Calenda conferma protesta sulle vicepresidenze: «Domani usciremo dall’Aula». E sulla giornata politica ironizza: «Aridatece Draghi»

Dopo le accuse del Terzo Polo in merito a un possibile accordo tra Pd e M5S, il leader di Azione alimenta la tensione sulle nomine. Sul centrodestra: «Reggerà sei settimane»

Durante il voto per le vicepresidenze di Camera e Senato, previsto per domani 19 ottobre, il Terzo Polo uscirà dall’aula. A confermalo ufficialmente ai cronisti è stato il leader di Azione Carlo Calenda, comunicando la sua apertura alla proposta del Partito democratico su un incontro tra le opposizioni. «Quell’incontro non aveva a che fare con le vicepresidenze ma era sull’opposizione, lo faremo comunque a valle delle vicepresidenze», ha spiegato. Nelle ultime ore le polemiche sulle nomine previste nelle prossime ore, che andranno a completare la compagine del Parlamento, hanno visto al centro il leader di Azione in merito all’accusa di un ipotetico accordo tra Pd e M5S. «Chi se ne importa delle vicepresidenze», ha aggiunto poche ore fa il leader insieme a Renzi del Terzo Polo. «La questione è politica. Ho mandato le proposte di Azione ai capi politici, ho avuto risposte da Meloni ma non da Letta». Sull’assenza del Terzo Polo in aula Calenda aveva già avvertito pochi giorni fa: «Se da qui a mercoledì non ci sono novità non parteciperemo al voto perché una delle opposizioni è esclusa dall’accordo Pd-M5S, il che fa capire che sotto traccia un’intesa tra di loro su tutto c’è già», aveva detto.


L’attacco diretto al Pd poi era continuato: «I dem non avendo più nessuna idea scelgono sulla base della consistenza elettorale. Dicono: i 5 Stelle hanno più voti andiamo con loro. Fossero i nazisti dell’Illinois farebbero lo stesso». A rispondere fa è stato lo stesso segretario del Partito Democratico Enrico Letta definendo gli attacchi del Terzo Polo «insopportabili e insostenibili», fautori di una opposizione in cui «ognuno è per conto suo». Azione intanto non indietreggia e conferma anche la richiesta di incontro arrivata dal Nazareno, sottolineando tra le altre cose come i dem «abbiano risposto ancora no alla richiesta di riconoscere al Terzo Polo una delle quattro vicepresidenze spettanti alle opposizioni». E così in segno di protesta i parlamentari guidati dalla coppia Renzi-Calenda domani 19 ottobre non saranno presenti al voto. Sulle spartizioni previste dal presunto accordo Letta-Conte le fonti rivelano la possibilità di una figura dem per Palazzo Madama, con buone probabilità il senatore anziano Bruno Astorre, e un pentastellato per la Camera dei deputati.


Il riassunto della giornata: «Aridatece Draghi»

A commentare la giornata politica in un tweet è proprio Calenda che, seppur in chiave ironica, sferra un chiaro attacco al centrodestra. L’elenco riguarda le ultime notizie provenienti dalla coalizione vincitrice delle ultime elezioni politiche. «1) La Russa ha rivendicato i busti di Mussolini; 2) Fontana si è espresso contro le sanzioni;3) Berlusconi ha riallacciato i rapporti con Putin; 4) Gasparri contro il diritto all’aborto». In aggiunta il commento: «Così questa coalizione non regge sei settimane». La conclusione poi alla nostalgia per il governo Draghi.

La chiacchierata frizione Renzi-Calenda

Tra le notizie diffuse da Carlo Calenda in queste ore concitate, c’è anche quella di una salita al Colle per le consultazioni orfano di Matteo Renzi. Dal Capo dello Stato andrà solo lui accompagnato da una delegazione di Iv. Un annuncio interpretato da molti come segno tangibile della frizione tra i due. Da entrambi i partiti piovono però smentite. Uno scenario «destituito di ogni fondamento, con Renzi ci sentiamo tutti i giorni e la delegazione di Italia Viva me l’ha data lui», chiarisce lo stesso Calenda. In Azione qualcuno spiega che Renzi forse non salirà al Colle perché in viaggio e un eletto di Iv rimarca come non sia neanche detto che alla fine non vada.

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