Il terzo covo di Matteo Messina Denaro: il numero del massone, le cene da 700 euro e il giallo della chemioterapia rifiutata

Anche l’ultima casa occupata dal Padrino è stata trovata pulita. Il contatto di un ex maestro venerabile nelle tasche dell’autista, la contabilità della latitanza e il no ai farmaci: «Voglio il mio medico»

Il presunto terzo covo di Matteo Messina Denaro si trova in via San Giovanni 160 a Campobello di Mazara. Dopo vicolo San Vito e via Maggiore Toselli, ora è la volta di una casa occupata almeno fino a giugno. E attualmente completamente vuota e in vendita. Il proprietario è un incensurato che attualmente vive in Svizzera. Gli investigatori ci sono arrivati grazie a una ditta di traslochi. Messina Denaro infatti ha voluto portarsi dietro i suoi mobili quando si è spostato da via San Giovanni a vicolo San Vito. Intanto si indaga anche nella casa della madre di Andrea Bonafede. E nel secondo covo sono stati trovati documenti considerati di interesse per le indagini. Appunti, sigle da decifrare e numeri di telefono. La scrittura sarebbe quella del boss. Perché corrisponde a quella delle lettere che si era scambiato con l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino. Ma la scoperta più interessante riguarda un numero di telefono.


L’ex Maestro Venerabile

Il Fatto Quotidiano scrive oggi che il numero di cellulare dell’ex maestro venerabile della loggia Ferrer di Castelvetrano è stato ritrovato nel portafogli di Giuseppe Luppino. Dopo l’arresto il broker di olive è stato perquisito: nelle sue tasche un coltello a serramanico e molti bigliettini. Tra questi anche quello di un urologo molto noto a Castelvetrano. Che però ha risposto al quotidiano che «se c’era, era per motivi urologici. Perché io lavoro da 42 anni. Il mio numero, tra l’altro, è su Internet per pubblicità». Il medico ha detto di non essere più il responsabile della loggia. L’ex pm Teresa Principato ha detto che la latitanza di Messina Denaro è stata protetta dai massoni. La procura di Maurizio de Lucia dovrà ora esaminare tutto il materiale recuperato dopo l’arresto. Ovvero l’agenda che era nel borsello del capomafia al momento del blitz. Che conterrebbe anche riflessioni e pezzi di lettere. E poi due cellulari, post-it, appunti e documenti con sigle e numeri di telefono. Nomi e cifre che sembrano promemoria su investimenti e spese trovati nell’appartamento di via Cb 31 e che sono ora all’analisi del Ris.


La contabilità

Ma la parte che potrebbe essere investigativamente più interessante è la contabilità. Il Messaggero racconta oggi che l’agendina di colore bordeaux con gli appunti dell’ultimo dei Corleonesi, oltre a riflessioni sulla vita e sulla morte, riportava cifre con molti zeri. Uscite fino a 10 mila euro al mese e scontrini per cene da 700. La scoperta degli scontrini ha già suscitato qualche interrogativo. Perché pare curioso che un boss latitante da quasi trenta anni decida di portare con sé tante tracce dei suoi spostamenti (e degli eventuali fiancheggiatori). Nell’agendina c’è anche traccia di investimenti a partire dall’anno 2016. In alcune pagine ci sono indizi sulla rete di amicizie. I primi nomi sono collegati alla politica locale. E poi ci sono i post-it. Un elenco di località, quasi tutte lontane dalla Sicilia. Secondo i carabinieri potrebbe essere utile per ricostruire gli spostamenti di ‘U Siccu in questi ultimi anni. E fare luce su alcuni misteri.

Il poster del Padrino

Al momento non ci sarebbe invece traccia di un libro mastro. Tra gli oggetti è stato anche trovato, in quello che era l’appartamento del boss, un poster con il volto de Il padrino. Quello interpretato nell’omonimo film in cui il protagonista, Marlon Brando, recita il personaggio di don Vito Corleone. Sull’eventualità che qualcuno possa essere entrato nei covi di Messina Denaro per ripulirli subito dopo il suo arresto e prima dell’arrivo degli investigatori, il comandante del Ros Pasquale Angelosanto ha spiegato a Porta a Porta: «Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. È un’ ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla». A dare la chiave del bunker definito come un ripostiglio – a quanto pare pieno di scatoloni, alcuni gioielli, pietre preziose e argenteria – è stato il proprietario della casa nella quale il rifugio era stato ricavato. Si chiama Errico Risalvato, è fratello di un fedelissimo del boss condannato per mafia e a lungo indagato.

La chemioterapia

Invece La Stampa racconta i dettagli di quello che è accaduto ieri tra L’Aquila e Caltanissetta. Il boss aveva l’opportunità di collegarsi dal carcere di Preturo in aula nell’udienza d’appello di un processo in cui è stato già condannato in primo grado come responsabile delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Alla fine la sedia del Padrino è rimasta vuota. Messina Denaro ha nominato come suo difensore la nipote Lorenza Guttadauro. Ma alla fine l’udienza è stata rinviata. Con la motivazione che il boss avrebbe dovuto sottoporsi alla prima seduta di chemioterapia a Le Costarelle. Ma alla fine la somministrazione di farmaci chemioterapici l’ha saltata. Le cure erano state organizzate davanti alla sua cella. All’ultimo momento Messina Denaro ha fatto saltare tutto. Perché pare che non fosse convinto della quantità di dosi da ricevere. «Preferirei che mi visitasse il mio medico che mi curava a Palermo», avrebbe detto riferendosi al professionista de La Maddalena. La seduta è stata sospesa. I magistrati decideranno se autorizzare la trasferta del dottore siciliano.

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