Renzi non crede alla crisi del governo non ancora nato: «Finirà a tarallucci e vino, ma nel caso noi siamo pronti»

Il senatore del Terzo Polo: se ci sarà bisogno costruiremo un paracadute anche per questa legislatura

Matteo Renzi non crede che il governo finisca in crisi prima ancora di nascere. Anche se i segnali che arrivano dalla sfida tra Berlusconi e Meloni vanno in quella direzione. Ma dice anche che nel caso succeda davvero il Terzo Polo è pronto. «Berlusconi definisce Giorgia Meloni supponente, prepotente, arrogante. Se fosse coerente dovrebbe impedire la nascita del governo. Ma finirà a tarallucci e vino, vedrà. Troppo forte il richiamo del potere», dice in un’intervista rilasciata a La Stampa. «Vedremo che faranno. Se salteranno, noi saremo pronti. Perché fare opposizione non significa insultare chi governa, ma costruire un paracadute per quando le cose vanno male. L’ho fatto con Salvini nel 2019 dopo il Papeete, l’ho fatto con Conte nel 2021 per portare Draghi, se ci sarà bisogno lo faremo anche con Meloni a tempo debito», esordisce nel colloquio con Carlo Bertini.


Il richiamo del potere

Il leader di Italia Viva respinge anche i sospetti su un ruolo del Terzo Polo nell’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato: «Abbiamo votato scheda bianca. Basterebbe la matematica per dimostrarlo: La Russa ha avuto 17 voti in più. Gli unici gruppi delle opposizioni che hanno più di dieci senatori sono Cinque Stelle e Pd. Punto. Ma la seguo sulla ripresa televisiva. Io ho impiegato cinque secondi per entrare, girarmi sul banco, piegare la scheda e uscire con la massima calma depositando la scheda nell’urna. Ho visto che alcuni siti specializzati hanno fatto una sorta di Var, neanche fosse un rigore. I miei cinque secondi sono la metà di quelli impiegati da molti senatori dei Cinque Stelle: se bastano i secondi spesi nel catafalco, diamo la colpa a loro?». E ancora: «Come è possibile che più di me si siano attardati in cabina persino esponenti della sinistra radicale come Susanna Camusso o Anna Rossomando? Vogliamo credere che la sinistra del Pd abbia votato La Russa? Dai, non scherziamo».


Infine, sostiene Renzi, dietro tutto questo c’è una ragione politica: «Io se faccio una operazione politica – e ho già dimostrato di poterne fare di ben più pesanti – la rivendico, a viso aperto. Noi non abbiamo votato Ignazio La Russa, ma il punto politico non è chi lo abbia votato, ma chi non lo ha votato. E questa è la vera notizia. Immagino che Meloni non vorrà al governo nessun senatore di Forza Italia, ribelle, adesso». Infine, un pronostico sul governo: «I conti si fanno alle Europee del 2024, non prima. Nel frattempo ci sarà da affrontare la tempesta dell’inflazione, delle bollette, delle tensioni geopolitiche».

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