Suicidio assistito, Marco Cappato si autodenuncia per la morte di Massimiliano

Il 44enne toscano, da 6 anni malato di sclerosi multipla, è stato accompagnato in una clinica privata svizzera da un’attivista dell’associazione Eutanasia legale e dalla giornalista Chiara Lalli, che stamattina si sono presentate in caserma a Firenze

Dopo aver accompagnato in Svizzera Massimiliano, il 44enne affetto da sclerosi multipla che ieri è ricorso al suicidio assistito in una clinica privata, l’attivista di Eutanasia legale Felicetta Maltese e la giornalista Chiara Lalli si sono presentate alla caserma dei carabinieri di piazza della Stazione a Firenze per autodenunciarsi per il reato di aiuto al suicidio. Insieme a loro, anche Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni – a cui si era rivolto l’uomo che da 6 anni conviveva con la sclerosi multipla e che in un messaggio aveva chiesto di «essere aiutato a morire a casa mia» – e l’avvocata e segretaria dell’associazione Filomena Gallo. Massimiliano da un paio di anni soffriva terribilmente a causa della sua malattia. «Ho iniziato a documentarmi su internet su metodi di suicidio indolore», diceva nel suo appello per poter ricorrere all’eutanasia in Italia, a cui non aveva diritto perché non sottoposto a sistemi di sostegno vitale, «perché non posso farlo qui, a casa mia o in ospedale, con i parenti, gli amici vicino? No, devo andarmene in Svizzera». All’uscita dalla caserma, Cappato ha espresso la sua volontà di continuare questa battaglia: «Mi sono unito all’autodenuncia – ha spiegato Cappato – in quanto responsabile legale dell’associazione Soccorso Civile, che ha finanziato e organizzato questo viaggio. Noi non ci fermiamo, siano le aule parlamentari o dei tribunali a decidere, sia lo Stato ad assumersi la responsabilità di una decisione. Ci sono già altre due persone che abbiamo preso l’impegno di aiutare e lo faremo».


I precedenti

Non è la prima volta che Cappato si autodenuncia per questo tipo di reato. Di recente, era già successo ad agosto per Elena e due mesi più tardi per Romano. Ad aprile dello scorso anno l’esponente dei radicali e Mina Welby erano stati assolti in secondo grado dall’accusa di istigazione e di aiuto al suicidio – rispettivamente, «perché il fatto non sussiste» e perché «il fatto non costituisce reato» – per il caso di Davide Trentini, il 53enne malato di sclerosi multipla e deceduto in una clinica svizzera lo scorso 13 aprile 2017.


Foto di copertina: ANSA/Mourad Balti Touati | Marco Cappato fuori dalla caserma dei carabinieri di via delle Fosse ardeatine a Milano, 3 agosto 2022

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