Il ministro Sangiuliano e Dante “di destra”: «La mia era una provocazione»

L’esponente del governo Meloni: felice se qualcuno ha dovuto riaprire la Divina Commedia per rispondermi

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano scrive oggi una lettera al Corriere della Sera per spiegare la sua frase su Dante fondatore del pensiero di destra in Italia. Sangiuliano afferma che la frase è una provocazione che ha un fondamento ben preciso: «Si rintraccia nel monumentale volume “Croce e Gentile” edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana. Nel capitolo “Il Dante di Croce e Gentile” si legge il richiamo del professor Enrico Ghidetti al Dante “epicentro ideologico della trattazione del principio di nazionalità”». Sangiuliano cita poi Augusto Del Noce e il suo saggio su Gentile, nel quale si parla dell’autore della Divina Commedia come simbolo dell’unità spirituale della Nazione. E Marcello Veneziani, che parlava di Alighieri come della «fonte principale e più alta della nostra identità».


Alighieri, il conservatore

Poi l’esponente del governo Meloni ammette: «È vero: “destra” e “sinistra” non sono categorie dell’età di Dante. Sono apparse secoli dopo. Ma non di certo nel Novecento, come hanno affermato in queste ore alcuni esponenti della sinistra. Si sono formate ben prima e attorno alla Rivoluzione francese. Per questo, forse, se lo si preferisce, si può definire Dante un “conservatore”». Mentre Giuseppe Prezzolini gli dedicò il Manifesto dei conservatori. Dopodiché, conclude Sangiuliano, «l’analisi di un pensiero così denso e profondo come quello del Sommo Poeta, a cui i dantisti hanno dedicato anni di studi, non può esaurirsi nello spazio di uno scritto e tantomeno di una battuta. E nessuno pensa, sottoscritto compreso, che la sua opera e le sue idee possano essere trasposte, sic et simpliciter, al mondo contemporaneo. Ma se la provocazione che ho fatto è servita a far riprendere a qualcuno in mano i libri di Dante Alighieri, posto che lo abbiano mai fatto, è già un buon risultato».


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