Ginnastica, l’audio del procuratore federale Rossetti incaricato delle indagini: «Il padre della ragazzina rompe troppo»

La registrazione fornita a Repubblica dal genitore di un’ex atleta mette in imbarazzo una delle figure centrali nella gestione della vicenda da parte della Federazione

Non si fermano le indagini sulle denunce di violenza psicologica arrivate dalle ginnaste della ritmica: a Desio e a Brescia sono terminate da pochi giorni le audizioni di allenatori, atlete e staff. L’obiettivo era quello di valutare eventuali presupposti per provvedimenti disciplinari seri nei confronti della Federazione. Ma è proprio su una delle figure fondamentali di queste indagini, il procuratore Michele Rossetti, che ora emergono dettagli che, se confermati, porrebbero non pochi dubbi sulla serietà delle valutazioni in atto. Scelto prima per ascoltare le ex atlete Nina Corradini e Anna Basta a Roma, e pochi giorni fa a Desio, per capire di più dalle ginnaste dell’attuale Nazionale e da tutto lo staff di Emanuela Maccarani cosa accade davvero nell’importante accademia, Rossetti nel 2018 avrebbe cercato di insabbiare una grave testimonianza su maltrattamenti avvenuti su un’atleta minorenne. A riferire quanto accaduto è il quotidiano Repubblica, citando un audio fornito dal padre della ginnasta, Sergio Marchetti. Quando la figlia Giada, ora 17enne, ha confessato pochi giorni fa l’ennesima violenza psicologica subita durante il suo passato da atleta, l’uomo ha deciso di parlare e di mettere a disposizione della stampa una registrazione che riguarderebbe proprio Rossetti. Il procuratore che sta indagando sulle vessazioni denunciate da Corradini e Basta, e che dopo essere stato a Desio ha dichiarato di non aver trovato nessuna ipotesi di illecito, nel 2018 non ritenne grave che un’allenatrice avesse colpito con una clavetta un’allieva, procurandole alcuni lividi. Nella registrazione vocale riportata da Repubblica poi Rossetti esprime la stessa opinione sulle umiliazioni e sulle minacce che secondo le testimonianze la tecnica avrebbe inflitto al resto della squadra agonistica di ritmica. Motivo per il quale decise di placare gli animi con 3 mesi di sospensione alla tecnica e nulla più. «Avrei potuto archiviare il caso», dice Rossetti parlando durante la prima audizione con l’istruttrice accusata, rimanendo tutt’altro che imparziale, «perché ho capito che razza di persona è Marchetti», e cioè il padre della ginnasta.


«Marchetti sta rompendo molto le scatole»

Una volta conclusa l’audizione, la tecnica registra una nota vocale di quasi 3 minuti e la invia in un gruppo Whatsapp per raccontare l’esito del colloquio: «Oggi il procuratore federale si è esposto con me e il mio avvocato dicendo che avrebbe potuto archiviare, perché ha capito che razza di persona è Marchetti, ma dato che il padre della ragazzina sta rompendo molto le scatole non se l’è sentita di archiviare perché avrebbero potuto riaprire il caso in futuro. E niente, andrò in un tribunale tra un mese». L’allenatrice continua chiedendo aiuto alle famiglie della chat: «A meno che qualcuno non decida tra virgolette di venirmi incontro, testimoniando in mio favore. Purtroppo non può farlo nessuno di voi se non persone presenti in quel momento o che magari hanno avuto a che fare con le ragazzine. Questa è una cosa da verificare se è fattibile, altrimenti sarò io contro di loro in tribunale e un giudice deciderà».


«Le famiglie temevano ripercussioni»

E a proposito delle testimonianze delle famiglie, il papà di Giada racconta un altro punto non chiaro presente nel fascicolo e che riguarda la madre di una delle cinque bambine allenate a quel tempo dalla tecnica. «A me aveva confermato che anche sua figlia le aveva riferito di queste violenze fisiche. Io avevo registrato la conversazione e l’ho mandata in procura. Ma dal suo interrogatorio con gli inquirenti la versione che ne è uscita era del tutto contraddittoria da quella che mi aveva fornito. Ha cambiato idea», spiega Marchetti. E continua: «Ma è stato lo stesso ammessa come testimone, nonostante per la sua contraddizione non potesse essere un testimone molto indicativo. A quel tempo alcune famiglie, consapevoli dei comportamenti dell’allenatrice, non andarono contro di lei per paura di possibili conseguenze sulle figlie, anche sui rispettivi nullaosta. Una mamma recentemente mi ha anche chiesto scusa».

«Rossetti indagò su di me per screditarmi come padre»

Sergio Marchetti torna nuovamente sul procuratore parlando anche di indagini svolte per screditare la sua credibilità di padre e di cui è certo dopo aver ricevuto i fascicoli. «Rossetti, che doveva verificare i comportamenti dell’allenatrice, si è messo a indagare sulla mia persona, suggerendo alla tecnica di raccogliere testimonianze sul mio carattere e i miei atteggiamenti. Ha ascoltato tutte le allenatrici di Giada da quando aveva 4 anni facendo domande solo per screditare la mia immagine di padre. È assurdo, non erano inerenti. Potevo anche essere il padre più cattivo del mondo, ma bisognava fare luce sugli abusi fisici denunciati. In più dovrebbe essere neutrale, non può sbilanciarsi così con l’indagata».

L’audio portato in procura e le due denunce al Coni

L’audio della tecnica arriva sul telefono di Marchetti che lo consegna il 2 ottobre 2018 in procura. L’allenatrice alla fine viene squalificata per 3 mesi, durante i quali però continua a svolgere incarichi federali, anche ai mondiali di Pesaro. «Abbiamo ingaggiato un investigatore privato, le prove ci sono», sottolinea Marchetti. Non solo. Ci sono anche delle testimonianze, come quella di una mamma-allenatrice che si rivolge al procuratore Rossetti dicendogli di voler confermare quanto accaduto. «Nessuno però ha voluto sentire la sua versione: c’è una mail tra lei e il procuratore Rossetti che lo conferma», spiega Marchetti. Il padre della giovane ginnasta ha sporto una doppia denuncia alla procura generale del Coni: una per l’audio dell’allenatrice e l’altra per la sospensione da lei violata a Pesaro e perché in generale ha continuare a esercitare il suo ruolo con la Federazione. Per la registrazione vocale la tecnica è stata solo ammonita «per aver offeso il decoro della Federazione», per l’altra denuncia invece la palla viene ripassata alla procura federale che archivierà la storia. «Questi fatti sono gravi e mi fanno temere sull’andamento delle indagini sulle denunce di Nina Corradini e Anna Basta», riflette Marchetti. «Non mi stupisce che abbia dichiarato, qualche giorno fa, di non aver ancora trovato alcun elemento di contestazione. Con mia figlia ha voluto archiviare tutto velocemente».

Leggi anche: