«Molto più severa quanto? Roba da fustigazioni e manciate di sale sulle ferite? Gogna? Vergine di ferro? Giusto per capire i tuoi gusti #Auschwitz #cheschifo». Sarebbe questo, secondo quanto riporta Repubblica, uno dei tweet di chef Rubio, nome d’arte di Gabriele Rubini, finiti nel mirino della procura di Milano, in merito all’inchiesta sui messaggi di odio online contro Liliana Segre. La frase incriminata è una replica di Rubio alla senatrice quando lo scorso 6 novembre Liliana Segre aveva auspicato più severità da parte dello Stato nei confronti dei medici No Vax. Oggi è stato aperto un fascicolo per minacce e diffamazione aggravata dall’istigazione all’odio razziale dopo la denuncia presentata lo scorso 7 dicembre dalla senatrice a vita contro 24 persone, tra cui appunto Chef Rubio. Quest’ultimo, inoltre, è stato più volte al centro di polemiche che gli attribuivano insulti antisemiti contro Israele a sostegno delle sue posizioni filo-palestinesi. Ma Rubini denuncia di non aver mai minacciato ma solo invitato a «condannare i crimini di Israele».
November 6, 2022
Il console onorario di Israele: «Impari dalla storia». E lo chef replica
Molta la solidarietà arrivata dal fronte politico a Liliana Segre. Dopo quella del leader di Italia Viva, Matteo Renzi e di Mara Carfagna, deputata e presidente di Azione, arriva anche quella del console onorario di Israele per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia, Marco Carrai. «Lo Chef Rubio dovrebbe almeno conoscere la storia prima di accostare il sionismo al regime fascista», ha detto esprimendo «solidarietà alla senatrice a vita Liliana Segre per gli attacchi subito da Gabriele Rubini, personaggio televisivo che nel suo profilo Twitter scrive: “sionismo = mafia, genocidio, pulizia etnica, occupazione, colonialismo, apartheid, razzismo, fascismo, suprematismo”». E il console ha aggiunto: «(Rubio, ndr) Dimentica che a differenza dei suoi tatuaggi, quello portato sul braccio dalla senatrice Segre è un numero perché a coloro che andavano nei campi di sterminio come massimo livello di odio levavano anche il nome, non lo cambiavano in un nome d’arte come quello di Gabriele Rubini in chef Rubio». Secca la replica dello chef: «Non rappresenta nessuna autorità».
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