Il ministero della Sovranità alimentare? Tra le ironie, Slow food esulta: «Non è autarchia: perché è tema attuale»

«La nuova dicitura esprime il diritto dei popoli a decidere le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati», ha spiegato la presidente Nappini. E anche Coldiretti applaude

A poche ore dal giuramento dei nuovi ministri, il ministero chiamato dell’Agricoltura e della sovranità alimentare affidato a Francesco Lollobrigida ha scatenato non poche ironie sui social. Ma mentre l’ex presidente della Camera Laura Boldrini fa sarcasmo sull’ananas presto «fuori legge» e l’economista Carlo Cottarelli si interroga sulla legalità del baccalà dei Mari del Nord, a intervenire è la presidente di Slow Food, spiegando come la nuova denominazione scelta dal governo Meloni contenga in realtà concetti più seri. «Dire sovranità alimentare non è dire autarchia», chiarisce Barbara Nappini, «è il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici, un concetto ampio e complesso che sancisce l’importanza della connessione tra territori, comunità e cibo». E ancora: «Pone la questione dell’uso delle risorse in un’ottica di bene comune, in antitesi a un utilizzo scellerato per il profitto di alcuni». Nappini va avanti spiegando che già nel 2008 la sovranità alimentare era stata definita come «il diritto dei popoli e degli Stati a determinare democraticamente le proprie politiche agricole e alimentari». Considerato dalla presidente «un concetto quanto mai attuale oggi». Anche la stessa Slow Food si occupa, sempre secondo quanto spiegato da Nappini, di sovranità alimentare, «supportando e promuovendo in tutto il mondo i sistemi locali del cibo in grado di combattere lo spreco alimentare, di valorizzare la produzione di piccola e media scala e di proteggere la biodiversità».


Coldiretti: «Bene per aver accettato la nostra proposta sul cambio nome»

A commentare la dicitura scelta dal governo Meloni per il ministero dell’Agricoltura è anche il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. «Apprezziamo la scelta di accogliere la nostra proposta di cambiare il nome del Dicastero che significa nei fatti un impegno per investire nella crescita del settore, estendere le competenze all’intera filiera agroalimentare, ridurre la dipendenza dall’estero, valorizzare la biodiversità del nostro territorio e garantire agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità». Durante l’intervento alla Fiera zootecnica di Montichiari il discorso sull’istituzione del nuovo Ministero dell’Agricoltura e Sovranità alimentare guidato da Lollobrigida è andato avanti: «La pandemia prima e la crisi energetica ora hanno dimostrato la centralità del cibo e l’importanza di garantire l’autonomia alimentare del Paese in uno scenario globale segnato da distorsioni commerciali, accaparramenti e speculazioni che mettono a rischio gli approvvigionamenti».


Il presidente ha continuato citando alcuni dei fondamentali obiettivi che il governo Meloni dovrà perseguire nell’ambito della produzione agricola: «Ottimizzare l’impiego dei fondi del Pnrr e ammodernare la rete logistica, difendere i 35 miliardi di fondi europei per l’agricoltura, combattere l’etichetta Nutriscore, l’arrivo del cibo sintetico in tavola e gli accordi internazionali sbagliati che penalizzano il Made in Italy». Ma anche: «Fermare l’invasione di cinghiali e realizzare un piano invasi per garantire acqua in tempi di siccità sono gli impegni che ci aspettiamo dal nuovo Governo». Uno dei primissimi passi secondo Prandini dovrà essere quello «sui rincari dell’energia che mettono a rischio una filiera centrale per le forniture alimentari delle famiglie che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio».

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