Cina, a tre giorni dal Congresso del Partito Comunista spuntano striscioni contro il governo – Foto e video

Slogan contro la strategia zero-covid e Xi Jinping, considerato «un traditore»

A meno di tre giorni dall’apertura del XX Congresso del Partito comunista cinese, a Pechino va in scena una protesta contro il governo e la sua strategia anti-Covid. Sul ponte di Sitong, vicino alla capitale, sono stati appesi alcuni striscioni di protesta. Una scena inusuale per la Cina, un Paese poco abituato a scene di dissenso, che è diventata virale sui social media. Tra gli slogan che appaiono sul ponte, si legge: «Non vogliamo test Covid, vogliamo mangiare. Non vogliamo lockdown, vogliamo essere liberi». E ancora: «Vogliamo voti, non leader. Vogliamo la dignitià, non le bugie. Siamo cittadini, non schiavi». I manifestanti hanno preso di mira anche il leader cinese Xi Jinping, che proprio questo weekend otterrà dal congresso il suo terzo mandato da segretario generale. Una circostanza che non si verificava dalla morte di Mao Zedong nel 1976. Sugli striscioni appesi oggi a Pechino, Xi viene definito un «traditore», mentre i cinesi vengono invitati a scioperare «per colpire e rimuovere i ladri dittatoriali». In alcuni video diffusi su Twitter, si vedono i manifestanti che lanciano alcuni fumogeni, con l’intenzione di attirare l’attenzione di autisti e passanti. L’area interessata dalla protesta è la zona nord-ovest di Pechino, vicina a Zhongguancun, quartiere universitario. Sul social cinese Weibo, fa sapere la Cnn, le ricerche sul «ponte di Sitong» non hanno dato risultati. Sono evaporati in poche ore gli hashtag sul distretto di Haidian, finiti nella censura del governo cinese. Un utente di Weibo aveva condiviso una foto della protesta con gli hashtag #Haidian e #minuscolascintilla, alludendo al detto attribuito a Mao Zedong, secondo cui «una minuscola scintilla può incendiare una prateria».


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