio Panetta. Che però potrebbe succedere a Ignazio Visco in Bankitalia. E allora torna in campo l’ipotesi di spacchettare di nuovo il ministero. Con il Tesoro affidato a un tecnico e l’Economia a un politico. La Lega però non si rassegna a mollare il ministero dell’Interno. Ma su questo c’è anche la concorrenza di Forza Italia. Che potrebbe spendere il nome di Antonio Tajani. Un nome buono anche per la Farnesina.

Il Corriere della Sera fa il punto sulle richieste di Fi alla Meloni. Berlusconi vuole “pari dignità” con la Lega, visti i risultati delle urne. E questo, nella traduzione dal politichese, significa almeno quattro ministeri. Di cui almeno uno di primo piano. I nomi del Cav sono Anna Maria Bernini, Licia Ronzulli, Simone Barelli, Alessandro Cattaneo, Andrea Mandelli. Per adesso Meloni nicchia. «Vedremo», risponde. Ma ha perplessità, e molte, sul “cerchio magico” del Cav. Mentre sulla presidenza delle camere la proposta di Berlusconi è semplice: una alla Lega e una a Forza Italia. Nei primi giorni della prossima settimana la lista finirà nero su bianco. E lì comincerà il conto alla rovescia per il nuovo governo Meloni.

«La lista dei ministri te la do io»

Il Fatto Quotidiano disegna invece uno scenario più complicato. Nel quale Berlusconi si impunta sulla lista dei ministri («te la do io»). E soprattutto dice che è il suo unico interlocutore nel partito. Questo significa esautorare i ruoli degli altri. In primis quello di Tajani. Mentre Salvini, sfumato il sogno Viminale, sta alzando la posta. E chiede il posto da vicepremier e una delega importante. Che potrebbero essere le Infrastrutture. Ma anche l’Agricoltura e gli Affari Regionali sono tra le richieste. Un altro nome spendibile per un ministero di peso è quello di Adolfo Urso. Che è appena tornato da un viaggio negli Stati Uniti e ieri ha incontrato il capo dell’ufficio di Zelensky Andriy Yermak. In programma, scrive oggi La Stampa, potrebbe esserci un viaggio a Kiev.

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