Decreto rave alla Camera, il governo mette la fiducia. Al Senato, le opposizioni occupano la commissione Bilancio: protesta per i tempi stretti

Il governo puntava all’approvazione della manovra entro domani. Il centrosinistra però esulta: «Si vota giovedì 29»

Una doppia partita che si gioca, contemporaneamente, sulle tempistiche. Tanto a Montecitorio quanto a Palazzo Madama, la maggioranza deve accelerare per convertire in legge il cosiddetto decreto rave e la Manovra: pena la decadenza della prima norma – stanno per esaurirsi i 60 giorni dall’approvazione del decreto in Consiglio dei ministri -, e l’esercizio provvisorio. Le opposizioni, al Senato, denunciano una tale compressione dei tempi da impedire l’esame della relazione tecnica sulla legge di Bilancio: il testo è arrivato dopo le 17, rispetto alle 12.30 previste. L’accusa è che il calendario dei lavori così serrato serva soltanto per permettere a Giorgia Meloni di presentarsi alla conferenza stampa del 29 dicembre con la Manovra già approvata. «Non si cambia questa legge di bilancio, è chiaro che non ci sono gli elementi e non c’è il tempo per poterla cambiare – afferma la capogruppo del Partito democratico, Simona Malpezzi -. Ma bisogna poter fare una discussione e far sì che la commissione possa fare il proprio lavoro». L’omologa grillina, Barbara Floridia, aggiunge: «È un atteggiamento scorretto, non c’è nessun ostruzionismo, nessuno vuole rischiare l’esercizio provvisorio. Non si possono, però, calcolare i tempi a ritroso partendo dalla conferenza stampa della Meloni. È stata amputata la possibilità di far sentire le nostre ragioni».


La capogruppo del Terzo polo, Raffaella Paita, dichiara: «Per ragioni misteriose, e non voglio dire per andare in vacanza prima, la nostra proposta non è stata accolta». E annuncia: «Grazie alla nostra tenacia e insistenza la manovra arriverà in Aula il 29: una magra consolazione forse ma per lo meno avremo un po’ di tempo per esaminarla». Per protesta, una ventina di senatori di Pd, M5s, Terzo polo e Avs hanno occupato i banchi della presidenza della commissione Bilancio, impedendo la ripresa dei lavori prevista alle 17.30. Intanto, alla Camera, il governo decide di apporre la fiducia sul decreto rave. Sospesa la discussione generale – erano iscritti a parlare circa 100 deputati – e negato il voto segreto sulle pregiudiziali – poi respinte dal voto dell’Aula -, i partiti di opposizione annunciano che proseguiranno con l’ostruzionismo. Domani, 28 dicembre, avrà inizio alle 15.45 la seduta della Camera con le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Alle 17.25 avrà inizio il voto. Tuttavia, gli interventi dei parlamentari sugli ordini del giorno e le rispettive votazioni – che a Montecitorio non decadono con l’apposizione della fiducia -, potrebbero scombussolare le tempistiche volute dall’esecutivo. Anche per questo motivo, alle 14.30, si terrà una nuova conferenza dei capigruppo: in mancanza di accordi, la maggioranza potrebbe chiedere una seduta fiume pur di arrivare alla chiusura delle votazioni sul decreto, che scade il 30 dicembre.


Il rientro in Aula dei parlamentari dopo Natale e il tentativo di ostruzionismo

Il primo decreto del governo Meloni se la vede con il primo tentativo di ostruzionismo della XIX legislatura. Maggioranza e opposizioni hanno iniziato a darsi battaglia sulla questione rave, alla Camera dei deputati, il 27 dicembre. Entro il 30, il provvedimento deve essere convertito in legge, pena la scadenza. E mentre ci si avvicina ai 60 giorni dall’approvazione del Consiglio dei ministri, il centrosinistra alza le barricate a Montecitorio verso una norma definita deleteria per le libertà individuali. Gli anni di reclusione previsti per il reato, che rendono ammissibile l’utilizzo delle intercettazioni, la nebulosità delle condizioni che determinano la fattispecie: questi gli elementi di «pericolosità» ravvisati dal centrosinistra. Per la discussione in Aula, a Montecitorio, si sono iscritti a parlare 98 deputati delle opposizioni. Ognuno di loro avrebbe avuto a disposizione 30 minuti. Tradotto in termini di tempi parlamentari, se la maggioranza non avesse proveduto alle contromosse, il testo non sarebbe arrivato al voto dei deputati prima della scadenza. A metà giornata, però, i deputati del centrodestra hanno approvato il taglio della discussione generale. L’opposizione, contraria, ha annunciato che si avvarrà di tutti gli strumenti regolamentari per discutere il testo. Con la tagliola degli interventi, adesso, la possibilità di intervenire è lasciata soltanto a un esponente per gruppo parlamentare, per una durata di 30 minuti ciascuno. Dopodiché, a pomeriggio inoltrato, si passerà alle pregiudiziali dell’opposizione.

