Iran, i lavoratori del settore petrolifero scioperano e protestano contro l’hijab obbligatorio: «È l’anno del sangue, Khamenei è finito!» – I video

I lavoratori del complesso petrolchimico di Asaluyeh: «Ci uniremo alle proteste se continuerete a uccidere e arrestare persone durante le loro proteste contro l’hijab obbligatorio. Sosteniamo la lotta popolare contro chi colpisce le donne»

Non si fermano le proteste in Iran scatenate dalla morte della 22enne Mahsa Amini, deceduta tre giorni dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab. E a quattro settimane dall’inizio della mobilitazione che ha coinvolto tutto il Paese, si sono aggiunti anche gli scioperi dei lavoratori delle raffinerie iraniane che oggi, lunedì 10 ottobre, hanno fermato la produzione in diversi siti produttivi di greggio nel Paese. Secondo quanto riferito dal Council of Oil Contract Workers, oltre 4.000 lavoratori hanno aderito allo sciopero. Tra i primi lavoratori a incrociare le braccia sono stati i dipendenti del complesso petrolchimico di Bushehr (Bushehr Petrochemical Company) situato nella città di Asaluye, nel Sud dell’Iran, al largo delle coste del Golfo Persico, ma si sarebbero registrati scioperi anche in altri impianti del Paese. E malgrado il governo iraniano continui a bloccare l’accesso a Internet, sui social media sono emersi diversi video in cui si vedono i lavoratori che urlano: «Morte al dittatore», «Morte a Khamenei!», «È l’anno del sangue, Seyyed Ali Khamenei è finito!», mentre ergono barricate di fuoco e tirano pietre per impedire alle forze antisommossa di raggiungerli.


La raffineria e le industrie petrolchimiche associate di Asaluyeh sono considerate una delle infrastrutture economiche più importanti dell’Iran e una delle principali fonti di entrate per il governo. Ma già la scorsa settimana il Council of Oil Contract Workers aveva avvertito il governo che i lavoratori avrebbero scioperato se le forze di sicurezza avessero continuato a reprimere le proteste: «Smetteremo di lavorare e ci uniremo alla gente se continuerete a uccidere e arrestare persone nella loro protesta contro l’hijab obbligatorio». In una nota, i lavoratori scrivono: «Noi, i lavoratori del settore petrolchimico, siamo uniti a tutti i cittadini dell’Iran, e ribadiamo la nostra rabbia per l’omicidio di Mahsa Amini per mano della polizia morale. Sosteniamo la lotta popolare contro chi colpisce le donne». Il governo iraniano ha negato gli scioperi dei lavoratori delle raffinerie, mentre l’agenzia di stampa iraniana Tasnim ha descritto gli scioperi come il risultato di «una disputa salariale» tra azienda e lavoratori. Nel frattempo le manifestazioni di protesta continuano. Il bilancio degli scontri tra manifestanti e polizia iraniana è di almeno 185 vittime, tra cui 19 bambini.


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