Iran: seconda condanna a morte per le proteste dopo l’assassinio di Mahsa Amini. Teheran: «Abbiamo arrestato agenti francesi»

L’accusa è quella di aver «terrorizzato le persone per strada usando un coltello, dato fuoco alla moto di un cittadino e aggredito un individuo»

Una seconda persona è stata condannata a morte per le proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda morta lo scorso 16 settembre sotto custodia della polizia morale iraniana dopo esser stata fermata perché non indossava correttamente l’hijab. Si tratta della seconda sentenza a morte in tre giorni: lo ha reso noto Mizan Online, l’agenzia dell’Autorità giudiziaria. L’accusa rivolta al condannato dalla giustizia iraniana è quella di aver «terrorizzato le persone per strada usando un coltello, dato fuoco alla moto di un cittadino e aggredito un individuo con un coltello». Domenica scorsa la stessa pena era stata inflitta a un uomo accusato di «aver appiccato il fuoco a un edificio governativo, di aver disturbato l’ordine pubblico, di essersi riunito e di aver cospirato per commettere un crimine contro la sicurezza nazionale e di essere nemico di Dio e della corruzione sulla terra». Nonostante i tentativi di repressione, le proteste contro il governo iraniano continuano in tutto il Paese. Ieri, 15 novembre, la popolazione locale è scesa ancora una volta in strada nell’area nord di Teheran per chiedere il rovesciamento del regime. Intanto il ministro dell’interno iraniano Ahmad Vahidi ha detto che alcuni agenti dei servizi segreti francesi e un gruppo con membri legati all’Isis sono stati arrestati durante le proteste: «Ci sono altri stranieri in arresto, alcuni di loro hanno avuto un ruolo più importante nelle rivolte, in ogni caso, la Magistratura affronterà i loro casi come prevede la legge. I nemici hanno tentato di creare insicurezza in Iran e di fermare il progresso scientifico del Paese. Ma hanno fallito».


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