I tempi per la Manovra

Tutto ciò mentre a Palazzo Madama il governo lavora affinché la legge di Bilancio sia approvata entro fine anno, per scongiurare l’esercizio provvisorio: nelle intenzioni di Giorgia Meloni, i senatori dovranno accordare la fiducia alla Manovra giovedì mattina, 29 dicembre, al massimo. Al termine della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, il ministro dei Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, aveva comunicato che si era deciso «di calendarizzare nella giornata di domani – 28 dicembre – l’approvazione in via definitiva del bilancio dello Stato, quindi verosimilmente intorno alle 19 o alle 20 ci sarà il voto finale». Oggi pomeriggio, la commissione Bilancio del Senato riceverà la relazione tecnica. Prima di sospendere nuovamente la seduta, il presidente del Senato ha chiarito che «la conferenza dei capigruppo ha deliberato di all’unanimità di procedere domani con la discussione generale e di aprire dopodomani alle 9 la seduta con le dichiarazioni di voto, la successiva votazione per appello nominale e poi la votazione finale».

Decreto Rave, le critiche dell’opposizione e le difficoltà di Forza Italia

Tornando alla conversione del cosiddetto decreto anti rave, non vanno dimenticati gli altri due punti toccati dal testo che suscitano, rispettivamente, le critiche dell’opposizione e la “freddezza” di Forza Italia: la riforma dell’ergastolo ostativo e l’allentamento delle restrizioni per i sanitari no vax. L’ex magistrato antimafia, ora deputato M5s, Federico Cafiero De Raho, ha detto che la nuova norma «rende più conveniente al mafioso aspettare la liberazione con queste nuove regole, invece che accedere agli strumenti dei collaboratori di giustizia. Per questo, come anche indicato dalla Corte costituzionale, chiedevamo di correggere il testo». Sulla questione dei medici no vax, persistono gli attriti tra Forza Italia e il resto della maggioranza. Già al Senato, la capogruppo Licia Ronzulli aveva dichiarato pubblicamente che non avrebbe votato la fiducia al suo governo. Oggi, il suo omologo alla Camera, Alessandro Cattaneo, ha rincarato: «Grandi perplessità. Senza alcun imbarazzo, siamo assolutamente convinti che sul tema dei vaccini non possano e non debbano esserci ambiguità o esitazioni». Per quanto riguarda la parte relativa al contrasto ai rave, il deputato del Terzo polo Enrico Costa ha rimarcato: «Con questo reato non si condannerà nessuno, perchè sarà necessario fare lo slalom tra i concetti di pericolo e con le condizioni di reato proprio. Tuttavia non è una norma che non serve a niente: con la pena di 6 anni si potrà disporre la misura cautelare e procedere con le intercettazioni. Diventerà un reato che serve a svolgere indagini preliminari».

Fratoianni: «Lavoriamo unitamente perché questo decreto non venga convertito»

Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, a inizio mattinata si era appellato alle opposizioni per agire insieme e bloccare la norma: «Lavoriamo unitamente perché questo decreto non venga convertito. È uno scempio sotto ogni punto di vista, culturale, giuridico, politico. Oggi i giornali riportano la notizia che in Ucraina tornano i rave come forma di resistenza, perfino alla guerra. La verità è che siamo di fronte a un dispositivo punitivo tipico della destra più retriva e ad un decreto peraltro largamente disomogeneo pieno di cose diverse, l’ennesimo strumento inutile. Dunque è utile, invece, che le opposizioni congiuntamente utilizzino gli strumenti parlamentari disponibili per tentare d’impedire che questo decreto passi». Bisognerà vedere se dopo il taglio della discussione generale la battaglia andrà comunque avanti.

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