Ucraina, così la Bulgaria inviava segretamente munizioni e carburante a Kiev

Sofia avrebbe utilizzato società intermediarie in Bulgaria e all’estero per aprire rotte di rifornimento via aria e terra attraverso Romania, Ungheria, e Polonia in un momento critico per le forze ucraine

La Bulgaria, uno dei Paesi dell’ex blocco sovietico, ha inviato segretamente munizioni e carburante alle truppe di Kiev all’inizio dell’invasione russa in Ucraina. A rivelarlo è un’inchiesta del quotidiano tedesco Die Welt, che sottolinea come il rifornimento sia avvenuto nonostante la presenza di una forte ala filo-russa nel governo di Sofia – caduto a giugno – che ha sempre boicottato l’invio di armi a Kiev. Grazie a interviste esclusive con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, l’ex primo ministro bulgaro Kiril Petkov e il suo ministro delle finanze, Assen Vassilev, Welt è riuscita a dimostrare come Sofia abbia utilizzato società intermediarie in Bulgaria e all’estero per aprire rotte di rifornimento via aria e terra attraverso Romania, Ungheria, e Polonia in un momento critico per le forze ucraine durante i combattimenti al fronte. Nonostante molti dettagli non siano stati comunicati, il quotidiano tedesco spiega che a pagare per questi aiuti non sarebbero stati i Paesi intermediari ma Regno Unito e Stati Uniti. Versione confermata anche dal governo di Kiev tramite il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, secondo il quale l’Ucraina rischiava di rimanere senza munizioni. «Sapevamo che i magazzini bulgari avevano grandi quantità delle munizioni necessarie, quindi il presidente Zelensky il 19 aprile scorso mi mandò a Sofia per ottenere il materiale necessario», ha detto Kuleba. Era una questione di «vita o di morte», ha continuato il ministro, «perché altrimenti i russi avrebbero occupato più villaggi e città, ucciso, torturato e stuprato più ucraini». Il piano di aiuti si interruppe a giugno, quando il governo di Petkov fu sfiduciato dalla maggioranza che lo sosteneva. E il nuovo governo ad interim guidato da Donev e insediatosi ad agosto fece capire fin da subito di voler “riallacciare” i rapporti con Mosca.


Le divisioni nel governo di Sofia

Nonostante sia membro di Ue e Nato, la Bulgaria si è dovuta sempre – per certi versi – bilanciare tra Oriente e Occidente. Mentre l’invasione russa dello scorso 24 febbraio ha unito l’Europa nel condannare la guerra, a Sofia – al contrario – il conflitto ha esacerbato vecchie divisioni all’interno delle “stanze del potere” e della società bulgara. Lo stesso Petkov, che era il primo ministro allo scoppio della guerra, ha dovuto affrontare non poche opposizioni dai politici pro-Cremlino, comprese quelle dei suoi partner di coalizione: il partito socialista, diretto discendente dell’ex Partito Comunista di epoca sovietica. Durante il suo mandato ha persino licenziato il ministro della Difesa per essersi schierato apertamente con Vladimir Putin e la sua “operazione speciale”. Ma ora che la guerra è arrivata (quasi) al suo primo anno, Petkov e Vassilev, entrambi all’opposizione e alla ricerca di una via per tornare al potere nelle prossime elezioni nel 2023, hanno rotto il silenzio sulla reale portata del ruolo della Bulgaria nel conflitto in Ucraina. «Stimiamo che circa un terzo delle munizioni necessarie all’esercito ucraino nella prima fase della guerra provenissero dalla Bulgaria», ha detto Petkov a Welt.


Non solo armi e munizioni

Non solo armi, anche carburante: quello inviato da Sofia a Kiev. «La Bulgaria è diventata uno dei maggiori esportatori di gasolio in Ucraina e ha coperto il 40% del fabbisogno dell’Ucraina», ha detto al quotidiano tedesco l’ex ministro delle Finanze, Vassilev. Il carburante arrivato nel Paese invaso sarebbe stato lavorato in una raffineria del Mar Nero che all’epoca apparteneva alla società russa Lukoil. Vassilev ha affermato di aver incoraggiato la compagnia ad esportare petrolio in eccedenza in Ucraina. «La reazione è stata positiva e anche tra i dipendenti che hanno condannato la guerra di Putin», ha detto l’ex ministro a Welt. «La Bulgaria – spiega – ha bisogno di circa la metà del combustibile prodotto dalla raffineria il resto – spiega – è stato spedito in Ucraina. Ancora una volta, le forniture di aziende locali sono state gestite tramite società intermediarie estere con camion e autocisterne che andavano regolarmente in Ucraina attraverso la Romania, e in alcuni casi il carburante veniva anche caricato sui treni merci». Dichiarazione confermata anche da Kiev che ha ribadito come le aziende ucraine abbiano ricevuto carburante bulgaro nei primi mesi dell’invasione russa.

Le reazioni di Mosca

Secondo l’ex primo ministro bulgaro, Mosca sarebbe venuta a conoscenza degli aiuti inviati segretamente dalla Bulgaria in Ucraina. In risposta, spiega Kiril Petkov, avrebbe compiuto ritorsioni tra cui l’interruzione di forniture di gas naturale al Paese e il lancio di attacchi informatici contro gli uffici postali e le società bulgare. Ma non solo. Sempre secondo il racconto di Petkov, Mosca avrebbe anche cercato di corrompere i deputati del partito ultra conservatore bulgaro per portare avanti le istanze pro-Russia. Tra marzo e giugno, la Bulgaria ha espulso circa 70 dipendenti dall’ambasciata russa a Sofia per spionaggio.

Foto copertina: ANSA/SERGEY DOLZHENKO |  L’ex primo ministro della Bulgaria Kiril Petkov e il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky

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